Not in my name

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Not in my name
« il: 01 Dic 2019, 10:36 »
Ho la consapevolezza che questo topic sarà chiuso ancor prima di partire ma non posso non esprimere il mio imbarazzo per quello che continua a perpetrarsi all’Olimpico.
Ci lamentiamo tanto quando nei paesini della Calabria o della Sicilia durante le processioni viene fatto l’inchino sotto le finestre dei capi mafia; noi invece beatamente continuiamo a permettere l’idolatria di un ex capo curva, assassinato in modo purtroppo violento, ma che le indagini in corso (e le relative intercettazioni) stanno acclarando essere stato un vero e proprio narcos.
Chi permette tutto ciò è complice. Adieu


Re:Not in my name
« Risposta #1 il: 01 Dic 2019, 10:41 »
Secondo me bisogna discernere ciò che è stato Piscitelli per la Lazio e ciò che è stato fuori nella sua vita privata.
Poi qui si apre un discorso enorme su cui non voglio mettere bocca perché troppo giovane e perché bisogna sempre avere rispetto per i morti.
Ma da questa base si potrebbe iniziare a discutere, senza insultare o sparlare di una persona che non c'è più e di cui sappiamo molte cose perché raccontate da giornalisti più o meno bravi.
Io ho una visione molto cinica di questa vicenda e del mondo ultras

UnDodicesimo

UnDodicesimo

Re:Not in my name
« Risposta #2 il: 01 Dic 2019, 10:48 »
Il paragone con la mafia mi pare esagerato.

Rimane però che farebbe piacere che i capi tifosi fossero di ben altro tipo, ma questa è la curva che abbiamo, e non mi pare che gli altri stiano meglio. Quindi il problema è più ampio.

In ogni caso, finché la legge permettere l'idolatria di un ex capo curva, nessuno si può permettere di vietarlo.
Re:Not in my name
« Risposta #3 il: 01 Dic 2019, 10:52 »
Saranno i giudici a stabilire ovviamente che tipo di reato associativo sarà. A me comunque mi imbarazza

Offline ronefor

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Re:Not in my name
« Risposta #4 il: 01 Dic 2019, 11:26 »
Quindi il buon Cragnotti , incarcerato a Regina Coeli e condannato a 9 anni di reclusione( e non mi rispondete che poi la giustizia lo assolverà come Andreotti e compagnia) perché riceve gli applausi di tutto lo stadio ogni qual volta viene a vedere la Lazio ?
Io direi di fare i tifosi e non giudicare chi e cosa fa al di fuori dello stadio
Re:Not in my name
« Risposta #5 il: 01 Dic 2019, 11:27 »
Saranno i giudici a stabilire ovviamente che tipo di reato associativo sarà. A me comunque mi imbarazza
Quoto e straquoto
Re:Not in my name
« Risposta #6 il: 01 Dic 2019, 11:31 »
Fabrizio Piscitelli per la Curva Nord ha significato tanto, viene omaggiato in quanto leader di quella parte della tifoseria e non per altri aspetti della sua vita.

Non mi piacciono molte cose che rappresentano quella parte di tifoseria e non avevo certo il mito di Poscitelli, anzi. Però ora è deceduto e mi sembra normale e legittimo che una parte di tifoseria lo omaggi, ripeto in quanto tifoso e non per altro.

Vieterei più manifestazioni fasciorazziste che l'omaggio ad un uomo che non c'è più.

Rispetto però anche per chi dice "non in mio nome"

Offline Tarallo

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Re:Not in my name
« Risposta #7 il: 01 Dic 2019, 11:34 »
Fabrizio Piscitelli per la Curva Nord ha significato tanto, viene omaggiato in quanto leader di quella parte della tifoseria e non per altri aspetti della sua vita.

Esercizio dialettico lodevole, ma di difficilissima applicazione.

Offline pan

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Re:Not in my name
« Risposta #8 il: 01 Dic 2019, 11:38 »
secondo me invece non bisogna discernere proprio per niente quando si raggiungono certi livelli.

Offline paolo71

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Re:Not in my name
« Risposta #9 il: 01 Dic 2019, 11:40 »
secondo me invece non bisogna discernere proprio per niente quando si raggiungono certi livelli.

ma pure senza raggiungerli, se sei un criminale non mi interessa che squadra tifi.
Non mi interessa se è quella del mio cuore.
Condivido aquilaspezzina.
Re:Not in my name
« Risposta #10 il: 01 Dic 2019, 11:52 »
Non dimenticherei lo specifico tipo di reati che si contesta: associazione criminale finalizzata allo spaccio di droga è una roba orrenda.
Anche io provo imbarazzo e devo dire che non avevo capito né mi era stato detto cosa fosse diventato Piscitelli fuori dallo stadio.

