Leggendo le ultime pagine, mi sento più vicino alla posizione di Ranxerox che a quella di Cosmo. Quantomeno mi sembra ingiusto non riconoscere le cose buone fatte dalla Lazio negli ultimi anni.
In me convivono due modi di essere laziale, non so se per voi sia la stessa cosa. A volte prende il sopravvento il laziale ottimista, non so, è una sorta di riflesso che mi viene quando la Lazio mi promette un futuro di bellezza. L'anno scorso eravamo bellissimi. La Lazio era accecante, sconfinata, destinata ad avvolgere di buoni sentimenti anche i malati cronici, e io inevitabilmente mi ero ri-innamorato di lei.
Quella Lazio si è persa. Per ragioni che a uno come me, che se n'era innamorato perdutamente, continuano a sembrare ridicole: il mercato, la fascia di capitano, la preparazione, il cugino del nonno di Biglia che un giorno, stava in macchina, non ha dato la precedenza a un amico della moglie di Candreva, il quale per tutta risposta ha abbassato il finestrino per dirgli "ohibò!", e da quel momento in poi la Lazio non è più stata una squadra di pallone (qui mi sono fatto aiutare dall'altro laziale che è in me, quello polemico e sarcastico).
Come abbiamo fatto a smettere di essere belli? Ma come, sei innamorato e stai a pensare al mercato? Tu, io, noi, i giocatori. Il mercato non dovrebbe esistere. Nel senso che niente può essere fonte di preoccupazione quando le gambe ti si muovono da sole meravigliosamente, i capelli ti ricrescono, la sera non li avevi e la mattina dopo puoi fare il ciuffo, e per la prima volta da quando te lo diceva mamma per davvero ti senti bello, le persone che incontri per strada ti sorridono, tutti, pure i cani, i barboni sollevano la mano per salutarti, ti offrono un bicchiere di carta per brindare assieme, tanto che a volte ti verrebbe pure da dire "no, vabbè, adesso state esagerando, non me lo merito", e non lo dici perché in fondo essere in sintonia con te stesso e con l'ambiente ti fa piacere.
Poi però forse ti stufi: è così che è andata? Le storie con il lieto fine non ti piacciono, tu sei uno tormentato, troppa beatitudine ti stomaca, non a caso ti sei scelto la Lazio. E allora vedrai che la Lazio prima o poi si ritroverà in mezzo ai guai, e se non si intravedono ragioni sufficienti perché accada ci faremo bastare quelle che abbiamo, oppure ne inventeremo di nuove, vedrai, o addirittura cominceremo a comportarci come se, da un momento all'altro, la Lazio fosse diventata la squadra peggiore dell'universo.
Adesso sto esagerando. Volevo dire che la Lazio dello scorso anno si è guadagnata un credito nei miei confronti. Fino a qualche mese fa pensavo che potessimo fare una grande stagione. Poi è diventata un'illusione, almeno fino alla partita con l'Atalanta.
Non mi costa niente dire: sì, sono stato un illuso. Anzi, sono contento di essermi illuso, vuol dire che sono riuscito a rivivere la passione per questo gioco, senza stare appresso agli aspetti più prosaici e razionali.
Riguardo a Lotito, io penso che sia perfetto.
Lotito è una persona con cui sento di avere molto poco in comune. Lo trovo ignorante, maleducato, arrogante. Mi sento molto lontano dalla sua retorica padronale; Manzoni non è tra i miei autori di riferimento (semmai Piero), la parlata alla Alberto Sordi me la posso concedere durante una serata informale sbevazzando tra amici.
Ciononostante lo considero una persona intelligente e capace. Mi vergogno di lui ma penso che il suo modo di fare sia efficace. Non voglio convincere nessuno, dico solo la mia.
Lotito è perfetto perché parliamo di lui anche quando non c'entra niente, anche quando non parla da mesi. È il catalizzatore finale di molte delle nostre frustrazioni da tifosi. Questo è il topic riservato a Tare e io scrivo di Lotito.
Lotito è perfetto perché è l'uomo spregevole al quale possiamo attribuire la colpa. Deve avere una pazienza infinita, mi dico. E forse ce l'ha, altrimenti se ne sarebbe andato da un pezzo.
In fondo penso che Lotito sia il presidente perfetto specialmente per chi non ne condivide le scelte.
Lo scontro gli piace, lo trova funzionale. Lo scontro rafforza la sua posizione dominante, di soggetto che determina. E noi che ce la prendiamo con lui perché la Lazio non è forte come vorremmo, gli riconosciamo un potere enorme.
E poi volevo dire tante altre cose, ne scelgo una ed è un pensiero per Cartesio (non il matematico): mi piace molto la sua pacatezza, il libro che ha citato lo consiglio anch'io.