Non ti volevo coinvolgere in una terapia. Sono io che ne ho bisogno. Solo che il discorso stava andando oltre la partita di domenica.
Per me la tua posizione è molto ragionevole. Non sono d'accordo con te quando scrivi "oggi tifare Lazio dovrebbe essere ed è una passeggiata di salute". Non sono d'accordo proprio perché per molti non lo è. Vivono la Lazio diversamente da te o da come tu pensi la debbano vivere.
Quello che cercavo di dire, con troppe parole, è che per vivere la Lazio serenamente tra di noi è necessario che ognuno accetti il modo di essere dell'altro, anche se lo trova abominevole.
Per chiarezza, se hai preso il mio post come una critica al tuo, me ne scuso. Ma non c'era nessuna intenzione di farlo.
Anzi è lodevole ed apprezzabile sia l'intento che il contenuto. Quindi hai fatto bene a scrivere quello che hai scritto. La mia risposta non era consequenziale al tuo post ma prendeva solo spunto da una parte di esso.
Più che altro penso che trovare una terapia per un Laziale per indurlo a tifare la sua squadra del cuore è un'impresa che ritengo incredibile.
Non dovrebbe esistere proprio il "problema".
Ed invece è diventato un "problema" grosso quanto una casa.
Che arrivassimo a questo punto era ampiamente prevedibile da anni.
Per chi non è riuscito a preservare la "normalità" del tifare, ormai la situazione è pressoché compromessa ed irreversibile. Proprio perché ormai anni di negatività e di disaffezione hanno scavato un solco profondissimo.
La frattura non è solo con Lotito ma viene messo in discussione proprio il senso di appartenenza ad una squadra, ai suoi colori, alla sua storia ed ad un popolo.
Io ho fatto scientificamente lo sforzo di non mischiare le due cose e quindi non vivo il problema. Altri, evidentemente, no.
Non li giudico, è un problema loro.
Non ho soluzioni ne medicine, posso solo rappresentare il mio "sentire" ed il mio punto di vista per quello che vale.
Proprio per questo ho sempre accettato (anche non condividendolo) il modo di essere tifoso degli altri.
E questo l'ho fatto da sempre, da quando, per esempio ho abbandonato la Nord, dove ero cresciuto, perché non condividevo la linea degli Irriducibili pre e post Lotito.
La storia e i fatti che si sono susseguiti, hanno dimostrato e dimostrano che sono stati gli unici artefici della loro ascesa ma pure del loro fallimento odierno.
Da tempo ho smesso di pensare a trovare cure per i Laziali perché i Laziali una cura non la vogliono.
Al netto degli errori della società, lo spettacolo odierno e preoccupante è desolante. Una asfissiante pesantezza che ammorba tutto ciò che è biancoceleste perché biancoceleste fa scopa con Lotitiane.
Ma non ne ho la responsabilità, proprio perché ho "lavorato sodo" per salvaguardare una delle passioni che amo di più nella mia vita e scindere le cose.
Se agli altri piace sta maleodrante monnezza odierna è un problema tutto loro e trovino le soluzioni da soli.
Io, sinceramente, come già in passato, mi metto nel mio angoletto e continuo a tifare la mia squadra del cuore come ho sempre fatto e come penso che debba fare un tifoso.
Mi rendo conto che sempre più mi sento come un indiano d'America che è chiuso nella riserva. Alla fine però, anche in quel caso, la verità storica ha detto che gli indiani "cattivi" erano le vittime e quelli che sembravano i "buoni" in realtà erano i carnefici e gli unici responsabili dell'estinzione di un popolo.
Dopodiché, l'unico catalizzatore finale per invertire la situazione è l'addio di Lotito.
Non c'è altra soluzione. Finché c'è lui non cambierà atteggiamento da parte della maggior parte dei tifosi pure se riuscisse a portare l'acqua con le orecchie ad ognuno di loro.
Siccome, nonostante tutto i tentativi di abbatterlo, è ancora ben saldo in sella, lo stallo della situazione perdurerà, a meno che i tifosi non riescano a marginalizzato e a rimettere al centro le cose importanti che ti legano alla tua squadra malgrado la sua presenza.
Difficile, estremamente difficile.