La Lazio, Emanuela Orlandi, quattro lettere e una domanda: Perché?

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La Lazio, Emanuela Orlandi, quattro lettere e una domanda: Perché?
« il: 20 Lug 2016, 16:15 »
La Lazio, Emanuela Orlandi, quattro lettere e una domanda: Perché?

Tommaso Nelli   Tommaso Nelli — luglio 20, 2016

Destabilizzare la Lazio con la scomparsa di Emanuela Orlandi. Chi lo volle? E perché? È quanto ci si chiede davanti quattro lettere minatorie del 1983, che ebbero come bersaglio il club biancoceleste e un suo giocatore (Arcadio Spinozzi) e che ho rinvenuto tra gli oltre cento faldoni alfanumerici dell’inchiesta giudiziaria sui mandanti dell’attentato a Giovanni Paolo II, archiviata nel 1998 dal giudice istruttore del Tribunale di Roma Rosario Priore.

Tutto cominciò il 17 ottobre di trentatré anni fa, quando l’Ansa di Milano pubblicò una lettera a firma Turkesh proveniente da Bari e dal contenuto agghiacciante, che imputava al granitico difensore la conoscenza di molti particolari su quanto accaduto alla giovane cittadina vaticana. “[…] Perché non interrogare giocatore calcistico di Lazio Spinozzi? Lui era in conoscienza con Emanuela […] è stato lui a darci via di Emanuela e poi a fornirci primo rifugio”.

Il diretto interessato era ovviamente estraneo alla faccenda e, grazie ai legali della società (Dario Canovi e Luciano Revel), ottenne il dovuto risarcimento per il danno d’immagine procurato dall’imprudenza di chi aveva messo in circolo una notizia palesemente infondata.

Per decenni qualcuno ha visto in quella lettera connessioni con i Lupi Grigi o la Banda della Magliana, reputandola così una chiave per aprire lo scrigno del mistero Orlandi, quando invece sul piano investigativo era poco più che carta straccia, come ho spiegato nel libro “Atto di dolore – Errori investigativi, testimonianze inedite e documenti desecretati: il caso di Emanuela Orlandi è una partita ancora aperta”, edito nel 2016 da “David and Matthaus”.

Ma soprattutto, per decenni, nessuno ha mai raccontato che quella missiva non fu un episodio isolato bensì l’inizio di un’azione destabilizzante nei confronti della Lazio e di Spinozzi. Nelle tre settimane successive, infatti, ne comparvero altre tre di analogo tenore, indirizzate due volte (24 ottobre e 10 novembre) all’Ansa di Milano e una (28 ottobre) alla sede della Lazio, all’epoca situata in via Col di Lana, quartiere Della Vittoria. Quest’ultima – consegnata dal segretario di allora, Angelo Tonello, al commissariato di Polizia di via Ruffini – conteneva pure una ciocca di capelli scuri mentre nella busta del 10 novembre fu inserito anche un braccialetto in metallo di piccole dimensioni con le estremità annerite.

Nei tre scritti, oltre a proseguire con le minacce a Spinozzi e ai suoi genitori se non avesse rivelato quanto sapeva sulla giovane Emanuela, gli occulti estensori rivelarono una singolare quanto approfondita conoscenza dell’ambiente laziale, nominandone alcuni personaggi sconosciuti al grande pubblico. Come Guido Valenzi, centravanti cresciuto nel vivaio biancoceleste e ad Avezzano (Serie C2) fino all’estate dell’83 – “[…] Spinozzi ci fu presentato da Guido Valenzi che conoscemmo a Firenze nel febbraio ’80 […]” – oppure Sergio Guenza – “Sergio Guenza Morte” recitava in alto la lettera del 17 ottobre – nell’83/84 vice-allenatore della prima squadra.

Un mitomane non colpisce mai a distanza ravvicinata e con la stessa modalità altrimenti corre il rischio di essere scoperto, ma vogliamo per un attimo considerare anche l’eventualità che quelle deliranti composizioni furono frutto di un malato di protagonismo: se Spinozzi gli poteva esser noto grazie ai giornali, come faceva a conoscere figure minori come Guenza e Valenzi visto anche che all’epoca le fonti di informazione erano minori rispetto alle odierne? (per esempio, non c’era Internet).

