Per i non francofoni (come me).
Lazio e Libertà : perché non tutti i Laziali sono fascisti
Di Beniamino Morante, da Roma
"Nato nel 2020 come associazione e successivamente diventato un gruppo organizzato allo stadio Olimpico, Lazio e Libertà vuole cambiare l’immagine fascista e razzista del club della capitale italiana. Incontro con i suoi membri durante la partita di Serie A che ha visto i Biancocelesti affrontare il Cagliari."
« L'ondata nera ha iniziato a crescere all'inizio degli anni 2000. All'epoca ero abbonata in Curva Nord, seduta in alto, e ho visto che dal fondo della curva facevano venire dei ragazzini nel nostro settore per lanciare i loro cori. Alcuni dicono: “In fondo sono solo una trentina”, ma non è vero! Ci sono padri che tengono i figli sulle ginocchia e insegnano loro il saluto fascista gridando “Sieg Heil”. Io non ho voluto restare in silenzio. Poi, un giorno, è apparso uno striscione nel settore sud-est: “La Lazio non è razzista, la Lazio è libertà.” Si è accesa una luce. Da allora, sono qui.» In questa serata del 4 novembre, in piedi dietro lo stendardo del suo nuovo gruppo, Cinzia sembra un po' agitata. Forse perché stasera la Lazio ha molto da giocarsi contro il Cagliari (una vittoria permetterebbe alla squadra di raggiungere il terzo posto), o forse perché l’argomento le sta particolarmente a cuore.
« Siamo solo semplici tifosi »
Da decenni, la Lazio si trascina dietro la reputazione controversa di club fascista e razzista, un’immagine alimentata dai suoi ultras, che negli ultimi anni si sono fatti notare per vari atti estremi. Come, ad esempio, aver fatto sospendere una partita per i cori razzisti rivolti a Samuel Umtiti, o aver distribuito adesivi raffiguranti Anna Frank con la maglia della Roma. Ovviamente, queste simpatie di estrema destra non appartengono a tutti i Laziali e hanno stancato una parte della Curva Nord. Così, nel 2020, alcuni di loro hanno deciso di manifestare apertamente il proprio dissenso, fondando un’associazione, Lazio e Libertà, che è diventata anche un gruppo di tifosi. E sanno farsi sentire.
« Chi non salta è un romanista di m… », intona Alessandro già nei primi minuti di gioco, galvanizzato dall’immediato vantaggio della Lazio grazie a un errore del portiere sardo. Con il megafono energicamente in mano, questo cinquantenne dai lunghi capelli ricci non ha proprio l’aspetto di un ultras. E per fortuna, perché i membri di Lazio e Libertà non si considerano tali. « Siamo solo semplici tifosi », precisa Ulderico, uno dei fondatori dell’associazione. « Ci accusano di fare politica, ma è il contrario. La politica, non la vogliamo nel nostro stadio », insiste questo robusto sessantenne. Con lo sguardo rivolto verso la Curva Nord, segnala subito cori antisemiti provenienti dal gruppo di ultras: « In sinagoga vai a pregare, scappi sempre, romanista v****...». Dal settore sud-est dell’Olimpico, dove si trova il gruppo, è difficile distinguere queste parole, « anche perché i cori razzisti non sono ripresi da tutta la Curva Nord », precisa Alessandro.
Lontano dalla mafia
Eppure, questo coro fa parte del repertorio abituale della frangia estremista degli ultras laziali, e tutti qui giurano di averlo sentito molte volte. Anche Tommaso. Quarantaduenne, segue la partita in modo più distaccato, lontano dal cuore dei tifosi, ma quando si tratta di denunciare le derive della curva laziale, non si trattiene. La “fascistizzazione” della Curva Nord è coincisa con l’arrivo degli Irriducibili, che hanno preso il controllo della curva negli anni ‘90, spiega. « E oltre all’aspetto politico, hanno portato anche la criminalità, i bagni della curva sono quasi diventati un punto di spaccio », denuncia Tommaso, ricordando che il capo di questo gruppo ormai sciolto, Fabrizio Piscitelli – detto Diabolik –, è stato ucciso nel 2019 in un regolamento di conti legato al traffico di droga. E non è stato un caso isolato.
Nel contesto delle curve italiane, criminali e ultras spesso fanno buon gioco insieme (come dimostrano gli ultimi episodi con l'Inter). Ci sono importanti interessi economici in gioco e una logica di controllo quasi militare che si esercita negli stadi. « Soprattutto su ragazzi “reclutati” a 16 anni, che vedono i capi ultras come modelli, lamenta Tommaso. Poi, quando arrivano a 18 anni, dicono: “Dai, andiamo tutti a votare Forza Nuova (il partito neofascista) o Meloni.” » Ascoltando l'analisi di Tommaso, Riccardo annuisce. Lui è uno dei membri più attivi di Lazio e Libertà. « Le infiltrazioni sono diventate metastasi, sospira, ma attenzione, quasi tutte le curve italiane oggi hanno una componente di estrema destra », e anche l’altra squadra della capitale, spesso risparmiata dai media, non è da meno.
Una questione di filosofia
È l'intervallo allo stadio Olimpico, dove nel frattempo il Cagliari ha pareggiato. L’atmosfera si fa più tesa nel settore sud-est, ma un uomo sembra mantenere un aplomb invidiabile. Si tratta di Riccardo Cucchi, una sorta di Thierry Roland italiano, che ha commentato ben sette Coppe del Mondo per la radio pubblica italiana. Anche lui ha scelto di aderire a Lazio e Libertà. « Dopo aver terminato la mia carriera, ho scelto di tornare lì dove tutto era iniziato perché sono stato un ragazzo della curva. La filosofia di questo gruppo è anche la mia, tifare con passione, ma anche con rispetto. Se il settore sud-est è sempre più pieno, non è un caso. Qui sappiamo che possiamo stare tranquilli. Che possiamo tifare senza rischiare nulla. » Una precisazione purtroppo necessaria, visto che, dalla loro creazione, al di fuori dello stadio, alcuni membri di Lazio e Libertà hanno già subito aggressioni. Da parte di altri tifosi della stessa squadra.
Lontano da tutte queste tensioni, il settore sud-est sembra un rifugio di pace, che può però rapidamente infiammarsi per la sua squadra. Nonostante una seconda metà di partita opaca, la Lazio riesce a riprendere il vantaggio con un rigore di Mattia Zaccagni. Poi, una doppia espulsione dei sardi sembra aprire ai Laziali un sentiero tranquillo verso i tre punti. Ma non è così. L’ex Barcellonista (e romanista!) Pedro sbaglia il gol che sembrava impossibile da perdere in contropiede, e il Cagliari, ridotto in dieci ma coraggioso, assedia i Biancocelesti fino al 95° minuto. « Questo è essere della Lazio, soffrire anche con 9 contro 11 », ironizza Tommaso, finalmente sollevato dopo il triplice fischio finale. Riccardo, invece, si congeda con una citazione cinematografica colta che, secondo lui, si adatta perfettamente allo spirito dei Laziali, che da quasi 100 anni vivono all’ombra dell’ingombrante club rivale. « Credo che anche in una società migliore di questa, farei sempre parte di una minoranza. » E poco importa se l’autore di questa frase è Nanni Moretti, accanito tifoso della AS Roma