Io, la Lazio, l'Italia, la stampa

0 Utenti e 1 Visitatore stanno visualizzando questo topic.

Online calimero

*
6018
Re:Io, la Lazio, l'Italia, la stampa
« Risposta #20 il: 15 Feb 2015, 14:55 »
Io ho finito con "Zingari a Formello".
Li ho capito il giochetto.



Zingari a Formello: è lì ho capito che si giocava con carte truccate. La nostra curva è stata squalificata per cori contenenti la parola zingaro, su sollecitive dello stesso giornaletto.

Online lorenz82

*
7190
Re:Io, la Lazio, l'Italia, la stampa
« Risposta #21 il: 15 Feb 2015, 15:31 »
Scusate la lunghezza, io scrivo di rado.

L'ho sempre pensato, e l'ho scritto mille volte, la Lazio nella mia vita è stata ed è la cosa più importante delle cose meno importanti.

Perché la vita, la mia come quella di tutti, è fatta di mille e mille accadimenti, vicende, storie, scelte e decisioni di fronte alle quali il gioco, lo sport, la Lazio, il divertimento, le distrazioni, persino i sogni e le altre piccole cose leggere delle giornata, scompaiono. Si ridimensionano, ritornano nel loro alveo di marginalità. Sublime, a volte appagante, a volte appassionante, ma marginalità. Perché altre sono le cose che segnano, che demarcano l'esistenza di ognuno di noi.

La Lazio mi accompagna, comunque. Mi cammina accanto, ogni tanto mi volto e la ritrovo, splendida e per me affascinante come sempre, del resto esiste e c'è da infiniti anni prima che io nascessi... da Piola a Vito D'Amato, da Paolone Carosi a Mudingayi, a Veron, Biglia, Laudrup, Frustalupi, Zoff, Foggia, Acerbis, Mannocci, Marchetti, Crecco.

Non penso di essere il solo capace di viverla così, con passione (tanta) e distacco. Qui dentro ne ho trovati a decine... gente capace come me di passare la notte con gli occhi sbarrati al soffitto dopo Tenerife, o di guardare con il groppo alla gola la figlia di Giuliano Fiorini, o piangere con Velia che canta dentro lo Stadio  "su c'è Ardarello che ce sta a guarda'..."

Ma anche capace di ragionare, di restare svegli, vigili sempre. Lucidi quasi a rasentare il disincanto.

A noi non ci è stato regalato mai niente. Quel (poco? tanto?) che abbiamo conquistato sul campo, solitamente l'abbiamo pagato molto caro. In termini di sofferenza, sia prima che dopo, di rabbia, di aggressioni e di pressioni ingiustificate e ingiustificabili. Se non addirittura di morti. Da Vincenzo a Gabriele, passando per Maestrelli, Luciano, Bob Lovati, Giorgio e quanti altri che oggi risiedono nella nostra memoria madre.

Non mi ritrovo più, non capisco. Succedono cose che attorno alla Lazio e al resto che non comprendo.

Me lo ripeto spesso, inutilmente: ma non è così importante, pensa alle cose serie!

Ma non posso, io tendo a cercare spiegazioni logiche e razionali per tutto. Cerco di risalire alle fonti, cerco di ricostruire qualsiasi vicenda, per quello che posso, per come posso. Dall'11 Settembre a Luana Englaro, dai Viet-Cong ai barconi del Mediterraneo, dalla mafia alla Lega, da JFK a Pier Paolo Pasolini. Mi ci impegno, leggo, cerco, mi informo, consulto. Mi lascio guidare, spesso, da menti più alte della mia, che seguo, condivido.

Sono stato un fedele e convinto lettore di La Repubblica (ma anche de La Stampa, saltuariamente del Corriere della Sera, anni fa persino del Messaggero) per oltre venticinque anni. Il quotidiano lo compravo tutti i giorni, me lo leggevo la sera, spesso me lo spizzavo ancora la mattina dopo. Non tutto, non avevo bisogno della cronaca, delle notizie, per quelle mille altre fonti riescono ad aggiornarti in tempo quasi reale. Avevo bisogno di approfondire, di capire e allora certi pezzi, specifici, particolari, profondi, mi servivano. Mi illuminavano, squarciavano i miei dubbi e mi davano la possibilità di trovare una chiave di lettura diversa, laterale, a mille singoli fatti.

