Da profano - anche se confesso che mi piacerebbe prendere il patentino "Uefa C"; dunque, leggo qua e là e a novembre comprerò il mio primo Football Manager
- trovo lo spunto di HummingBard interessante.
----
Innanzitutto, la parola chiave di qualsiasi squadra:
equilibrio;
sul campo e nello spogliatoio.Questo deve essere di due tipi: "materiale" (caratteristiche tecniche, tattiche e fisiche) e "spirituale" (mentalità collettiva e dei singoli calciatori).
Non esiste un "equilibrio assoluto": ciò che funziona oggi, non è detto che funzioni domani. Perchè il contesto cambia (pressioni, infortuni, cessioni, nuovi acquisti, difficoltà dei singoli, etc); oltre al fatto che ci sono degli avversari, il cui obiettivo è proprio far si che questo equilibrio salti.
----
Detto che si può essere equilibrati accompagnando l'azione offensiva con sette giocatori; oppure difendendo in nove e arrivando a rete con tre passaggi e sganciando appena tre contropiedisti; mi vengono da fare le seguenti considerazioni:
----
1) Al netto della qualità media della retroguardia - che è da migliorare, ma non si è potuto/riusciti a farlo in sede di mercato - è altresì vero che
la cosiddetta "fase difensiva" va al di là dei singoli interpreti.
È qualcosa di corale, "sistemico", e dunque in tale modo deve essere giudicata.A me sembra che - al contrario di altre Lazio d'Inzaghi -
l'ultima versione (19/20, 20/21) possa dare il meglio di sè solo in dominio tecnico, tattico, fisico e mentale del gioco; se questo non avviene, va in difficoltà; proprio perchè, non disponendo di formidabili marcatori come "Nesta-Maldini" dietro e (per ora = Leiva) di un mediano come "Gattuso" in grado di equilibrare una squadra per vocazioni e qualità dei singoli molto offensiva;
la nostra squadra, costretta a subire, non ha i mezzi, per caratteristiche materiali e mentalità, per resistere.Al momento, non disponendo nemmeno di
Radu e Ramos ("terzino csx" e "stopper cdx" della nostra difesa, con Acerbi "libero"), a Genova abbiamo giocato con un "terzino" poco marcatore (
Patric) sul centrodestra, e un giocatore sul csx che, il meglio di sé, probabilmente lo darebbe come "libero" in fase d'impostazione (
Hoedt); non certo come "stopper" o "terzino" di una difesa a tre.
A queste caratteristiche difensive, aggiungiamo i nostri "quinti" (ala tornante destra e terzino fludificante sinistro) molto offensivi, che nel nostro gioco d'attacco risultano essere delle vere e proprie ali;
Lulic, bontà sua, grazie alla sua intelligenza tattica ed esperienza, era un ottimo "equilibratore", un terzino fluidificante perfetto, oltre che leader in campo;
Fares, non è nè l'uno e né l'altro: è un'ala d'attacco, suo ruolo originario, oltre ad avere 10 anni di meno d'esperienza.
Detto questo, arriviamo alle mezzali (il mediano offensivo Milinkovic e il regista Alberto) che affiancano il nostro unico "
mediano difensivo, Leiva".
2) Per quanta riguarda, nello specifico, il rapporto tra centrocampo e difesa, va ricordato che il lavoro delle mezzali (mediano e regista, in questo caso) è fondamentale.
Perchè - se è vero che possono diventare attaccanti aggiunti in transizione offensiva - in fase difensiva le mezzali devono dividersi i compiti di marcatura: o allargandosi sull'esterno, dunque raddoppiando e aiutando i cosidetti quinti contro le ali avversarie; oppure seguendo qualcuno (prestabilito) dell'attacco avversario, sia questo una mezzapunta o un'altra mezzala.Bene: se le caratteristiche della Lazio - soprattutto ora, cui si aggiunge uno stato psicologico non ottimale - sono quelle sopra descritte, è evidente come diventi difficile difendere con due mezzali del genere, in campo (un regista-trequartista e un mediano offensivo sì fisico ma con poco passo, specie nel breve; questo a prescindere dai km complessivi percorsi; parlo dell'intensità del movimento).
---
Ora:
non credo basti inserire Akpa Akpro o Escalante come mezzala per far rinascere la Lazio.
Ma: forse, sì, necessiteremmo di trovare delle
alternative al nostro spartito.
E Inzaghi, se non sbaglio, in estate ne parlò.
