non siamo brillanti, e' vero. la spina dorsale di questa squadra de vrij-biglia-parolo sta recuperando in fretta e furia da infortuni ma non e' al meglio e fatica, e l'uomo che nei momenti di difficolta' ha assicurato il cambio di passo e' al momento poco incisivo e non permette la fortunata variazione agli schemi offensivi di pioli chiamata "palla a felipe e s'abbracciamo".
ci dice male. lo so, invocare la sfortuna non e' da grandi attori, ma e' inequivocabilmente cosi'. abbiamo perso le ultime due partite, tutte e due maledettamente importanti, per episodi fortuiti piu' che per reale demeriti nostri o meriti degli avversari. mercoledi' un lancione di quaranta metri a innescare un due-contro-cinque da far rabbrividire qualsiasi allenatore; ieri una punizione dalla tre quarti con difesa piazzata, in superiorita' numerica e mezzo attacco in offside, e palla che atterra un centimetro sopra la testa di djordjevic sull'unico [presumo, non ho controllato] calciatore avversario in gioco. bravi gli avversari, polli noi, ma 99 su 100 quelle palle sono palle buttate.
anche ieri la lazio ha prodotto poco, soprattutto all'inizio, e rischiato meno, soprattutto alla fine. il che evidenzia un problema di tenuta fisica inevitabile in un team che per meta' e' appena rientrato da un infortunio. ma appellarsi alla sfica o ai complotti [ps: CIAO, collione!] del sistema non e' da me, non e' da laziale, per cui guai a lamentarci. la nostra forza e' essere altro, e' essere oltre, e' sapere la differenza tra irriverenza e insulto e usarli alla bisogna, senza nasconderci dietro a un dito - il medio, in mezzo al campo, tra tanta gente, oppure il pollice, da far scorrere sullo smartphone all'interno di una discoteca alla ricerca del numero di quello che ci puo' parare le chiappette rosce.
ora siamo stanchi. siamo alla fine di una stagione e, come dicevo, mezza squadra non e' fisicamente in grado di reggere la stessa intensita' per novanta minuti piu' recupero. siamo anche demoralizzati, abbiamo perso due partite importanti ed il morale non puo' essere altissimo. e mi sembra di capire che abbiamo anche paura. del napoli, di napoli, dei napoletani, del sistema, di perdere e arrivare quarti.
pero' cosi' tutta la strapippa dell'aquila sul petto, dell'essere un popolo e non dei semplici tifosi e della nobilta' d'animo sempre e comunque contro tutto e tutti trasmigra in semplice retorica spicciola. non dobbiamo permettere questo. dobbiamo andare a napoli a giocare, a testa altissima, perche' se arrivassimo quarti sarebbe stato comunque un buon risultato, ma terzi sarebbe un risultato fe-no-me-na-le, altro che cazzi. le motivazioni non mancano, mettiamo da parte la fatica. e la paura, beh, la paura e' solo il mezzo che ha scelto l'uomo per dimostrare di avere coraggio. dimostratelo. dimostriamolo.
non e' finita. non ancora, c'e' ancora un ultimo avversario e un'ultima occasione.
avanti lazio, a testa alta.