Non credo, dai.....
È proprio il nostro modello, autarchico ante litteram. Nessun legame, indipendenza assoluta. Il prezzo di questa folle libertà è la solitudine. Marquez ci fa una bella sega, e già.
Quello che dici è senza dubbio vero, Il nostro Giorgione, e spiega tante cose del "mondo Lazio"; nel bene e nel male.
Allo stesso tempo però - ragiono a spanne, ma non credo di sbagliare sulle proporzioni - gli investimenti (cumulati nel tempo, prendendo come riferimento anchr solo l'era Lotito) fatti da Atalanta e Lazio nel proprio settore giovanile appartengono a due diversi ordini di grandezza. Questo, sia in percentuale al fatturato complessivo, che - soprattutto - alle risorse destinate al monte-ingaggi, e in misura minore al costo dei cartellini.
---
Non so di preciso quanto costi mantenere una struttura (impianti, osservatori, rapporti di collaborazione, affiliazioni con altre società, acquisto calciatori, commissioni, etc, etc) come quella dell'Atalanta. Di sicuro, è tra i vivai migliori d'Italia (se non il migliore) da decenni; e questo lo si capisce non tanto dai titoli vinti, quanto dai giocatori arrivati ad alto livello.
Sarebbe interssante avere un'analisi puntuale, cifre alla mano, di tutto ciò.
Però, che la Lazio spenda mediamente il doppio dell'Atalanta in monte-ingaggi (80M/40; 70/35...), a fronte di fatturati simili (tra 80 e 150M) se non leggermente favorevoli ai bergamaschi oggi, al netto delle plusvalenze varie; tutto questo mi fa pensare che gran parte di quelle risorse che non finiscono nella prima squadra (mediamente 10M? 20M? 30M etc, etc) siano investite strutturalmente nelle giovanili. Questo, ovvio, fa la differenza.
Faccio notare, inoltre, come con Sartori l'Atalanta abbia internazionalizzato il proprio settore giovanile (escono meno italiani) e non sfrutti più i suoi giovani in prima squadra, preferendo piuttosto venderli, in modo da generare plusvalenze clamorose (a fronte di acquisti e ingaggi sempre contenuti).
----
Detto questo, per me Gasperini è il moltiplicatore decisivo delle fortune dell'Atalanta (maggiore successo sportivo; maggiore prestigio; maggiore valore della squadra e delle cessioni, dalle giovanili, ai prestiti, alla prima squadra, etc, etc). Un po' come Gigi Del Neri ai tempi del Chievo di Sartori, che - per quanto bravo sia Sartori - quei picchi poi non li ha mai più raggiunti.
---
Tutto molto bello.
Ma farlo in un posto come Bergamo (con le aspettative e la pressione mediatica di Bergamo) è certamente più facile.
Qui, occorrerebbe una rivoluzione; che per tanti motivi (dal prestigio e blasone della piazza, sino al rischio imprenditoriale e sportivo) oggi credo sia impossibile fare.
Prima di Gasperini E Sartori (come Tare E Inzaghi), comunque, il magnifico settore giovanile bergamasco fruttava tanti complimenti, un po' di Serie B e qualche buon decimo posto.
Con bravura (tradizione e investimenti pluridecennali nelle giovanili) e fortuna (persone giuste al momento giusto; ma sino a qualche anno fa in Champions diretta ci andavano solo due squadre...) ora sono il prototipo della società di successo: ricca e sana.
Noi siamo soprattutto sani; ma non è comunque poco, in attesa dello sceicco :-)
EDIT: Ribadisco, però, che nel medio/lungo periodo il parametro decisivo per "vincere" è il monte-ingaggi: in teoria, i giocatori più forti sono quelli che guadagnano di più, e devi pagarli per tenerli o comprarli (questo al netto del valore della piazza; degli errori di valutazione; dei miracoli sportivi; degli incompetenti, etc, etc.)
Bergamo, infatti, non "deve" vincere. E nessuno glielo chiede. Se manca la Champions per un paio d'anni, ricomincia il solito via-vai...