Ripeto la domanda :
Perché in Paesi dove preparare un giocatore costa meno, tanto da essere conveniente per le squadre italiane prenderli a parità di valore con giocatori italiani, le squadre dovrebbero essere interessate a prendere giocatori da Paesi dove costa di più formarli?
A me sembra un cortocircuito
Un attimo, Mister! :-)
È un bel Sudoku.
Proviamo a ragionarci su, assieme ;-)
Ovviamente, parliamo sempre di medie e tendenze generali. Dunque, i singoli casi di trasferimenti ci interessano relativamente.
Ragioniamo inoltre per "Regioni" e "Continenti", ancor prima che per singoli Paesi di uno stesso spazio geografico, in cui le differenze sono meno marcate (es. Serbia Bulgaria con Italia; Ghana o Chile con Italia; ma non Olanda, Spagna, etc con Italia).
Parliamo di settore giovanile: dunque di ragazzi pescati all'estero, in cambio del cui trasferimento si paga un semplice premio di formazione.
Parliamo di ragazzi già in Prima Squadra, al loro primo trasferimento a titolo definitivo: dunque, il loro prezzo (relativo, a cui aggiungiamo gli oggettivi medi Costi di Formazione) e il loro valore (oggettivo) sono quelli del "prodotto" nuovo, appena o da poco uscito dalla "fabbrica" di calciatori - così semplifichiamo e non consideriamo le variazioni di valore e prezzo nel corso del tempo, vale a dire il ciclo vitale del prodotto (con gli scarpini).
Purtroppo, dobbiamo ragionare a spanne, perchè non ho dati sotto mano (magari, li cercherò, se mi capita, perchè sono molto curioso : D).
Punto zero. Lo scambio commerciale comporta dei razionali ma diseguali vantaggi comparati (altrimenti, non potrebbe avere luogo, a meno di costrizioni esterne) ma allo stesso tempo presenta delle contraddizioni irrisolte e "irrazionali", del tipo: spendo per importare legna dalla Russia, senza sfruttare con raziocinio quella ho nei miei boschi. Ma perchè? (maggiori vincoli di legge, mancati investimenti in specifiche varietà colturali, mancati investimenti nella manutenzione, etc, etc, etc).
Il primo punto - come per tutte le cose economiche: torniamo al calcio! - è la qualità del prodotto (con gli scarpini), ovvero il suo valore oggettivo, a cui il prezzo è solo in parte legato, ma non in maniera trascurabile.
Il secondo punto è la possibilità di accesso a un determinato mercato: in termini di capacità di spesa, ma non solo (collaborazioni commerciali, "network" di vario genere come le reti migratorie, appetibilità dell'area di riferimento, legami etnici e culturali tra gli addetti ai lavori, etc, etc).
Terzo punto. Prezzo di un giovane calciatore, al suo primo trasferimento = oggettivi medi Costi di Formazione+valore oggettivo calciatore+dinamiche domanda/offerta+differenziali di potere sul mercato fra acquirente e venditore, etc, etc
Una merce (con gli scarpini) prodotta in Italia può essere acquistata con convenienza in Romania infatti, perchè:1)
il valore oggettivo del ragazzo è modesto, dunque si paga un prezzo contenuto per acquistarlo; questo ancor prima dei Costi da Formazione, della dinamica domanda/offerta, delle distorsioni del (calcio)mercato, etc, etc.
2)
comprando un modesto calciatore italiano già formato, risparmio sui costi da investimento della sua Formazione, perchè avvenuta altrove. Io (Romania) magari non posso permettermeli, oltre una certa soglia, per quantità e qualità.
3)
i migliori giovani calciatori romeni sono stati già o saranno venduti all'estero: saranno rimpiazzati nel breve-medio periodo da calciatori di modesto valore - magari stranieri perchè come detto risparmio sulla Formazione - con relativo margine di valorizzazione futura. In attesa che in Romania nasca, qua e là solo a sprazzi, qualche altro pulcino di talento.
4)
un calciatore italiano acquistato dalla (Juventus, Inter, Milan, Lazio, etc, etc) può essere a torto o ragione considerato più pregiato e degno di considerazione di uno proveniente dal Chindia Targoviste o dal Gaz Metan.
Sono disposto a pagare dunque qualcosa in più a parità di valore con un giovane romeno (prezzo: oggettivi medi Costi di Formazione+valore oggettivo+domanda/offerta+differenza di potere sul mercato fra acquirente e venditore, etc, etc). Questo tipo di acquisto - comunque a cifre contenute - può aprirmi magari prospettive di collaborazione formale o informale con un club straniero di alto livello, etc, etc
Ora.
Il caso in cui una squadra di un Continente o di una Regione meno ricchi del nostro (America Latina, Africa, Asia, Est Europa, etc, etc) acquisti da una Prima Squadra - oppure soprattutto prelevi, nel corso del processo di Formazione, dimezzandone i costi per istruirlo - un calciatore di alto livello "sfornato" da un settore giovanile europeo è praticamente impossibile.Al contarario - come giustamente rilevato da Maremma Laziale - il caso in cui giocatori italiani di
modesto valore oggettivo (e relativo basso prezzo, che comprende i medi Costi di Formazione) vengano acquistati all'estero nei campionati minori non solo è possibile: ma per quanto premesso all'inizio - e sviluppato logicamente poi - è anche
ragionevolmente favorevole, alle giuste condizioni.Ti ho convinto? : D
n.b. L'Investimento in Formazione richiede strutture e personale (federali e privato) di alto livello, al fine di ridurre il rischio di seminare a vuoto, rimettendoci soldi, magari ricavati da magri bilanci. Sia per la quantità che per la qualità del prodotto (con gli scarpini).
Non tutti i Paesi (specie quelli minori, non specializzati a fare ciò) possono permetterselo. Alla fine - a fronte di un livello modesto della competizione - può essere più facile e conveniente comprare dall'estero, cercando magari "quel qualcosa in più", dopo aver comunque esportato verso le Regioni e i Continenti più ricchi i propri, pochi, pezzi pregiati.
FOT