Non mi è mai capitato. Via Calderini, ore 12,30 del giorno prima del derby. Penso sia chiuso, perché non c'è nessuno. Nessuna coda, nessun distributore di segnaposto... Poi mi accorgo di un paio di persone all'interno, ed entro. Sono gli impiegati, solo gli impiegati. In un silenzio spettrale, mi avvicino e chiedo se ci sono biglietti. Immagino, sarà tutto esaurito. L'impiegato alza gli occhi e ride sarcastico. Biglietti? Orde di biglietti, montagne di biglietti, oceani di biglietti che attendono speranzosi all'interno delle stampanti. Due meste battute, non arriviamo a 4.000, certo che ci sono i Distinti Ovest, ci sono SOLO i Distinti Ovest, dato che la vendita degli altri settori inizierà una volta esaurito il settore. Due minuti, escono i biglietti, un romammerda e via.
E mi immagino domani, uno stadio spettrale, da Lazio-Ludogorets, perché anche quelli là, a detta dell'addetto, i biglietti non li hanno fatti. Però ci saranno gli abbonati, loro saranno di più, molti di più. Ma - come cantavano Francesco Guccini e Augusto Daolio - noi non ci saremo. Non ci saremo in uno stadio inutilmente militarizzato, che conterrà più agenti e steward degli elettori dell'NCD, dove occorrerà passare attraverso reticolati e cavalli di Frisia, lasciando l'auto a chilometri di distanza perché non si sa mai, denudati da solerti e occhiuti controllori, esibendo documenti e stati di famiglia, tastati da sospettosi individui dopo esser stati incanalati in entrate, tornelli, percorsi obbligati indicati da frecce minatorie e cartelli allarmanti tra cani ululanti trattenuti a malapena dagli agenti, costretti ad ingurgitare un litro di acqua minerale perché - si sa - la bottiglia non può entrare. L'acqua la compri, a due euro il sorso, all'interno.
Tralasciando però coloro la cui madre è perennemente incinta (anche i prefetti hanno avuto una madre), noi, i laziali, non ci saremo. Con tutte le giustificazioni del mondo, legittime, reali, tangibili, plausibili. La vedremo in televisione, soffriremo come sempre è successo in un derby. Ma noi non ci saremo, e la Lazio sarà sola. Non ci saranno scenografie, cori, quell'assordante muraglia umana che accompagna la Lazio nella sua battaglia contro il Male. Ci sarà uno sparuto manipolo di tifosi qualsiasi, non usi ad ergersi a capopopolo e trascinatori di inni. I pochi cori - magari intervallati dagli insulti a Lotito, ormai non solo patrimonio culturale della curva - rimbomberanno come un'eco tra i seggiolini vuoti della Nord.
Io ci sarò. Forse non capisco appieno la legittimità delle rivendicazioni, forse non manifesterò la necessaria solidarietà verso un mondo ultras spezzato e diviso dal Muro di Berlino, probabilmente è insensibilità, sarò visto come un crumiro. Ma non gliela faccio. E' più forte di me, non gliel'ho fatta negli ultimi 50 anni, magari c'erano meno controlli o i biglietti costavano meno, ma non è certo questo che mi ha impedito di essere presente. Guardare quella marea giallorossomarrone in faccia vale molto più - per me - di qualsiasi altra possibile considerazione.
Non mi rivolgo agli ultras della Nord. Non condivido nulla della loro protesta, sono allibito dal loro abbandono, ma almeno loro un motivo ce l'hanno. Ma gli altri? Tutti quei laziali che inondano forum e facebook, noi siamo daa Lazzio, noi ci avemo Battisti, i Giardini di Marzo, Bigiarelli e il Maestro, noi che non ti lasceremo mai sola, noi che finalmente senza sti nazisti dell'Illinois lo stadio sarà un'altra cosa, noi che critichiamo, c'indigniamo, ci scandalizziamo e stigmatizziamo... Ma 'ndo cazzo state? 'Ndo cazzo starete domani? Affollerete le parabole di Mediaset? Insulterete Tagliavento il sergente Garcia e i boro d'oro attraverso il tubo catodico?
Comunque andrà domani, voi avrete perso. Poi sono fatti vostri, fate quello che volete. Ma fateme un cazzo di piacere lunedì. Stateve zitti. Non criticate anche se avrete da criticà, non esultate se avrete da esultà. Perchè vittoria o sconfitta non saranno comunque le vostre.
Distinti Nord Ovest, ingresso 51 fila 61.