Piuttosto, sommando tutti gli elementi fin qui elencati, ecco illuminarsi nuovamente gli interrogativi d’apertura. Chi aveva interesse a esercitare un’azione ripetuta e dannosa nei confronti della Lazio e di Spinozzi? E per quale motivo? Al tempo, gli aquilotti attraversavano una situazione precaria. Chinaglia era ritornato dagli Stati Uniti per assumere la presidenza proprio nell’estate del 1983, ma aveva incontrato più di una resistenza tanto che estromise alcuni personaggi legati alla vecchia gestione come l’ex direttore generale Antonio Sbardella. Mentre l’anno prima se n’era andato il direttore sportivo: Luciano Moggi. Costoro si defilarono in buon ordine oppure animati da vis polemica e spirito di rivalsa? E con loro, quali altre figure, in maniera ufficiale e non, gravitavano allora in società? Infine, com’erano visti Spinozzi, Guenza e Valenzi?

Occorre partire da queste domande (la confessione spontanea dell’autore di quelle lettere è probabile quanto Lotito che acquista Iniesta) per la risoluzione di questo mistero, che permetterebbe di saperne di più non solo sulla Lazio bensì sul calcio italiano del periodo (è del 1980 il primo scandalo del calcioscommesse, del 1986 il secondo) e sui suoi non sempre inappuntabili e irreprensibili personaggi.

fatto


Offline galafro

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Re:La Lazio, Emanuela Orlandi, quattro lettere e una domanda: Perché?
« Risposta #1 il: 20 Lug 2016, 16:39 »
Questa me mancava
Re:La Lazio, Emanuela Orlandi, quattro lettere e una domanda: Perché?
« Risposta #2 il: 20 Lug 2016, 18:13 »
Non riesco a capire se chi ha scritto questo articolo c'è o ci fa. Considerando che basterebbe leggersi precedenti articoli pubblicati nel blog dello stesso quotidiano per ottenere indizi su chi, seppure indirettamente, conoscesse il mondo Lazio ed allo stesso tempo gli ambienti malavitosi della capitale. Quindi propenderei per la seconda ipotesi, ovvero quella del pesce in barile, per quale scopo non lo so, ma visto il perculeggianete utilizzo della figura retorica relativa a Lotito che compra Iniesta, probabilmente non si tratta di fuoco amico...
Re:La Lazio, Emanuela Orlandi, quattro lettere e una domanda: Perché?
« Risposta #3 il: 20 Lug 2016, 18:29 »
Lotito nell'83 che faceva?

Offline robylele

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Re:La Lazio, Emanuela Orlandi, quattro lettere e una domanda: Perché?
« Risposta #4 il: 20 Lug 2016, 18:30 »
Quindi propenderei per la seconda ipotesi, ovvero quella del pesce in barile, per quale scopo non lo so, ma visto il perculeggianete utilizzo della figura retorica relativa a Lotito che compra Iniesta, probabilmente non si tratta di fuoco amico...


li peschi con le mani sulla marmellata. E' più forte di loro, non si tengono mai fino alla fine.

