Per me, dai distinti Nord, l'unica reale funzione dell'arbitro di porta al'Olimpico è quello di impallare il cronometro dalla parte opposta del campo e dare quindi un po' di suspense addizionale, specie negli ultimi minuti.
Ma ne dovrebbe avere altre, credo, altrimenti non si spiegherebbe lo spiegamento di forze, di proclami, di stipendi pagati a due arbitri ulteriori per ogni partita che il Signore ci manda.
Funzioni oscure, invero. Data la loro posizione, dovrebbero essere dei sostituti dell'occhio elettronico che così bene funziona altrove per determinare se una palla è entrata o meno. Come ad Udine. Però poi dipende dall'arbitro, libero di assegnare comunque il gol, anche se il nostro omino nega. Deve esistere un codicillo, come nelle clausole dei contratti di Paperone, per cui in caso di azione dubbia della roma, l'arbitro comunque ignora l'omino in posizione enormemente più favorevole e assegna il gol.
L'arbitro di porta inoltre può assistere l'arbitro, quello "vero", in caso di azioni che gli capitano fra i piedi. Deviazioni di un difensore in corner, districare misteri sulle mischie sotto porta. Tra l'altro, è posto in posizione idiota. Dovrebbe essere dal lato opposto rispetto al guardalinee. Dove non vedi tu, vedo io. In teoria. Se la funzione però è quella di impallare il cronometro, effettivamente è quella giusta.
Casualmente ieri l'arbitro di porta (di cui viene pronunciato il nome nei titoli di coda, per cui non so manco chi era, però è comunque un arbitro di Serie A) si è trovato in una posizione ideale al momento del fallo di Mexes su Mauri nel primo tempo. Visuale chiara, distanza di pochi metri. La maglia di Mauri è stata tirata in un modo evidente, visibile ad occhio nudo anche lassù, nello spazio infinito delle altitudini dei Distinti. Magari l'arbitro si era nascosto dietro qualche giocatore per non vedere. Ma l'arbitro di porta e il suo sodale guardalinee, nell'occasione anch'egli a due passi, non potevano non vedere. Una visione a 360°. Chiara, netta, che ha fatto risaltare ancor di più la bellezza e l'elasticità della nostra maglia storica.
Nulla, invece. Un silenzio imbarazzante. Se i microfoni con i quali i vari giudici di campo scambiano battute durante le partite sulle poppe delle spettatrici nelle prime file siano stati silenziosi, oppure se l'arbitro di porta abbia inviato accorati ed ignorati appelli al comandante Schettino là in mezzo al campo, non è dato sapere.
Una conclusione, ed una domanda: a che cosa serve, di grazia, l'arbitro di porta? Oltre, naturalmente, al già citato compito di impallare il cronometro, che ricopre con solerzia ad ogni incontro?
Un incarico recente e già vecchio, come se fossero assunti nel 2015 personaggi col compito di accendere i lampioni a gas nelle strade, un baluardo contro la tecnologia, una suddivisione di responsabilità per ogni cazzata per cui tutti colpevoli nessun colpevole?
Non so, intanto la maglia di Mauri si tende verso l'infinito, rimbalza inascoltata. Sarà stato un difetto di fabbricazione. Troppo elastica. Come le interpretazioni di ogni arbitro, all'Olimpico. Quando gioca la Lazio, ovviamente.