Ho smesso, drasticamente di comprare prima e definitivamente di leggere poi, La Repubblica da circa tre anni.
E di conseguenza, per traslazione, ho smesso di leggere qualsiasi altro giornale. All'inizio ne ho un po' sofferto. Poi mi sono abituato, uno se vuole, da leggere e da informarsi e da approfondire lo trova lo stesso. Mille altri mezzi di comunicazione esistono, persino  per uno un poco "oldish" come sono io...

Fatti miei direte, giustamente.

Il dubbio più grande, più terribile, che mi ha portato a vergognarmi per non essermene accorto prima e a rinnegare quasi i miei anni precedenti quando pedissequamente seguivo quell'abitudine della lettura del quotidiano, è sorto attorno alla vicenda Stefano Mauri-Procura di Cremona (ma non solo…).  L’accanimento inspiegabile della Repubblica, specioso, continuo, aggressivo. Inusuale, ottuso, cattivissimo  (qualcuno ha fatto addirittura il nome di Enzo Tortora). Vabbè la storia la conosciamo fin troppo bene.

Questa ultima vicenda di Iodice, della telefonata carpita e tenuta nel cassetto per settimane, e fatta deflagrare a comando, pubblicandola proprio sul sito di La Repubblica, mi ha davvero disturbato. Mi ha offeso, mi ha schifato. Non nel merito della questione, su quello ci sono decine e decine di thread che ne sviscerano i significati, se ne potrebbe parlare e se ne parlerà ancora a lungo.

No, nel metodo.

Osceno, subdolo, perfido, brutto, di stampo inequivocabilmente para-mafioso.
 
Sono schifato e rattristato. So, ho piena coscienza del degrado inarrestabile di questo Paese, della reale struttura sociale e culturale di questo Paese allo sfacelo. Lo so, anche se non lo sopporto, non l’accetto.

Ma mi sento, personalmente inculato. Io, personalmente preso in giro per anni, fregato e contento, da “compagni di viaggio” falsi, e cattivi maestri.  Ai quali, gli uni e gli altri, di me e del mio interesse, della mia passione e della mia partecipazione (l’acquisto e la lettura del giornale), non fregava una grandiosa ceppa. Io ero, semplicemente un numero in più, una copia tirata e venduta in più. Chi mi dice oggi, chi mi garantisce che quelle loro furiose e convinte battaglie stampa del passato, combattute con “la forza della penna contro la forza delle armi” (Cit.), belle, vibranti, coinvolgenti, alle quali io ho spesso aderito con spontanea convinzione, anzi addirittura con spavalda partecipazione, non fossero che mere operazioni free-lance? lavori mercenari, con un committente più o meno oscuro, più o meno consapevole, che comunque ordinava? Chi mi dice che le evidenti “Linee Editoriali” di volta in volta assunte e portate avanti pervicacemente e con forza a volte inaudita (come ad esempio, questa chiarissima di oggi de La Repubblica anti-Claudio Lotito), non fossero studiate, concordate, imposte e programmate con scientifica pianificazione, prima?

E sempre, ripeto, con un committente, un Cliente, un “utilizzatore finale”, da soddisfare, da blandire, da ossequiare, da appoggiare, da leccare.

Ecco, per non essermene accorto prima, mi sento spudoratamente inculato, adesso. E il fatto di esser certo che io sono uno che quando chiudo chiudo, chiudo per sempre, non mi consola.

post molto bello, Nanni. E mi fa piacere leggere che la gente inizia a capire chi sia repubblica. Io, per fortuna, non gli ho mai dato un soldo e mai glielo daro', semplicemente perché è gente che mente sapendo di mentire e le sue battaglie sono commissioni di qualche "eminenza grigia".
Re:Io, la Lazio, l'Italia, la stampa
« Risposta #22 il: 15 Feb 2015, 15:56 »
Scusate la lunghezza, io scrivo di rado.

