Il fascismo è difficile da definire proprio perché lo stesso Mussolini aveva un'idea abbastanza "mutevole" di quel che gli conveniva sostenere, non lo dico io, lo diceva lvi.
Certamente alla base aveva quello che oggi chiameremmo populismo,
Certamente alla base aveva dell'autoritarismo, del tradizionalismo e un razzismo anche solo classista all'inizio che poi divenne "biologico" quando lo si è voluto vestire di "scienza".
E chiaramente della violenza, tanto verbale quanto fisica.
Inizialmente il fascismo, storicamente, è semplicemente stato un manganello tanto tollerato quanto auspicato da chi, dal centro e dalle classi più agiate, aveva veramente paura che gli si potesse togliere qualcosa forzosamente.
Poi il manganello è stato particolarmente attraente e popolare finendo per essere accettato come leader.
Ma per quanto vago visse e prosperò fintantoché la Zona grigia (fuori dalla zona grigia gli antifascisti della prima ora) non ha reagito e per farla reagire c'è voluto che il paese fosse invaso, che fosse bombardato, che fosse occupato a nord e a sud. Quando la zona grigia non ha più mangiato, ha reagito.
Non che il manganello sia stato debellato, è stato solo riposto, e in alcuni casi e non solo in Italia, anche riproposto quando è stato "necessario" giustificato e protetto.
Nei venti anni di fascismo non erano tutti fascisti, non erano neanche la metà e anche quelli che si definivano fascisti avrebbero avuto difficoltà a definire i perché e i percome. Ma la grandissima maggioranza ai arrabbattava, faceva finta di niente, finché non era direttamente coinvolta girava la testa dall'altra parte etc. Etc.
Oggi le cose non sono molto diverse, in piccolo, riguardo a ciò che accade allo stadio:
C'è una piccola parte di fascisti veri;
una parte di chi si comporta come fascista pur senza definirsi tale, per seguire una moda, una forma aggregativa, un piacere proibito di fare qualcosa di "trasgressivo", che se la forma considerata trendy di aggregazione fosse raccogliere margherite farebbe quello;
Un'enorme parte che tace o che minimizza perché si fa brutta pubblicità alla Lazio o che non gli interessa o che finché non ne viene toccata direttamente non fa/farà nulla.
Perché alla fine sono solo canzonette.
Il tutto amplificato dalla sterminata massa e stampa grigissima nazional popolare esterna alla Lazio che quando può usare un capretto per lavare i propri peccati, invece che interrogarsi su di sé, semplicemente lo fa.
Ed eccoci qui. A discettare su cosa è il fascismo e cosa non lo è. A quanto è fascista la curva nord di Roma o quella di Mano, quella sud o la gradinata est.
Quando basterebbe affermare, tanto allo stadio, quanto nella vita normale, che sentire insultare qualcuno per quello che è e che non può che essere sia la cosa più abietta mai strisciata sulla terra, anche se è in rima o ha un ritornello orecchiabile.
E cosa ci resta, adesso, se non stigmatizzare, sottolineare, nono nascondere, non minimizzare, dare le spalle al campo se non si può fare diversamente e, perché no, anche non andare allo stadio se non ci si sente a proprio agio.
Io non penso che la tifoseria Laziale sia l'unica ad avere questo tipo di problema, ma è quella di cui mi interessa, è una che ha una direzione molto ben precisa politicamente e che, come tutti i grandi consessi umani ha una grande zona intorpidita che non reagirà se non costretta.