Offline RG-Lazio

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Re:Not in my name
« Risposta #11 il: 01 Dic 2019, 12:02 »
Secondo me bisogna discernere ciò che è stato Piscitelli per la Lazio e ciò che è stato fuori nella sua vita privata.
Poi qui si apre un discorso enorme su cui non voglio mettere bocca perché troppo giovane e perché bisogna sempre avere rispetto per i morti.
Ma da questa base si potrebbe iniziare a discutere, senza insultare o sparlare di una persona che non c'è più e di cui sappiamo molte cose perché raccontate da giornalisti più o meno bravi.
Io ho una visione molto cinica di questa vicenda e del mondo ultras

queste affermazioni sono al limite dell´omertá.

Cosa sarebbe stato per la Lazio??? E´abbastanza oggettivo che quelli come lui hanno danneggiato la Lazio sia come societá sportiva sia come impresa economica (il danno al brand é notevole). Per non parlare del danno morale ai tifosi Laziali che in tutto il mondo devono difendersi dal pregiudizio che aleggia...forse non ti sei mai trovato difronte alle reazioni anche fisiche di interlocutori quando dici "sono tifoso della Lazio"...io per per prevenire inizio giá a raccontare come e perché...e tutto questo lo dobbiamo a gente come questo signore.

Punto secondo, sarebbe diventato un narcos/mafioso senza essere stato uno dei capi della nord??? Mi dispiace ma storicamente le cose non si possono separare...e lo capirebbe anche un bambino il perché.

Questa storia del rispetto per i morti é stucchevole...considerando le idee e le azioni di determinati soggetti nei confronti dei vivi.

Online FatDanny

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Re:Not in my name
« Risposta #12 il: 01 Dic 2019, 12:04 »
A me invece quello che stabiliscono i giudici rispetto al reato associativo interessa poco anche perché è spesso molto discutibile (vedi mafia capitale).

Ritengo però sbagliato il paragone con le celebrazioni dei mafiosi/camorristi/ndranghetisti perché li avvengono esattamente sulla base del ruolo criminale avuto in vita.
E anche in questi casi lo Stato invece di alimentare indignazione spiccia dovrebbe chiedersi perché in certe zone avvengono manifestazioni di questo tipo. Semplice paura o effettiva manifestazione di affetto per chi ha rappresentato un para-welfare dove il welfare di stato è totalmente assente?
Magari agire su questo aspetto aiuterebbe non solo a limitare queste manifestazioni ma proprio il fenomeno generale, mentre così , ridotto a inaccettabile folklore, ne scarica ogni responsabilità in una condanna sociale che evita di darsi spiegazioni.

Tornando a noi, non si può dire che Diabolik viene celebrato per questo motivo, ma per il suo ruolo ultras.
Non credo, come dice tarallo, che il principio sia di difficile applicazione. Diabolik ha rappresentato un modo di organizzare la curva che riguarda un modo di stare allo stadio, di andare in trasferta, di vivere la propria squadra.
Discutibile? Ma certamente, io molto non lo condivido (espressioni fascio-razziste, violenza, machismo), qualcos'altro lo apprezzo (visto con i miei occhi i capi curva riprendere ragazzetti in trasferta che apostrofavano con insulti sessisti tifose avversarie, l'idea che in trasferta i laziali sono una cosa sola e non devono sentirsi in pericolo, a prescindere da qualsiasi altra categoria, anche politica).
Ma resta il fatto che l'omaggio è su questo, non sulla sua attività criminale.
Scusatemi, ma in una città in cui si vendono gadget e magliette sui protagonisti di romanzo criminale mi sembra più preoccupante questo che l'omaggio ad un capo ultras che era anche criminale nella vita.

Ancor più in generale, scusate la lunghezza, io non condivido questo atteggiamento giustizialista di "fine pena mai". In cui anche persone che hanno scontato la totalità della pena, vedi combattenti anni '70, non devono più parlare in pubblico, anzi non possono più avere una vita pubblica per via dei crimini commessi. In cui parlare con loro, magari di temi che nulla hanno a che vedere con quella storia, diventa automaticamente apologia della lotta armata.

Distinguere le cose invece mi sembra non solo utile, ma necessario.