L'ho sempre pensato, e l'ho scritto mille volte, la Lazio nella mia vita è stata ed è la cosa più importante delle cose meno importanti.

Perché la vita, la mia come quella di tutti, è fatta di mille e mille accadimenti, vicende, storie, scelte e decisioni di fronte alle quali il gioco, lo sport, la Lazio, il divertimento, le distrazioni, persino i sogni e le altre piccole cose leggere delle giornata, scompaiono. Si ridimensionano, ritornano nel loro alveo di marginalità. Sublime, a volte appagante, a volte appassionante, ma marginalità. Perché altre sono le cose che segnano, che demarcano l'esistenza di ognuno di noi.

La Lazio mi accompagna, comunque. Mi cammina accanto, ogni tanto mi volto e la ritrovo, splendida e per me affascinante come sempre, del resto esiste e c'è da infiniti anni prima che io nascessi... da Piola a Vito D'Amato, da Paolone Carosi a Mudingayi, a Veron, Biglia, Laudrup, Frustalupi, Zoff, Foggia, Acerbis, Mannocci, Marchetti, Crecco.

Non penso di essere il solo capace di viverla così, con passione (tanta) e distacco. Qui dentro ne ho trovati a decine... gente capace come me di passare la notte con gli occhi sbarrati al soffitto dopo Tenerife, o di guardare con il groppo alla gola la figlia di Giuliano Fiorini, o piangere con Velia che canta dentro lo Stadio  "su c'è Ardarello che ce sta a guarda'..."

Ma anche capace di ragionare, di restare svegli, vigili sempre. Lucidi quasi a rasentare il disincanto.

A noi non ci è stato regalato mai niente. Quel (poco? tanto?) che abbiamo conquistato sul campo, solitamente l'abbiamo pagato molto caro. In termini di sofferenza, sia prima che dopo, di rabbia, di aggressioni e di pressioni ingiustificate e ingiustificabili. Se non addirittura di morti. Da Vincenzo a Gabriele, passando per Maestrelli, Luciano, Bob Lovati, Giorgio e quanti altri che oggi risiedono nella nostra memoria madre.

Non mi ritrovo più, non capisco. Succedono cose che attorno alla Lazio e al resto che non comprendo.

Me lo ripeto spesso, inutilmente: ma non è così importante, pensa alle cose serie!

Ma non posso, io tendo a cercare spiegazioni logiche e razionali per tutto. Cerco di risalire alle fonti, cerco di ricostruire qualsiasi vicenda, per quello che posso, per come posso. Dall'11 Settembre a Luana Englaro, dai Viet-Cong ai barconi del Mediterraneo, dalla mafia alla Lega, da JFK a Pier Paolo Pasolini. Mi ci impegno, leggo, cerco, mi informo, consulto. Mi lascio guidare, spesso, da menti più alte della mia, che seguo, condivido.

Sono stato un fedele e convinto lettore di La Repubblica (ma anche de La Stampa, saltuariamente del Corriere della Sera, anni fa persino del Messaggero) per oltre venticinque anni. Il quotidiano lo compravo tutti i giorni, me lo leggevo la sera, spesso me lo spizzavo ancora la mattina dopo. Non tutto, non avevo bisogno della cronaca, delle notizie, per quelle mille altre fonti riescono ad aggiornarti in tempo quasi reale. Avevo bisogno di approfondire, di capire e allora certi pezzi, specifici, particolari, profondi, mi servivano. Mi illuminavano, squarciavano i miei dubbi e mi davano la possibilità di trovare una chiave di lettura diversa, laterale, a mille singoli fatti.

