Confesso: da laziale di vecchio conio continuo a fare errori da pivellino.
Infatti persevero a non capacitarmi dell'attaccamento sentimentale, direi romantico, dei nostri tifosi verso delle belle pippe sugose col riportino che infestano la rosa e piombano le ali di questa squadra che se non fosse così zavorrata potrebbe veramente spiccare il volo.
Macché, a noi piace soffrire e questa vocazione al martirio insita nel nostro DNA non riesce proprio ad entrarmi in capoccia. Infatti da tifoso di un club impegnato in uno sport agonistico professionistico penso che il fine a cui tendere sia la vittoria, da ricercare con impegno ed onestà, senza ovviamente fare drammi se poi alla fine la vittoria non arriva. De Coubertin lo lascio veramente agli altri, al limite per chi è impegnato nello sport dilettantistico.
E in quest'ottica il punto più altro della nostra pluricentenaria storia per me è la finale di Monaco dove prendemmo a pallonate il Manchester United, punto apicale della Lazio cragnottiana dove guardavamo dall'alto in basso tutte le squadre europee. Attenzione: fine a cui tendere, che in matematica significa tendenza al raggiungimento del risultato, non pretendere che il risultato venga raggiunto. E quindi accettare con serenità anche le sconfitte e i momenti bui, quelli con 'na scarpa e 'na ciavatta, che ahimè sono maggioritari nei nostri 216 anni di storia. Ma, appunto, ahimè.
E invece i momenti con 'na scarpa e 'na ciavatta sono anelati, sono desiderati con ardore dalla nostra tifoseria, per essa il momento più alto della nostra storia sono gli spareggi di Napoli quando piegavamo le reni al mitico Campobasso. Che bello, le macchine festanti sulla Napoli-Roma, il gol di Poli, gli occhi della tigre....
A noi ce fa schifo, ad esempio, avere un portiere come il Da Costa di ieri che ti regala dei punti immeritati: no, ci mancherebbe, salvo poi rosicare come castori per non aver vinto una partita dominata e prendersela col destino cinico o baro che ti frappone un Da Costa o un Perin di 2 anni fa. E che ce famo con questi punti in più? Vuoi vedere che forse riusciremmo veramente ad arrivare stabilmente nella parte nobile della classifica?
E no, così si annacquerebbe l'istinto di sofferenza del laziale, quello a cui sta stretto pure un campionato di metà classifica perché vuoi mettere la bellezza di strizzare gli intestini nella lotta fino all'ultima giornata per non retrocedere: un romanticismo assoluto, lo sturm und drang biancoceleste.
Massì, continuiamo ad issare sulla sedia gestatoria Lulic71 e portarlo in processione alle sagre paesane: vuoi per caso contestare la presenza in campo dell'eroe del 26 maggio anche se non struscia più un pallone che sia uno? E cosa hai da dire su Radu, dieci anni di lazialità con la faccia da duro, quello che si fa sentire nello spogliatoio e, last but not least, anche lui artefice della coppainfaccia?
E Inzaghino carino carino con quel ciuffetto ribelle, cos' laziale fuori e dentro, che ti ha fatto?
Ma niente, ci mancherebbe, teniamoceli tutti belli stretti e continuiamo con la mistica del -9.
A me sta bene tutto, tranne sorbirmi ad ogni fine stagione le solite pseudoanalisi sui perché dell'ennesimo fallimento: il complotto dei poteri forti, er palazzo, la mediocrità della società ecc.
L'unica conclamata mediocrità, bramata, desiderata, è della tifoseria che così continua a vivere strusciandosi alla coperta di Linus della sconfitta che ci fa sentire così profondamente laziali. Scemo io a non aver ancora compreso tutto ciò.