Offline Tarallo

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Re:Not in my name
« Risposta #13 il: 01 Dic 2019, 12:10 »
Fat, è di difficile applicazione perché è difficile dimostrare una competa separazione dei due ruoli, come spiegava qualcun altro. Se uno fa l'attore e è bravo, poi lo arrestano per un reato qualunque, a me rimane più facile continuare a celebrarne le qualità artistiche. Ma credo e temo che la posizione di Diabolik in curva abbia favorito alcune delle sue attività illecite, e credo che sia difficile immaginare che non ci sia stato un flusso anche in direzione opposta.
Faccio fatica a biasimare chi prova del risentimento per tutto questo è vorrebbe vedere questa figura separata dalla Lazio. Sulle trasferte, io ne ho fatte poche, ma ho sempre avuto più paura dei laziali che dei tifosi avversari.
Re:Not in my name
« Risposta #14 il: 01 Dic 2019, 12:18 »
queste affermazioni sono al limite dell´omertá.

Cosa sarebbe stato per la Lazio??? E´abbastanza oggettivo che quelli come lui hanno danneggiato la Lazio sia come societá sportiva sia come impresa economica (il danno al brand é notevole). Per non parlare del danno morale ai tifosi Laziali che in tutto il mondo devono difendersi dal pregiudizio che aleggia...forse non ti sei mai trovato difronte alle reazioni anche fisiche di interlocutori quando dici "sono tifoso della Lazio"...io per per prevenire inizio giá a raccontare come e perché...e tutto questo lo dobbiamo a gente come questo signore.

Punto secondo, sarebbe diventato un narcos/mafioso senza essere stato uno dei capi della nord??? Mi dispiace ma storicamente le cose non si possono separare...e lo capirebbe anche un bambino il perché.

Questa storia del rispetto per i morti é stucchevole...considerando le idee e le azioni di determinati soggetti nei confronti dei vivi.

Forse hai ragione, ma io non vedo mai tutto bianco o tutto nero.
Il commento sotto al tuo spiega esattamente il mio pensiero senza che sto a sbrodolare frasi su frasi.

Online FatDanny

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Re:Not in my name
« Risposta #15 il: 01 Dic 2019, 12:28 »
Tarallo, io l'ordinanza per sommi capi l'ho letta (sono 400 pag, per una lettura accurata ci vuole tempo).
Francamente fatico a vedere la coincidenza tra i due ruoli di cui parli tu. Qualcuno del gruppo ha fatto manovalanza per l'attività criminale di Diabolik? Si.
Questo può portare a dire che le due cose si sovrappongano? No. A leggere le carte assolutamente no.

Per altro occhio a metterla su questo piano, che al momento è ancora uscita poco (fatto e espresso) perché mancano elementi, ma da questa inchiesta potrebbe arrivare su di noi un'altra bella cartata di merda.

Offline Tarallo

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Re:Not in my name
« Risposta #16 il: 01 Dic 2019, 12:52 »
Se fosse merda reale e non mediatica supporterebbe quello che dicevo e quelli che non riescono a separare completamente le due cose, preferendo l'oblio, almeno in their name, che poi è quello che dice il topic.
Re:Not in my name
« Risposta #17 il: 01 Dic 2019, 13:05 »
A me invece quello che stabiliscono i giudici rispetto al reato associativo interessa poco anche perché è spesso molto discutibile (vedi mafia capitale).

Ritengo però sbagliato il paragone con le celebrazioni dei mafiosi/camorristi/ndranghetisti perché li avvengono esattamente sulla base del ruolo criminale avuto in vita.
E anche in questi casi lo Stato invece di alimentare indignazione spiccia dovrebbe chiedersi perché in certe zone avvengono manifestazioni di questo tipo. Semplice paura o effettiva manifestazione di affetto per chi ha rappresentato un para-welfare dove il welfare di stato è totalmente assente?
Magari agire su questo aspetto aiuterebbe non solo a limitare queste manifestazioni ma proprio il fenomeno generale, mentre così , ridotto a inaccettabile folklore, ne scarica ogni responsabilità in una condanna sociale che evita di darsi spiegazioni.

Tornando a noi, non si può dire che Diabolik viene celebrato per questo motivo, ma per il suo ruolo ultras.
Non credo, come dice tarallo, che il principio sia di difficile applicazione. Diabolik ha rappresentato un modo di organizzare la curva che riguarda un modo di stare allo stadio, di andare in trasferta, di vivere la propria squadra.
Discutibile? Ma certamente, io molto non lo condivido (espressioni fascio-razziste, violenza, machismo), qualcos'altro lo apprezzo (visto con i miei occhi i capi curva riprendere ragazzetti in trasferta che apostrofavano con insulti sessisti tifose avversarie, l'idea che in trasferta i laziali sono una cosa sola e non devono sentirsi in pericolo, a prescindere da qualsiasi altra categoria, anche politica).
Ma resta il fatto che l'omaggio è su questo, non sulla sua attività criminale.
Scusatemi, ma in una città in cui si vendono gadget e magliette sui protagonisti di romanzo criminale mi sembra più preoccupante questo che l'omaggio ad un capo ultras che era anche criminale nella vita.