Ho smesso, drasticamente di comprare prima e definitivamente di leggere poi, La Repubblica da circa tre anni.
E di conseguenza, per traslazione, ho smesso di leggere qualsiasi altro giornale. All'inizio ne ho un po' sofferto. Poi mi sono abituato, uno se vuole, da leggere e da informarsi e da approfondire lo trova lo stesso. Mille altri mezzi di comunicazione esistono, persino  per uno un poco "oldish" come sono io...

Fatti miei direte, giustamente.

Il dubbio più grande, più terribile, che mi ha portato a vergognarmi per non essermene accorto prima e a rinnegare quasi i miei anni precedenti quando pedissequamente seguivo quell'abitudine della lettura del quotidiano, è sorto attorno alla vicenda Stefano Mauri-Procura di Cremona (ma non solo…).  L’accanimento inspiegabile della Repubblica, specioso, continuo, aggressivo. Inusuale, ottuso, cattivissimo  (qualcuno ha fatto addirittura il nome di Enzo Tortora). Vabbè la storia la conosciamo fin troppo bene.

Questa ultima vicenda di Iodice, della telefonata carpita e tenuta nel cassetto per settimane, e fatta deflagrare a comando, pubblicandola proprio sul sito di La Repubblica, mi ha davvero disturbato. Mi ha offeso, mi ha schifato. Non nel merito della questione, su quello ci sono decine e decine di thread che ne sviscerano i significati, se ne potrebbe parlare e se ne parlerà ancora a lungo.

No, nel metodo.

Osceno, subdolo, perfido, brutto, di stampo inequivocabilmente para-mafioso.
 
Sono schifato e rattristato. So, ho piena coscienza del degrado inarrestabile di questo Paese, della reale struttura sociale e culturale di questo Paese allo sfacelo. Lo so, anche se non lo sopporto, non l’accetto.

Ma mi sento, personalmente inculato. Io, personalmente preso in giro per anni, fregato e contento, da “compagni di viaggio” falsi, e cattivi maestri.  Ai quali, gli uni e gli altri, di me e del mio interesse, della mia passione e della mia partecipazione (l’acquisto e la lettura del giornale), non fregava una grandiosa ceppa. Io ero, semplicemente un numero in più, una copia tirata e venduta in più. Chi mi dice oggi, chi mi garantisce che quelle loro furiose e convinte battaglie stampa del passato, combattute con “la forza della penna contro la forza delle armi” (Cit.), belle, vibranti, coinvolgenti, alle quali io ho spesso aderito con spontanea convinzione, anzi addirittura con spavalda partecipazione, non fossero che mere operazioni free-lance? lavori mercenari, con un committente più o meno oscuro, più o meno consapevole, che comunque ordinava? Chi mi dice che le evidenti “Linee Editoriali” di volta in volta assunte e portate avanti pervicacemente e con forza a volte inaudita (come ad esempio, questa chiarissima di oggi de La Repubblica anti-Claudio Lotito), non fossero studiate, concordate, imposte e programmate con scientifica pianificazione, prima?

E sempre, ripeto, con un committente, un Cliente, un “utilizzatore finale”, da soddisfare, da blandire, da ossequiare, da appoggiare, da leccare.

Ecco, per non essermene accorto prima, mi sento spudoratamente inculato, adesso. E il fatto di esser certo che io sono uno che quando chiudo chiudo, chiudo per sempre, non mi consola.

... Grazie Nanni

Offline TheVoice

*****
6456
Re:Io, la Lazio, l'Italia, la stampa
« Risposta #23 il: 15 Feb 2015, 16:00 »
Tel quel, Nanni

Purtroppo, rispetto a te, ho avuto modo di testare per esperienza diretta sia il sistema giudiziario sia, di conseguenza, la stampa e mi sono dovuto ricredere, mio malgrado, su venticinque anni di mie posizioni politiche.