Fermo restando i princìpi di gioco della difesa a tre.
(Detto che, poi, i numeri lasciano il tempo che trovano, visto che c'è chi difende a quattro, ma poi costruisce il gioco a tre; oppure difende in cinque, ma costruisce con solo due difensori e un mediano, etc, etc).
----
E allora, come se ne esce?
Purtroppo la risposta non è semplice. E bisogna rimandare al punto iniziale: l'equilibrio; tecnico, tattico, fisico e psicologico (collettivo e individuale).---
Inzaghi a me sembra un allenatore che instaura legami fiduciari fortissimi con i suoi calciatori; e viceversa.
È vero che, sulla carta, non ci sono più titolari e riserve, a causa delle tante partite; ma
la Lazio un suo "11" ce l'ha; ed è noto a tutti, giocatori in primis: Strakosha; Ramos, Acerbi, Radu; Lazzari, Sergej, Leiva, Alberto, Lulic (Fares); Correa; Immobile.----
Per le ragioni appena dette - forte legame emotivo coi calciatori
- a me Inzaghi pare un tecnico molto "conservatore", nel bene e nel male; ha i suoi scudieri, di quelli si fida e poco è disposto a rischiare; specie se si tratta di leader tecnici ed emotivi della squadra (vedi Parolo, fedelissimo, e messo a fare l'ala).
O almeno lo è diventato, rispetto ai suoi esordi (cambi di modulo, d'interpreti, calciatori giovani, etc, etc);
credo che l'alzarsi dell'asticella degli obiettivi e delle pressioni abbia contribuito.----
Dalla metà campo in su (dove si concentrano qualità e personalità) mettere in panchina "definitivamente" (parlo di formazione "titolare", che nonistante il turnover esiste e deve esistere) Leiva, Alberto, Milinkovic o Correa (ma pure Radu e Lulic, quando sarà)
ho la sensazione non sia semplice, per Simone. Specie nelle partite di cartello, che sono un po' il termometro per valutare le gerarchie.
Ne va della fiducia dei singoli giocatori, ritenuti fondamentali per la squadra.L'inserimento dei nuovi, infatti, temo sarà difficoltoso; e mi riferisco soprattutto a Muriqi, Pereira ed Escalante; mentre Akpa, Hoedt, Fares e Reina, per motivi diversi, hanno meno pretese di trovare spazio.
(
Charamente, le pastoie burocratiche del mercato e la breve interruzione tra una stagione e l'altra non hanno aiutato l'allenatore a conoscere bene i nuovi acquisti più importanti; considerato quanto detto, ciò rende il quadro ancora più complicato).
----
Conclusione.
Per me - nel bene o nel male - lo spartito della Lazio non cambierà: come atteggiamento psico-fisico in campo, tattica e "mentalità", che matura lentamente e non è facile cambiare dall'oggi al domani; al netto del turnover, la formazione titolare resterà quella nota, specie nelle partite di cartello.Occorre
ritrovare fiducia e consapevolezza in quello che si è fatto e si sta facendo. Al di là dei limiti tecnici, questa fa tutta la differenza del mondo; siamo stati a lungo una delle migliori difese dello scorso campioanato: come spiegarlo, altrimenti?
La fiducia del singolo e del gruppo è fondamentale e viene trasmessa dall'allenatore (guardate il Napoli da Ancelotti a Gattuso; in particolare, Lozano).
----
Se - anche grazie ad un po' di fortuna = serie vittorie o vittoria di prestigio -
ci ritroveremo, torneremo in carreggiata.
---
Altrimenti,
se qualcosa si rompe definitivamente (ed è una possibilità, come frequente negli sport di squadra:
non solo sul campo, ma soprattutto fuori: uffici e spogliatoio) sappiamo tutti come va a finire.
---
Una squadra che gioca bene al calcio e segna è un'opera d'arte; a suo modo - considerate tutte le variabili del gioco -
un gol è un momento d'estasi, frutto d'organizzazione e magia.Se viene a mancare la prima (equilibrio materiale), e soprattutto la seconda (equilibrio spirituale), si ricomincia da capo, con un nuovo profeta in panchina.Perchè, in teoria,
Inzaghi potrebbe cambiare ciò che vuole, pure ribaltare la squadra.
Nella realtà, invece, le sue scelte sono limitate (alternative disponibili, certo, ma anche
rapporti interpersonali ed equilibrio nello spogliatoio).
----
Resto comunque fiducioso che ne usciremo.