Ancor più in generale, scusate la lunghezza, io non condivido questo atteggiamento giustizialista di "fine pena mai". In cui anche persone che hanno scontato la totalità della pena, vedi combattenti anni '70, non devono più parlare in pubblico, anzi non possono più avere una vita pubblica per via dei crimini commessi. In cui parlare con loro, magari di temi che nulla hanno a che vedere con quella storia, diventa automaticamente apologia della lotta armata.

Distinguere le cose invece mi sembra non solo utile, ma necessario.

Mah, mi pare che andiamo molto fuori strada.
Limitandosi al sud, che credo di conoscere approfonditamente, posso garantirti che il culto della personalità dei boss nasce solo dal sangue e dal terrore. Poi, che quel terrore abbia come causa anche una presenza insufficiente dello Stato, questa è un’altra storia.
Poi non credo si possa paragonare la passione per un film e per personaggi inventati all’emulazione di un delinquere vero.
Sul tema della damnatio memoriae dei combattenti anni ‘70  magari ne parliamo a parte.
Su Fabrizio, che sapeva essere simpatico e brillante a volte, ma era quasi sempre dispotico e arrogante, non voglio trinciare un giudizio morale, tanto meno dopo che è morto per omicidio.
A me interessa la questione dei giovani tifosi della Lazio, che ne coltivano l’immagine e ne celebrano pubblicamente il ricordo ogni domenica.
E, come altri, resto a disagio perché Piscitelli è stato davvero un cattivo esempio per i giovani.
Dico una cosa brutta: la sua tragica morte per certi versi lo riscatta, come un monito a chi pensa che la vita del Diablo fosse un modello. 

Online FatDanny

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Re:Not in my name
« Risposta #18 il: 01 Dic 2019, 14:04 »
Mah, la mia famiglia è originaria della periferia nord di napoli e ho tutt'altra percezione.
Non è solo terrore e sangue quando in una dimensione socialmente abbandonata a se stessa c'è chi ti garantisce un reddito sopra i 100 euro al giorno se ci limitamo alle semplici vedette. È un sistema di para-welfare complesso che non va banalizzato. E che ha interessanti termini di paragone nelle organizzazioni fondamentaliste in medioriente.
Terrore e sangue magari funzionano rispetto a chi non dico sia benestante ma quantomeno ha un reddito dignitoso, per gli altri (la maggioranza in certi quartieri) non è solo questo.
Sì vedano torbella, quarticciolo, San Basilio a Roma, per non allontanarci troppo.

Se fosse merda reale e non mediatica supporterebbe quello che dicevo e quelli che non riescono a separare completamente le due cose, preferendo l'oblio, almeno in their name, che poi è quello che dice il topic.

Non ci sono elementi altrimenti ne sarebbero conseguiti capi di imputazione.
Ma dove non ci sono elementi giuridici restano, come spesso detto in altri casi, elementi di giudizio "politici" ed etici (su questo concordiamo), così come, sul fronte opposto, l'ipotesi di una calunnia.

Offline pan

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Re:Not in my name
« Risposta #19 il: 01 Dic 2019, 14:52 »
non riesco a capire perchè si è arrivati a parlare di mafia. si prende l'orrore apicale e lo si paragona a schifi minori quasi per annacquare le colpe anche dei secondi. cazzo di metodo.
primo.
poi.
Anche se accettassimo questa iperbole dialettica proviamo a rispondere comunque. il nostro problema non è stato la "mafia" ma la connotazione fascista e razzista data ad una innocente formazione sportiva che per colpa di questo sopruso si è ritrovata famosa in tutto il mondo come Nazio invece che per altro, che si trascina sto drappo nero per colpa di persone come il protagonista del topic in questione. Non perché totò riina gravitava tra le nostre fila. Siamo famosi perché fascisti non perché scioglievamo la gente nell'acido.
quindi l'omaggio alla persona in questione è quanto mai contro senso se poi ci lamentiamo di quello che è la Lazio per l'opinione pubblica, e ci incazziamo, ci sentiamo frustrati ecc. ecc.
 piscitelli viene omaggiato per valori sbagliati che i mondiali antirazzisti, per esempio, combattono. non come "grande tifoso" della Lazio.
poi se pure con lui dovemo fà come con mussolini, evidenziando le bonifiche pontine o l'arte razionalista dell'EUR , invece che dittatura e leggi razziali uguale a i cori, la coreografia, l'educazione ai ragazzini in curva (sorbole... così non viene cancellato) basta saperlo. evidentemente anche i valori vanno a comando.
 

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