Chi pensa a un marketing per la Lazio comparabile a quello che puo' essere applicato a una qualsiasi altra categoria secondo me é fuori dalla realtà. Senza contare che hanno dei costi importanti. Chi pensa che il marketing per la Lazio sia una delle soluzioni per fare mercato secondo me vive sulla luna.
Su questo, non c'è alcuna ombra di dubbio. E deve essere sottolineato con forza nel caso se ne avessero.
Il discorso di @Leastsquares - per comodità cito lui, perchè un punto di riferimento per le materie economico-sportive dentro e fuori Lazio.net -
credo sia però di carattere generale e vada al di là del singolo settore del marketing. In linea di massima, la Lazio investe relativamente poco nei suoi vari rami aziendali (escluso quello strettamente legato alle vicende di campo della prima squadra, ciò che interessa nel breve periodo ogni tifoso: monte-ingaggi-ammortamenti-commissioni) poggiando la stragrandissima maggioranza dei propri ricavi su due voci: una fortemente legata ai risultati sportivi (ricavi Uefa); una un po' meno, ma sempre legata al campo in base ai piazzamenti (diritti tv domestici e Uefa).
Il resto (settore giovanile, management, infrastrutture, etc) gode d'investimenti relativamente modesti, sia storicamente che nel presente.
Non c'è nulla di male, naturalmente, ed è comprensibile: la base di ricavi di partenza - sulla media di quelli delle altre squadre della Serie A, tolte le prime quattro/cinque - è dignitosa e permette di mantenere competitiva la squadra persino con un ricorso modesto e non sistematico al cosiddetto "player trading".
La Lazio mira a moltiplicare i suoi ricavi essenzialmente sulla base dei suoi risultati sportivi. Purtroppo però, sebbene la Lazio sia una squadra piuttosto stabile e continua, ciò che è mancato è soprattutto
un aggancio relativamente duraturo e relativamente stabile alla CL - specie in un periodo di minore concorrenza: questo è ciò che veramente conta per far lievitare tutti i guadagni, dentro come fuori dal campo.
Poi naturalmente - ciò vale per
Tare che si poggia prevalentemente sugli intermediari come
Sartori che lavorava soprattutto con la sua rete di scouting, dipendenti della società - i soldi vanno spesi bene e le persone giuste devono stare al posto giusto, in campo come dietro la scrivania.
Oggi il modello della Lazio di Lotito può bastare ed avanzare per competere dignitosamente. Se (e quando) la maggiorparte delle squadre di Serie A avrà uno stadio di proprietà - specie le dirette concorrenti: ciò moltiplica il valore economico, commerciale e patrimoniale di un club - vedremo in che situazione sarà la Lazio.
Magari la fine del mutuo con l'Agenzia delle Entrate - liberando risorse - permetterà di pianificare altri tipi di investimenti.
Ma restiamo a questo Francesco Calvo, che per 3 anni ha preso uno stipendio immagino importante nella roma. Con la carica di nientepopodimenoche Chief Revenue Officer dell'asRoma. Uno di quei manager che sogniamo arrivino a Formello.
(...)
Negli articoli viene indicato, come suo grande merito di aver concretizzato l'accordo tra le merde e il nuovo fornitore tecnico, la New Balance. Accordo che, sembra, sia di 3 o 4 milioni di euro l'anno.
I nostri dilettanti allo sbaraglio, nello stesso tempo, firmavano un accordo con la Mizuno di 5 milioni l'anno.
Per celiare.
Naturalmente - se prendiamo come riferimento quanto successo a Trigoria negli ultimi 12 anni - il "Modello Lotito" batte il "Modello USA" 7-1 (quattro coppe, quella del 2013 ne vale due; equilibrio economico; continuità tecnica e aziendale vs una relativa continuità a livello di piazzamenti CL sino a Fonseca, tale da moltiplicare le risorse, dilapidate con scelte sportive e manageriali infelici, vicenda dello stadio compresa).
Per avere un quadro della situazione migliore, però, dovremmo allargare la base delle possibili comparazioni!L'accordo con la New Balance - a quanto pare - prevede una parte fissa inferiore, compensata però da ricche royalties commerciali (molto superiori a Nike).
Sarri e Mourinho non fanno lo stesso mestiere.
(...)
Sarri non é un comunicatore, é un allenatore di calcio che quando rilascia delle interviste ha qualcosa da dire, é una persona che ha probabilmente una cultura che va anche aldilà dello sport. Ma resta un allenatore.
Mourinho, soprattutto oggi, é un comunicatore che fa, incidentalmente, l'allenatore.
Questo è un altro bel tema, su cui si potrebbe discutere.
Sarri e Mourinho sono due modi diversi - assolutamente opposti - di concepire lo sport e il calcio.Qui, un bell'articolo di Mario Sconcerti - lascio da parte i (pre)giudizi da tifoso sul giornalista - che disegna la cornice dentro la quale due figure come Sarri e Mourinho s'inseriscono:
https://www.limesonline.com/cartaceo/larte-di-conquistare-spazio-principio-e-fine-del-gioco-del-calcio
Ho stima di Mourinho - non lo nascondo e per questo mi dispiace sia andato alla M*rda - sia dal punto di vista umano che sportivo.
È un attore, naturalmente, ma non è stupido e per me appare più sgradevole di quanto realmente sia: fuori dal campo, ma pure dentro dal punto di vista tecnico e soprattutto tattico. Ha i suoi principi di gioco e li segue fedelmente.
Per me sta facendo un buon lavoro - ha dato solidità e grande mentalità - dopo aver rischiato di perdere il controllo della situazione tra gennaio e febbraio.
Mourinho è anche un uomo-immagine, chiaro. Un marchio relativamente vincente: l'uomo perfetto per una società che investe pesantemente nel marketing e nella comunicazione e che ha un disperato bisogno di vincere, soprattutto per ristrutturare i conti del club - l'ossessione della M*erda per il marketing è sia una motivata strategia economica che una vera e propria ideologia aziendale, sul modello del "big business"
americaniglobalizzato.
Una cosa però unisce Sarri e Mourinho: il fatto di essere diventati tecnici di altissimo livello (il secondo ha scritto vere e proprie pagine di storia di questo sport) senza aver avuto una paragonabile carriera da calciatore.
Sono due belle storie di grande passione e grandissimo, grandissimo studio.
Magari ne riparleremo, aprendoci un topic ;-)