Offline bak

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20168
Re:La Lazio, Emanuela Orlandi, quattro lettere e una domanda: Perché?
« Risposta #5 il: 20 Lug 2016, 18:48 »
Avevo già letto qualcosa tempo addietro su questa vicenda. Dopo il 74 ce l'avevano giurata (parlo di quelli del roma) ed agirono non appena le difese immunitarie della società si scioglievano come neve al sole. Trinca e Cruciani erano notori tifosi del roma (leggasi libro di Petrini ex centravanti di quelli) che avevano normali rapporti anche con loro; solo che loro e l'Inter restarono fuori dall'inchiesta mentre la Juve fu toccata marginalmente da quel Bologna-Juve.
Pagammo noi e qualcun altro. L'ambiente che bazziccava Tor di Quinto era quel che era (conoscenze personali mi riconducevano a amicizie prematrimoniali losche di Giordano, for example) e  può darsi che qualcuno di questi si avvicinò a qualche giocatore.
Personalmente non ci vedo intento perculatorio (e Lotito che compra Iniesta è una battuta amara ma reale; se poi a Lotito sostituisci i nomi delle altre 17 squadre di A il risultato es lo mismo); piuttosto il nodo centrale dell'articolo è questo " Chi aveva interesse a esercitare un’azione ripetuta e dannosa nei confronti della Lazio e di Spinozzi? E per quale motivo? Al tempo, gli aquilotti attraversavano una situazione precaria. Chinaglia era ritornato dagli Stati Uniti per assumere la presidenza proprio nell’estate del 1983, ma aveva incontrato più di una resistenza tanto che estromise alcuni personaggi legati alla vecchia gestione come l’ex direttore generale Antonio Sbardella. Mentre l’anno prima se n’era andato il direttore sportivo: Luciano Moggi. Costoro si defilarono in buon ordine oppure animati da vis polemica e spirito di rivalsa? E con loro, quali altre figure, in maniera ufficiale e non, gravitavano allora in società? Infine, com’erano visti Spinozzi, Guenza e Valenzi?".
Quelli in grassetto non sono due nomi a caso, anzi nell'articolo vedo più un atto di accusa verso di loro. Su Spinozzi posso solo dire che era un idolo in campo e sugli spalti, uno che buttava il cuore oltre l'ostacolo in ogni contrasto.

Second me, by me.

Offline Charlot

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Re:La Lazio, Emanuela Orlandi, quattro lettere e una domanda: Perché?
« Risposta #6 il: 20 Lug 2016, 19:37 »
Re:La Lazio, Emanuela Orlandi, quattro lettere e una domanda: Perché?
« Risposta #7 il: 21 Lug 2016, 10:32 »
Su Spinozzi posso solo dire che era un idolo in campo e sugli spalti, uno che buttava il cuore oltre l'ostacolo in ogni contrasto.

Arcadio non è un grande, ma un grandissimo! ;)

Tornando al tema, sento puzza di bruciato perché l'articolo esce in un momento particolare per la Lazio, particolarmente adatto agli avvoltoi di turno sempre pronti a scagliarsi sulla loro preda prediletta...

Ovviamente spero di sbagliarmi!

P.S. Dietrologicamente parlando, l'articolo è uscito in quasi contemporaneità con la notizia della probabile assegnazione del terzo scudetto, che pareggerebbe  i conti con un altra associazione (che si dichiara) sportiva cittadina...

Offline Indaco

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Re:La Lazio, Emanuela Orlandi, quattro lettere e una domanda: Perché?
« Risposta #8 il: 21 Lug 2016, 10:57 »
Qualcosa ricordo di questa vicenda ma è tutto frutto del racconto di Arcadio Spinozzi, anni dopo il fatto, in un'intervista, credo in tv. (Scusate i "credo" ma la materia è davvero scottante).

La ragazza era di famiglia laziale, a partire dal papà, che in quanto dipendente del Vaticano probabilmente ebbe delle entrature per far conoscere i giocatori idoli della figlia. Padre e figlia furono quindi invitati al campo di allenamento della Lazio a Tor di Quinto, dove la ragazza conobbe i calciatori di persona al termine di un allenamento.

Questo è l'unico contatto avuto con i calciatori della Lazio del tempo, raccontato, ripeto, direttamente da Arcadio Spinozzi. Quando raccontò l'episodio, Spinozzi lo fece con grande sofferenza perché disse che aveva avuto serie conseguenze da questo semplice contatto. Un contatto come ce ne sono a centinaia tra una squadra di calcio e i propri tifosi, anche se in questo caso si trattava di tifosi un po' sui generis, poiché in grado di sfruttare una conoscenza per arrivare fino a Tor di Quinto e conoscere di persona i calciatori.
 

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