ZOOM - Ecco Mamadou il figlio del vento mandato da Eto’oEra bambino, un giorno Eto’o s’avvicinò e gli disse: «Mi raccomando Mamadou, nel Barcellona rappresentiamo l’Africa, i comportamenti devono essere esemplari» , non ha mai dimenticato quelle parole e non ha mai tradito la promessa. Ma il Barça lo mandò via e gli crollò il mondo addosso, fu il momento più duro. Era una mattina, accadde tutto all’improvviso, erano appena le 9: «Prendi la tua borsa e vattene» , gli dissero. Mamadou Tounkara pensò subito alla sua famiglia, non alla carriera, il dispiacere di lasciare i blaugrana passò in secondo piano. «Come faccio con la mia famiglia? Quei pochi soldi mi servivano» . Ha sempre corso per la sua famiglia, ha sempre corso per arrivare, ecco perché oggi è qui, in anticipo sul futuro.
L’ESPLOSIONE - Non beve la Coca-Cola, la lascia ai suoi coetanei. E’ già calciatore nella testa, cura l’alimentazione, è un atleta vero. E’ l’uomo più veloce della Lazio, lo dicono i test, non è pubblicità gratuita. Beh, forse definirlo uomo è un po’ esagerato. E’ l’uomo più piccolo della Lazio, l’imberbe goleador, ha 17 anni e qualcosa, ma è vero che è veloce e precoce. Ha sempre giocato coi più grandi: nel Barcellona che l’ha tradito militava nei Giovanissimi e negli Allievi pur essendo più piccolo. Nella Lazio ha vinto lo scudetto Primavera in età Allievi e da minorenne s’allena e segna accanto a Klose. Parte così, alza la testa, tiene alte le ginocchia, fa mulinare le gambe, è elegante quando corre, non solo potente. Il suo calcio è fatto di fiato e muscoli, sembra spinto dal vento, è una gazzella quando accelera. Le sue cosce sprigionano forza e rapidità, gli fanno puntare la porta, lo aiutano a dribblare velocemente, sono al servizio del suo talento. E segna, l’ha fatto vedere martedì nel match contro l’Auronzo. E’ entrato in corsa, ha debuttato e l’ha fatto con carattere, senza nascondersi, se lo fai con i grandi inizi male. Primo pallone calciato di sinistro (non è il suo piede, lo sta allenando), è finito nel lago, non s’è demoralizzato. Gli altri palloni li ha capitalizzati: due gol in 120 secondi, il terzo sfiorato in tuffo. E altri due palloni li ha serviti a Ederson (gol) e a Klose (gol sfiorato), s’è messo al servizio dei campioni. «Due gol subito, per me è un sogno» , ha scritto su Twitter. All’improvviso è sbucato lui, il ragazzino che Petkovic ha voluto in ritiro. Non faceva parte della lista dei convocati, è stato aggiunto all’ultimo: «E Tounkara dov’è?» , s’è chiesto Vlado, l’hanno convocato di corsa. Mamadou era all’oscuro di tutto, non s’aspettava la chiamata. L’ha ricevuta venerdì 5 luglio, il 10 luglio è partito con destinazione Auronzo. Era già pronto, pur pensando di doversi allenare con la Primavera, da campione d’Italia, da dieci giorni aveva iniziato ad allenarsi. L’ha fatto di sera, correndo da solo. Mamadou è così: arriva al campo mezzora prima degli altri e va via tra gli ultimi. Ha la testa giusta, conta quanto il talento. Dopo ogni partita chiede consigli, vuole essere esaminato: «Come sono andato? Cosa ho sbagliato?» . Ha la predisposizione al sacrificio, sa vivere il gruppo.
DOUMBIA - Attaccanti così bravi e veloci piacciono a Vlado, sono quelli che ha lanciato nel corso della sua carriera. Qualche nome? Seydou Doumbia, ivoriano, classe 1987, oggi al Cska Mosca, ieri allo Young Boys. E’ mister 10 milioni di euro, quando Petkovic lo ebbe alle sue dipendenze fu pagato 130.000 euro. In Svizzera è diventato capocannoniere: 20 gol nel 2008-09, 30 gol nel 2009-2010. Doumbia non è l’unico esempio, va ricordato anche il nome di Henri Bienvenu, attaccante camerunense classe 1988, 21 gol in 55 presenze nello Young Boys. C’è un’Africa che corre veloce anche nella Lazio, sognando Eto’o, non la Coca-Cola.
Fonte: Il Corriere dello Sport
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grande se hai gia la testa a questa età puoi diventare un campione
continua così Mamadou