Non ho letto tutto, sembra sempre la stessa roba, manca quasi sempre l'indicazione delle fonti di prova. Sembrano dimostrati solo i frenetici contatti telefonici e alcuni movimenti di persone prima e dopo le partite incriminate, certo suggestivi. Qui forse sono un po' più precisi rispetto all'ordinanza. Di solito questi avvisi sono più sintetici, il nostro ha voluto fare una sentenza, la sentenza che probabilmente non arriverà mai. Ovviamente non è il suo compito.
Insomma, si fa fatica a immaginare un processo, cioè la possibile formazione nel processo delle prove che l'accusa dovrebbe fornire. Specie sull'associazione ma anche sulle singole frodi. Ci vorrebbero dei pentiti, almeno uno. Ora è come se Di Martino avesse sparato la palla in alto. Ma non aveva senso immaginare che facesse passi indietro, specie su Mauri anche per il possibile profilo di ingiusta detenzione, e l'associazione a delinquere e' l'unico reato che li manda avanti ancora un po'.
Naturalmente io continuo a pensare che questa inchiesta, come altre precedenti, siano sacrosante. Poi bisogna saperle fare, non si arresta la gente senza prove per tentare di farla parlare in catene, scarcerandola prima che il Riesame possa pronunciarsi, ma in tre anni abbondanti non mi avete dimostrato che questi hanno indagato per principio sulla Lazio, rinunciando per principio a colpire altri, tipo il "capitano della giallorossa" per dire.
Sono senz'altro molto spregiudicati, ostinati, lenti, superficiali, per certi aspetti cialtroni, arrestano in quel modo ed è molto grave. Ma insomma alcune cose sono venute fuori, non è che hanno indagato sul nulla. Su vicende che non riguardano la Lazio le prove le hanno eccome. C'erano - e ci saranno ancora, suppongo - bande di "scommettitori" che acchittavano partite nelle serie minori e anche bande di criminali comuni che si sono affacciati in serie A, non è chiaro cosa abbiamo fatto di preciso ma certo hanno preso contatti, hanno lavorato, forse hanno solo raccolto informazioni in un contesto in cui tutti sappiamo che i calciatori scommettono, magari non tutti ma a tutti i livelli, e spesso le partite le acchittano da soli, come peraltro confermava lo stesso Ilievski nell'intervista che per voi era uno scandalo e per me un'ottima intervista; anzi a certi livelli per i calciatori le scommesse sembrano quasi una specie di retribuzione integrativa... Vi pare niente? Dite piuttosto che lo sapete meglio di me ma va bene lo stesso...
Non c'era la Cupola che controllava il campionato ma a me non dispiace che abbiano fatto le indagini, pure con i mezzi di una giustizia allo sfascio, leggi ridicole, tempi folli e procedure assurde di un Paese in cui è saltato ogni tipo di controllo salvo quello del giudice penale, quando capita, se capita e, purtroppo, come capita.
A differenza di altri casi più o meno recenti la giustizia sportiva, almeno da un certo momento in poi, non ha usato le mezze carte della giustizia ordinaria come una clava, anche perché era evidente a tutti che erano mezze carte. L'informazione, nel complesso, ha dato prove peggiori, e non mi riferisco ai due di Repubblica, per quanto unilaterali, a volte un po' cialtroni anche loro nelle necessarie semplificazioni ma pure più documentati degli altri, capaci di un minimo di iniziativa. Penso proprio all'informazione giudiziaria e sportiva in generale, che non racconta la realtà ma si specchia nelle chiacchiere e nelle inchieste più o meno farlocche, certo non risolutive del marcio e della corruzione che ci sono, nel calcio come altrove.
Insomma, anche qui - ma che lo dico a fa? - non guasterebbe un atteggiamento più equilibrato, ragionevole, un po' meno tifoso, un po' meno condizionato dalla paura per tutto quello che ci hanno fatto che c'ero anch'io, ci mancherebbe, almeno gli ultimi 35 anni, e so pure che si può ripetere, si è ripetuto
E vorrei pure dire al Jardinero, che senz'altro ne sa più di me, che l'inchiesta sul Piazza della Loggia mi pare difficilmente riducibile alla presa per il culo dei parenti delle vittime. Errori, certo, tanti, dai primi minuti. Ma anche potenti depistaggi, potenti coperture che i magistrati, con tutti i loro limiti, hanno subito. Sono inchieste e processi, quelli di Brescia e ancor più quelli di Milano, in parte istruiti da Salvini, che ci hanno raccontato un pezzo di storia di questo paese, più che verosimile anche se Tizio e Caio sono in Giappone o comunque non sono in galera per questa o quella falla di un sistema-giustizia allo sfascio a cui però si delega di fatto tutto, o perché chi ha parlato ha parlato tardi, o anche ripeto per gli errori dei magistrati e di chi faceva le indagini con loro.