so che sono ignorante su ste cose, ma come ci e' finita quella canzone a simbolo del neofascismo?
La storia è questa:
(Vedi intervista a Pingitore, che ha inventato il Bagaglino):
Pingitore: ho scritto "Ragazzi di Buda" contro i carri sovietici, non per CasaPound – Secolo d'Italia
Pingitore riguardo al suo essere di destra ha risposto: “Lo sono stato perché a sinistra non c’erano più posti…”. Ha poi spiegato che la destra attuale non lo interessa e che per lui quella definizione rimanda ad alcuni valori che sono prima sentiti e poi elencati. Ha anche parlato di un fascismo anarchico che si esprimeva nel Bagaglino perché non si guardava in faccia nessuno e a nessuno si facevano sconti. Sulla legge Fiano ha detto che non è possibile legarla all’episodio del Lido fascista di Chioggia (“quel bagnino è solo ridicolo”, è stato il commento di Pingitore) e che in Italia è mancato un atto di “confessione collettiva” per cui su Benito Mussolini sono stati fatti ricadere tutti gli errori e gli orrori condivisi invece dalla maggioranza degli italiani (“gli antifascisti erano una piccola parte”, ha detto).
Agli intervistatori che gli chiedevano della canzone da lui scritta “Avanti ragazzi di Buda“, ha spiegato di averla scritta nel 1966 per ricordare l’invasione dell’Ungheria da parte dei comunisti sovietici. Nessuno se ne voleva ricordare e allora Pingitore scrisse quella canzone. Adesso la cantano negli stadi o a CasaPound? “Ognuno canta quello che vuole – ha risposto Pingitore – e chi sono io per dire che fanno bene o fanno male ad appropriarsene? Dico solo che io certo non ho scritto quella canzone per CasaPound…”.
Questa la genesi della canzone, che risale dunque agli anni ‘60.
Poi, dall’inizio anni ‘80, quando l’anticomunismo militante era un tema fondamentale della destra post fascista e sprangatrice, il FUAN - credo - di Trieste cominciò a usare la canzone come slogan politico, non solo contro il totalitarismo comunista, ma anche come espressione di ribellione al comunismo delle “zecche”. Serviva a stigmatizzare lo schifo liberticida Comunista.
Ovviamente, con la loro demenziale annessione ideologica, gli idioti mani-a-paletta sono riusciti a rovinare un degnissimo tributo della memoria contro le vittime dei totalitarismi, e in particolare le vittime dei troppo frettolosamente dimenticati totalitarismi dei merdosi comunisti sovietici e degli altrettanto merdosi e maledetti comunisti italiani, Togliatti in primis (per me, dovrebbe sparire dalla toponomastica).
(Vedi sotto)
A partire dalla sollecitazione lanciata nell'ottobre 1986 dallo storico magiaro-francese François Fejto, sono stati trovati i documenti che comprovano al di là di ogni ragionevole dubbio che Togliatti sollecitò i sovietici all'intervento armato contro la rivoluzione ungherese: in una sua lettera del 30 ottobre 1956 al Comitato Centrale del PCUS, pubblicata su "La Stampa" l'11 settembre 1996, scrisse:
«Alla segreteria del CC del PCUS
30 ottobre 1956
Gli avvenimenti ungheresi hanno creato una situazione pesante all'interno del movimento operaio italiano e anche nel nostro partito. Il distacco di Nenni da noi che pure, a seguito delle nostre iniziative, aveva mostrato una tendenza a ridursi, si è ora bruscamente acuito. La posizione di Nenni sugli avvenimenti coincide con quella dei socialdemocratici.
