Ci fanno passare per grandi fascisti, tutti fascisti ma in fondo noi laziali siamo la tifoseria che più si avvicina ai comportamenti della sinistra italiana: sempre a discutere, sempre a cavillare, sempre pronta a spaccarsi e a fare scissioni. Fin dai tempi della famigerata Coscienza della Lazio che guidata da un noto giornalista laziale del Corsport attaccava Maestrelli perché voleva il ritorno del vate Lorenzo. Pensa tu che capocce albergavano all'interno di quell'associazione. Pensa quanto capivano di calcio...
Insomma, com'era la battuta sugli ebrei (inventata e raccontata per prima da loro, eh, e non da qualche antisemita imbecille che non citerei mai)? Che se metti vicino due ebrei otterrai sempre almeno tre pareri? (Se l'ho raccontata male, qualsiasi netter mi può correggere con la versione giusta e non mi offenderò) Ecco, noi laziali siamo così: sarriani, tudoriani, tariani, lotitiani, fabiniani, ancora cragnottiani, chinagliani, magari divisi ancora tra le fazioni cinquantennali dei martiniani-rececchiani (era meglio receccoriani?) e gli wilsoniani-chinagliani come recitano ancora i muri degli spogliatoi di Tor di Quinto ecc. ecc.
Ho provato a metterla un po' in scherzo ma in fondo è vero che siamo così, ci piace discutere e dividerci sulla Lazio. Però nei momenti decisivi, quelli topici, quelli importanti ci riunamo tutti e ci compattiamo, e ci sono state nella nostra storia innumerevoli dimostrazioni di questo. Senza che mi metta a citarle tutte.
Nel prossimo weekend, ad esempio, incontreremo il nostro nemico storico, la squadra e la tifoseria che più odiamo, quelli che più ce stanno sur cazzo (nel caso mio, poi, a livello quasi di ossessione, di malattia...).
Ecco, che l'unità non sia un optional questa settimana. Daje.