A differenza tua (e di Tarallo) leggo ancora Repubblica così come all'inizio del nuovo millennio leggevo Il Giornale: conoscere per combattere

Offline kurt

*****
6820
Re:Io, la Lazio, l'Italia, la stampa
« Risposta #24 il: 15 Feb 2015, 16:02 »
Grande post di Nanni.
Comunque meglio tardi che mai, personalmente sono quasi vent'anni che non la compro più.
Re:Io, la Lazio, l'Italia, la stampa
« Risposta #25 il: 15 Feb 2015, 16:15 »
la vera questione infatti non è la Lazio, è che dalla Lazio si capisce la serietà e l'onestà della stampa italiana.

Offline hidalgo

*
5126
Io, la Lazio, l'Italia, la stampa
« Risposta #26 il: 15 Feb 2015, 17:12 »
Mai letto Repubblica.
Non ne faccio una bandiera, nè un vanto.
È soltanto un ennesimo fulgido esempio di come funzioni la stampa in questo paese.
Semmai un po' mi sorprende l'esserne sorpresi.
Splendido post Gianni.
Dovresti scrivere più spesso.

Offline genesis

*****
23904
Re:Io, la Lazio, l'Italia, la stampa
« Risposta #27 il: 16 Feb 2015, 10:39 »
Nanni parla per me.

Anche io ero un lettore, anche compravo CD e DVD allegati e non (le iniziative editoriali).
Non lo farò mai più.
Visto che certamente alcuni giornalisti di Rep. ci leggono, domando: gli importerà perdere lettori ?
Re:Io, la Lazio, l'Italia, la stampa
« Risposta #28 il: 16 Feb 2015, 11:07 »
Seguire il calcio, alla fine abbastanza semplice da capire, mi ha sempre aiutato a individuare alcuni meccanismi:
- psicologici, quando sostieni una parte ti diventa difficile essere oggettivo e interpretare serenamente i fatti
- propagandistici, forti interessi in gioco spingono i poteri forti a manipolare fatti e opinioni. Infischiandosene anche di essere coerenti e credibili, a loro interessa influenzare la quota di persone influenzabili, frega una ceppa che chi conosce i fatti e ha voglia di ragionarci si scandalizza della loro inesistente dignità.

Repubblica fa parte di questo sistema, ne è fautore e attore al tempo stesso. Come tante altre testate ritenute autorevoli.


(Non l'ho mai letto, ma forse c'è una similitudine con quanto fa Michel Platinì nel libro "La mia vita come una partita di calcio")
Re:Io, la Lazio, l'Italia, la stampa
« Risposta #29 il: 16 Feb 2015, 12:04 »
Anch'io leggevo repubblica comprando la mia copia per tutto il periodo universitario, ahimè molti anni orsono. Era una voce diversa rispetto all'istituzione corriere e più vicina ai giovani che volevano costruire un'italia che non fosse quella dei maitre a penser ultra sinistroidi o dei fascio-democristiani. Ma oggi o meglio, gli ultimi dieci anni è diventato il giornale dell'estabilishment, a volte meno becero del Giornale o di Libero quando c'era B. al potere, ma per questo anche più infido. Se sei direttamente a conoscenza di un qualche argomento, ti accorgi subito di come le informazioni siano propalate con scientifica disinformazione per perseguire una stessa linea editoriale. La redazione sportiva ancor più di quella politica, nello sport di R. c'é la diretta coscienza che a Roma ci deve essere un'unica sponda calcistica, l'altra deve essere messa nella condizione di minore esposizione e nel caso ce ne sia l'occasione di peggiore esposizione.  Ovviamente con il razzismo e CNord e con Lotito e FIGC vanno a nozze. Il caso Mauri è stato per molti indicativo perché ha unito la politica allo sport e ne é venuto fuori il "meglio".
Leggo ancora R. ma solo sull'online e sporadicamente per le questioni estere, salto a piè pari la politica e lo sport, purtroppo non ho ancora trovato un giornale che mi riporti agli albori di R., culturalmente impossibile  a destra, ma nemmeno a sinistra (Fatto quotidiano è illeggibile).Fortuna che con internet ormai si riesce a trovare il proprio giornale raccattando qua e la , ma occrre avere tempo e speeso manca.
Re:Io, la Lazio, l'Italia, la stampa
« Risposta #30 il: 16 Feb 2015, 12:15 »
...

