Articolo preso dal sito cuoredilazio a cura di Arianna Michettoni
Il progetto-Lotito avanza tra tante plusvalenze e poche cessioni eccellenti. È il lontano 2004 quando la Lazio ingaggia un giocatore che firmerà un contratto di 23 anni percependo 6 milioni di euro a stagione: così i biancocelesti, dopo una lunga trattativa, si aggiudicano le prestazioni di "Fisco".
Può essere infatti utile personificare e materializzare un'entità astratta e troppo spesso dimenticata nelle premesse di un "Lotito caccia li sordi" che prosegue incessantemente da allora. Perché il patron "li sordi" li caccia, ogni anno, sin dall'inizio della sua presidenza. Ed è noto per essere oculato, avveduto, accorto – non a caso si è aggiudicato il Financial Fair Play per la rigorosa e meticolosa gestione del bilancio economico della Lazio – ma è, soprattutto, intelligente.
Nel 2005 la Lazio, nello stato di coma irreversibile in cui versa, opera sul mercato esclusivamente con formule di prestito e comproprietà, ingaggiando parecchi giocatori svincolati – tra cui Mudingayi. Proprio quest'ultimo è stato poi venduto nel 2008 al Bologna, che lo ha pagato 6 milioni di euro: un chiaro ed evidente segnale dell'abilità imprenditoriale della società, in grado di massimizzare il precedente investimento.
Nel 2006 i biancocelesti acquistano vari calciatori, tra cui Cristian Ledesma, Stefano Mauri e Goran Pandev, spendendo in totale circa 20 milioni di euro. E superata la fase di assestamento, arriva il primo successo dell'era Lotito: il ritorno in Champions League. Per quanto la filastrocca "quando in champions sei tornato/Lotito Vignaroli ti ha comprato!" venga insegnata già ai bambini come segno distintivo di lazialità, ciò non è del tutto vero: in quello stesso anno è arrivato Aleksandar Kolarov, pagato l'esorbitante cifra di 800000€. Assieme al suo ingaggio ci furono anche quelli di Juan Pablo Carrizo (costato circa 7500000€) e Fernando Muslera (circa 3000000€), di Stefan Radu (prima in prestito ad un milione di euro e successivamente riscattato dalla Lazio a 4,5 milioni di euro), David Rozehnal (prestito oneroso ad un milione di euro e riscattato per un costo totale di 3,6 milioni di euro) Mourad Meghni (pagato circa 2500000€) e Rolando Bianchi.
Eppure l'accento va posto sull'acquisto del serbo che, tre anni dopo, viene rivenduto a 18 milioni di euro. No, non si tratta di un'operazione fortunata, fortuita, casuale. La Lazio ha sempre operato razionalmente e con astuzia, non piegandosi all'abitudine spendacciona e sperperatoria del calciomercato. Altri due esempi: nella sessione estiva della stagione 2008/2009 arrivano alla Lazio, rispettivamente per poco più di 900000€ e per 1,2 milioni di euro, Stephan Lichtsteiner e Libor Kozak. Il primo verrà venduto alla Juventus per 10 milioni di euro; il secondo all'Aston Villa per 7,5 milioni di euro.
Nonostante però i successi finanziari, la contestazione a Lotito non si è mai fermata. Eppure l'errore maggiore della sua presidenza c'è stato quando quest'ultimo, mostrando un lato diverso dal freddo calcolo ragionato, ha riscattato a furor di popolo Mauro Zarate (operazione da 20 milioni di euro). Il triste epilogo della vicenda è noto a tutti, ma ieri come oggi la colpa è sempre di uno solo. Quell'uno che, al grido di "ad oltranza sparuta minoranza", "o lui o noi" "Lotito vattene" e "libera la Lazio" ha fatto in modo che calciatori come Marchetti, Klose, Lulic, Cissè, Candreva, Anderson, De Vrij, Parolo ed Hernanes indossassero la maglia della Lazio. Proprio Hernanes, dalle capriole tristi (e dai risultati raggiunti con l'Inter ancora più tristi), è poi l'ultima cessione illustre operata da Claudio Lotito. Il centrocampista fu venduto ai nerazzurri il 31 gennaio 2014, rispettando il suo desiderio di giocare (e vincere, a suo dire) altrove.
Anche in questa occasione Lotito è riuscito a trarre profitto da questa operazione: il profeta, acquistato per 13,5 milioni di euro, fu ceduto per 20 milioni di euro. E dalla sua partenza le Lazio ne ha ricavato Felipe Anderson, che oggi incanta l'Olimpico con le sue giocate. La verità è una, supportata dall'oggettività dei fatti: la politica economica attuata dalla società non mira ad infiammare le folle, ad esaltare le masse – Lotito non vende sogni, ma solide realtà – è concreta e quanto mai funzionale al raggiungimento e al miglioramento degli obiettivi posti. Nella passata stagione, terminata al terzo posto, si è riusciti a superare squadre che ad opinione comune erano meglio intervenute sul mercato, allestendo – secondo gli esperti – rose forti e competitive.
Si sta attuando un progetto che affianca l'esperienza e la solidità di calciatori affermati alla crescita di giovani talenti, ma tanto lontano dai clamori e dai proclami altisonanti da non avere la visibilità meritata. Eppure si è già in grado di primeggiare nel panorama italiano: tutto merito di una strategia che è riuscita a confutare l'assioma "più spendi più vinci" – altro obiettivo centrato da Claudio Lotito. Le recenti operazioni di mercato (conclusosi, secondo Tare, ma ci si aspetta ancora un innesto) confermano tale linea programmatica: sono stati acquistati giovani di valore, in grado di apportare imprevedibilità e freschezza alle manovre dei biancocelesti.
Pure la tempistica elogia i movimenti effettuati dalla Lazio: tutti gli acquisti sono arrivati opportunamente per tempo, in modo tale da consentire loro di prendere parte alla preparazione precampionato, adattandosi ed integrandosi agevolmente agli schemi ideati da mister Pioli. Qualsiasi giustificazione possano quindi addurre i tifosi tale da motivare una nuova protesta (come giorni addietro paventava un comunicato della Curva Nord, che invitava a non sottoscrivere l'abbonamento fino alla chiusura della sessione di mercato estiva) appare francamente incomprensibile, soprattutto ora che la Lazio, chiamata ad affrontare due sfide difficili e bisognosa dell'incitamento sugli spalti, vede procedere a rilento la campagna abbonamenti con i supporters più impegnati in pretese e richieste che nel sostegno della propria squadra. E qualunque sia l'esito della sfida contro la Juventus e del preliminare di Champions, di certo la gestione societaria di Claudio Lotito è solida e stabile, ed i progetti sono ben chiari e definiti.