Apro un topic apposito per discutere di una questione che secondo me è sottovalutata in questo momento
rispetto alla campagna acquisti, il nuovo allenatore, l'addio di Miro etc.
Molto piu della punta forte, di Dv o del vice biglia quest'anno è mancata la Curva Nord.
Tutti noi io per primo abbiamo delle critiche da fare alla CN, in primis la sua deriva politica, peró
non possiamo non ammettere che senza il tifo della Curva le partite sono diverse non è lo stessa cosa
l'atmosfera è triste e desolata.
Ricordo che il motivo per cui la curva è stata assente tutto l'anno NON è stato il calciomercato sbagliato, l'odio verso lotito o altro ma il fatto che sono state introdotte delle odiose barriere all'interno della curva, snaturandone le caratteristiche storiche di aggregazione e la libertá di movimento, e inasprendo le sanzioni per chi anche semplicemente non rispetta il posto assegnato.
Ieri si è tenuto un convegno sulla questione di cui potete leggere il resoconto qui sotto da un articolo de la repubblica.
La cosa evidente è come baldissoni e sopratutto spalletti abbiano evidenziato la necessitá di togliere le barriere e far tornare la gente allo stadio.
Lotito invece per l'ennesima volta ha detto che in curva c'è gente che vuole fare la guerriglia ( una novitá rispetto allo spaccio e alla prostituzione ).
Cui prodest?
Questa guerra sanguinosa Curva-Lotito avrá mai fine?
E sopratutto, a fronte del 41% di tifosi persi in una stagione vale la pena per lotito continuare a volere
( perchè oramai è evidente che si tratta di volontá ) la curva nord deserta?
Negli ultimi non so quanti anni all'interno della curva non è successo praticamente nulla ( a parte i buu e i cori fascisti che certo non li fermi con le barriere ed hanno avuto comunque un apice in Lazio-napoli con la curva deserta ).
Che senso ha continuare a difendere questo provvedimento liberticida inutile dal punto di vista della sicurezza
e utile solo come esperimento di repressione?
Qui sotto l'articolo:
"Abbiamo trasformato il calcio in un campo di battaglia” In un anno sugli spalti la Lazio ha perso il 41% dei tifosi, la Roma il 12
Spalletti: “Le uniche barriere quando Totti tira le punizioni”
MATTEO PINCI
PER raccontare la prima stagione delle barriere in curva, cita addirittura Vittorio Gassman: «M’hanno rimasto solo». Il prefetto uscente e nuovo Capo della polizia Franco Gabrielli diventa per una volta il “Peppe er Pantera” del film L’audace colpo dei soliti ignoti. L’occasione per tracciare il bilancio è la conferenza nell’aula magna della Sapienza per il convegno “La legalità rompe le barriere”. Un dialogo tra istituzioni e offerto ai giovani, in cui però il confronto scivola anche in momenti di contestazione. L’unica notizia, in ogni caso, è che novità nel prossimo campionato non ce ne saranno. Le famose barriere nelle curve di Roma e Lazio, che hanno generato la protesta lunga un intero campionato degli ultrà delle due squadre, resteranno ancora al loro posto: «Rimarranno finché le persone non rientreranno nello stadio. Ma ne parlerete col nuovo prefetto, io non ho più questa responsabilità per fortuna», annuncia Gabrielli. Sarà dunque un problema di Paola Basilone, nuovo prefetto di Roma.
L’Olimpico s’è svuotato tragicamente: secondo il sito Osservatorio calcio italiano ha accolto rispetto al campionato precedente il 41 per cento di tifosi in meno della Lazio e il 12 della Roma. Una tendenza riconosciuta anche dagli addetti ai lavori come Spalletti, che sull’argomento ha provato unico, nella giornata - ad aprire un fronte di discussione: «Io non voglio dire a mia figlia di 5 anni che per entrare allo stadio serve una barriera. Serve trovare soluzioni alternative: capisco che ci sia una situazione di non controllo. Ma gli stadi bisogna riempirli perché sono vuoti». S’era concesso pure una battuta, l’allenatore della Roma: «C’è solo un momento in cui è concesso fare la barriera: quando calcia Totti». Anche più incisivo il dg Baldissoni: «Il tifo non è una malattia da debellare. Non dobbiamo cadere nell’equivoco che sia sinonimo di illegalità. Bisogna puntare all’eliminazione di tutte le barriere e fare largo alla responsabilità». E come il manager romanista sembra pensarla la stragrande maggioranza di chi frequenta lo stadio, almeno a dar retta ai numeri di un’indagine demoscopica presentata per l’occasione dalla polizia. Un campione di quasi 4mila tifosi ha risposto all’ingresso dell’Olimpico sul tema delle divisioni nelle due curve. E il 65% dei tifosi è del tutto contrario alle barriere. Percentuale che diventa un plebiscitario 80% se ci si aggiunge il 15 di chi è non le condivide moderatamente. Insomma, il dissenso è totale. Ma è proprio Gabrielli a rispondere: «D’accordo, non sono piaciute. Ma fanno anche argine. Sono come le dighe in Olanda». Insomma, non se ne può prescindere. Parole che tra gli applausi della platea istituzionale, vengono coperte dai “buu” di alcuni studenti in piccionaia, tra cui magari alcuni frequentatori abituali delle curve romane, o solo ragazzi in aperto dissenso con l’ex prefetto. Prova a sostenerlo Lotito: «Nessuno ha assunto le barriere con piacere, ma obtorto collo. Abbiamo trasformato questo sport in un campo di battaglia, ma la gente è condizionata da una minoranza di facinorosi e dai media ».
Parole che forse non bastano a restituire serenità a Gabrielli. Che tra la commozione per la vedova Raciti e il manifesto degli psicologi, inserisce un discorso strettamente personale. Dicendo di sentirsi abbandonato. «Le barriere sono previste da una direttiva dell’aprile 2014, decisa da una task force con tanti soloni del mondo del calcio. Io l’ho solo applicata. Mi hanno augurato la fine di Falcone e Raciti, ma non mi faccio spaventare. In Italia c’è un concetto proprietario del bene comune. Non piace l’idea di mettere regole in quella che qualcuno considera casa propria, ma casa loro non è». Insomma, la colpa è dei tifosi e finché non torneranno allo stadio dimostrando di poterci stare senza che si creino condizioni di pericolo la situazione non cambierà.