Nel nostro partito si manifestano due posizioni diametralmente opposte e sbagliate. Da una parte estrema si trovano coloro i quali dichiarano che l'intera responsabilità di quanto avvenuto in Ungheria risiede nell'abbandono dei metodi stalinisti. All'altro estremo vi sono coloro che accusano la direzione del nostro partito di non aver preso posizione in difesa dell'insurrezione di Budapest e che affermano che l'insurrezione era pienamente da appoggiare e che era giustamente motivata. Questi gruppi esigono che l'intera direzione del nostro partito sia sostituita e ritengono che Di Vittorio dovrebbe diventare il nuovo leader del partito. Essi si basano su una dichiarazione di Di Vittorio che non corrispondeva alla linea del partito e che non era stata da noi approvata. Noi conduciamo la lotta contro queste due posizioni opposte ed il partito non rinuncerà a combatterla.
Tuttavia vi assicuro che gli avvenimenti ungheresi si sono sviluppati in modo tale da rendere molto difficile la nostra azione di chiarimento all'interno del partito e per ottenere l'unità attorno alla sua direzione. Nel momento in cui noi definimmo la rivolta come controrivoluzionaria ci trovammo di fronte ad una posizione diversa del partito e del governo ungheresi e adesso è lo stesso governo ungherese che esalta l'insurrezione. Ciò mi sembra errato. La mia opinione è che il governo ungherese, rimanga o no alla sua guida Imre Nagy, si muoverà irreversibilmente verso una direzione reazionaria.
Vorrei sapere se voi siete della stessa opinione o se siete più ottimisti. Voglio aggiungere che tra i dirigenti del nostro partito si sono diffuse preoccupazioni che gli avvenimenti polacchi ed ungheresi possano lesionare l'unità della direzione collegiale del vostro partito, quella che è stata definita al XX Congresso. Noi tutti pensiamo che, se ciò avvenisse, le conseguenze potrebbero essere molto gravi per l'intero nostro movimento.»
(Palmiro Togliatti)
Togliatti aveva già inviato la lettera ai sovietici, all'insaputa di tutti gli altri dirigenti comunisti italiani, quando, la sera del 30 ottobre, si riunì la direzione del PCI, nel corso della quale egli enunciò il celebre principio: «Si sta con la propria parte anche quando sbaglia».
Palmiro Togliatti sostenne anche: «È tutta colpa di quegli agitatori qualunquisti del Circolo Petöfi di Pest e dell'influenza esercitata dal filosofo György Lukács, comunista per modo di dire. Lo rimanderemo a scrivere i suoi libri a Vienna, come ha fatto per tanto tempo. [...] Giunto a questo punto è mia opinione che una protesta contro l'Unione Sovietica avrebbe dovuto farsi se essa [...] non fosse intervenuta, e con tutta la sua forza questa volta, per sbarrare la strada al Terrore bianco e schiacciare il fascismo nell'uovo, nel nome della solidarietà che deve unire nella difesa della civiltà tutti i popoli, ma prima di tutto quelli che già si sono posti sulla via del socialismo».
A fine novembre 1957, durante la Prima Conferenza mondiale dei partiti comunisti tenutasi a Mosca, Togliatti votò, insieme agli altri leader comunisti (tranne il segretario del Partito Comunista Polacco Gomulka, presente il nuovo leader ungherese János Kádár) a favore della condanna a morte dell'ex presidente del Consiglio ungherese Imre Nagy e del generale Pál Maléter, ministro della Difesa, arrestati l'anno prima dalle truppe sovietiche d'occupazione, il 3 novembre nel quartier generale sovietico di Tököl e il 22 novembre appena uscito dall'ambasciata jugoslava con il salvacondotto del governo Kádár, con l'accusa di aver aperto «la strada alla controrivoluzione fascista».
La condanna a morte sarebbe stata sancita soprattutto su pressione della Cina. Secondo quanto affermato dallo stesso Kádár in un verbale di riunione del CC del partito comunista ungherese del 29 novembre 1957, Togliatti pregò di rinviare quelle ingombranti esecuzioni a dopo le imminenti elezioni politiche italiane del 25 maggio 1958, perché il PCI non ne fosse troppo danneggiato. L'invito fu accolto e Imre Nagy fu impiccato il 16 giugno 1958.