Lo leggo solo adesso. Nannì, condivisibile al 100%.
Con rammarico, anche perché, specie nella sezione esteri e - in parte - spettacolo su R. ho letto, nel tempo, molte cose interessanti, e molte firme di qualità.
Ora con R. sono entrato in un loop globale: se - su argomenti di cui so - sono capaci di scrivere tante inesattezze, omissioni, parzialità, falsità, per estrapolazione me crolla tutto il resto.

porgascogne

porgascogne

Re:Io, la Lazio, l'Italia, la stampa
« Risposta #31 il: 16 Feb 2015, 12:40 »
tutti siamo stati, più o meno, inculati da repubblica
cosa facilitata anche dal formato, che infilavamo nella tasca di dietro, lasciando ben trasparire il nome della testata

oggi, la testata gli andrebbe data in faccia
ma siamo sicuramente più democratici noi, ex lettori decennali (ho smesso nel 2006), che loro

perché l'italia è si una repubblica fondata sul lavoro
ma il lavoro di repubblica è fondato sul nulla, il più delle volte
Re:Io, la Lazio, l'Italia, la stampa
« Risposta #32 il: 16 Feb 2015, 13:31 »
Condivido anche le virgole del post di Nanni.
Premetto che sono della LAZIO dall’anno prima dello scudetto del 74, avevo cinque anni. Sempre orgoglioso dei colori, della maglia dello stile, la LAZIO ce l’avevo e ce l’ho dentro, nel cuore e nell’anima, e nei momenti di sofferenza (e ce n’erano tanti) mi esaltavo ed ero fiero della mia fede calcistica. Però do alle cose della vita il giusto valore, e capisco anche che pur sempre di uno sport si tratta, quindi di una dimensione importante tra le cose più futili.
Ebbene anche io sono stato un lettore di repubblica per oltre venticinque anni. A volte non condividevo alcune tesi giacobine ma ne apprezzavo le penne e le battaglie, leggevo con piacere i reportage dell’America di Zucconi, gli approfondimenti della politica, sia italiana che estera e tanto altro.
La maturità mi ha portato a vedere il mondo con maggiori sfumature e ad apprezzare anche i colori tenui e non solo quelli più accesi, così accadde che le pseudo battaglie del giornale di De Benedetti perdevano ai miei occhi la maggior parte del loro valore culturale.
Il vero spartiacque della considerazione nei confronti di questo giornale è stato però lo scudetto degli innominabili nel 2001, con apertura a titoli cubitali e pagine su pagine che manco una vittoria del mondiale avrebbe giustificato 8con lo scudetto della LAZIO l’anno prima che aveva visto una normale e giusta considerazione). Per la prima volta scrivo al giornale lamentando la cosa anche a fronte di notizie importante che in quei giorni non mancavano ma che erano passate in secondo piano di fronte allo sculetto; naturalmente non ricevetti risposta. Nel prosieguo un sempre maggiore distacco dall’acquisto sino alla definitiva rinuncia l’anno successivo. Il caso Mauri e tutto il resto hanno confermato la bontà della mia scelta.
Per l’informazione e gli approfondimenti ora utilizzo internet e mi faccio la mia idea consultando varie fonti. Fino a ieri anche republica.it. che da oggi ho cancellato dai preferiti (nei quali ho inserito quasi tutte le testate italiane) e che personalmente non consulterò mai più perché a tutto c’è un limite. Le aggressioni premeditate non mi sono mai piaciute, e quella nei confronti Lotito lo è. Stando così le cose registriamo tutte le telefonate e poi pubblichiamo tutto, tanto che ci frega. Ma questo non può accadere in uno stato di diritto; già ma l’Italia non lo è mai stato e mai lo sarà (il nostro è il paese in cui un personaggio come Malagò è diventato presidente del Coni …).
Mi scuso per essermi dilungato.

 :since :since :since

 :asrm :asrm :asrm
Re:Io, la Lazio, l'Italia, la stampa
« Risposta #33 il: 16 Feb 2015, 13:39 »
il nostro è il paese in cui un personaggio come Malagò è diventato presidente del Coni …

OT sai chi dovrebbe essere il presidente del comitato per Roma (anzi Rome&you) 2024? Montezemolo! Tristezza... /OT

Offline Zoppo

*****
17670
Re:Io, la Lazio, l'Italia, la stampa
« Risposta #34 il: 16 Feb 2015, 13:46 »
Inviare il post di Nanni direttamente a R.

Offline ES

*****
20560
Re:Io, la Lazio, l'Italia, la stampa
« Risposta #35 il: 16 Feb 2015, 14:19 »
Grande come al solito Nanni.

Offline claudio1

*
3464
Re:Io, la Lazio, l'Italia, la stampa
« Risposta #36 il: 16 Feb 2015, 18:08 »
Io invece Scalfari lo rispettavo. E mi piace pensare (ma corigetemi se sbalio) che questa deriva e' avvenuta suo malgrado, e non con la sua approvazione ne' tantomeno come sua indicazione. Una deriva che e' piu' figlia della cultura del paese (che repubblica, da leading paper, ha aiutato a plasmare) che non delle idee di un direttore o di un fondatore.

Altrimenti quoto il tuo post, anche se non saprei cosa sta accadendo ora perche'non lo leggo e non ci clicco piu' da circa tre anni (lo facevo ogni santo giorno).


Nanni, grazie per il bellissimo topic.

Quoto questo post perché dà il "la" al mio commento a riguardo: secondo me Repubblica ha vissuto due fasi, i primi 20 anni e gli altri 19 (al momento). Dopo il 1996, con le dimissioni da direttore di Scalfari, il livello qualitativo del giornale ha iniziato a scendere anno dopo anno, almeno nella mia opinione.

Io negli anni 80-90 in epoca scolastica e universitaria, ho praticamente sempre trovato a casa la Repubblica comprata da mio padre, che aveva la tua stessa abitudine (lui continua ad averla). Devo dire che era un giornale grandioso. Quando sono andato a vivere per conto mio ho provato a comprarlo anche io ma ho notato che un po' si stava perdendo.

Da quando poi c'è l'edizione online, devo dire che la faziosità e il pressappochismo è dilagante, e la cosa mi dispiace tantissimo, perché del giornale che leggevo da ragazzo è rimasto solo il nome.

Spero che questo contributo possa portarti a dispiacerti e a non sentirti preso per il culo, perché negli anni 80-90 la Repubblica era un giornale che meritava. Non credo siano state tutte letture buttate.
Re:Io, la Lazio, l'Italia, la stampa
« Risposta #37 il: 16 Feb 2015, 18:23 »
.... e pensare che a Repubblica (specie nel settore economico) ci sono tanti laziali....
Un  giorno, forse, ve lo racconterò.

Offline rebus

*
283
Re:Io, la Lazio, l'Italia, la stampa
« Risposta #38 il: 16 Feb 2015, 19:19 »
Anche a me è dispiaciuto non leggere, comprare e consultare più tutto quello che ha a che fare con Repubblica, quotidiano che ha accompagnato i miei anni 80, 90 e 2000 fino al caso Mauri. Li ho anche capito che alcune forzature nei confronti del nemico storico di arcore, che io avevo perdonato, in realtà erano un sistema "giornalistico" ad usum delphini. Il giorno che alcuni di questi giornalisti mendicheranno non mi metterò certo a piangere. La Lazio non si tocca. Sempre Forza Lazio!

zorba

zorba

Re:Io, la Lazio, l'Italia, la stampa
« Risposta #39 il: 16 Feb 2015, 19:44 »
Inviare il post di Nanni direttamente a R.

Stesso mio pensiero...

Vediamo se, in nome della tanto (da loro) decantata libertà d'opinione, avranno il coraggio di pubblicare quanto scritto da Nanni.

 

Powered by SMFPacks Alerts Pro Mod