I tifosi della Lazio da anni criticano aspramente Claudio Lotito, o meglio “Lotito” secondo i più critici, colpevole di non voler aumentare la qualità della squadra per poter competere ad altissimi livelli…..”Vogliamo la Ferrari…” è il leitmotiv di alcuni giornalisti-tifosi dell’etero romano di sponda Laziale.
A Napoli Aurelio De Laurentiis è appellato “Pappone”, accusato e criticato dalla parte più calda della tifoseria di usare il Napoli per sistemare i conti della Filmauro, e di volerci solo guadagnare, tralasciando di acquistare i Top Players così da permettere agli azzurri di poter strappare alla Juventus scudetto e dominio in Italia, e competere in Europa.....”pensa solo al bilancio”…è l’accusa più enunciata….
A Roma sponda giallorossa James Pallotta, proprietario e presidente (italo)americano, viene da anni contestato perché nonostante annunci e promesse non riesce a portare vittorie e trofei alla Roma, di aver “snaturato” il senso di appartenenza della società stessa, e volendo solo speculare con la costruzione, eventuale, dello stadio.
A Torino e Firenze, Urbano Cairo ed i fratelli Della Valle, tra i più importanti imprenditori italiani, ed anche editore, sono da anni contestati perché tengono le loro società in una “aurea mediocritas” del calcio italiano, destinandole stabilmente a ruoli da comprimarie, di media classifica, accusandoli di volerci solo guadagnare.
Il presidente del Genoa Preziosi va in giro con la scorta per le continue minacce di una parte della tifoseria più accesa, che gli contesta di gestire la società più antica d’Italia come un “mercante” in continua cerca d’affari, senza, a loro detta, alcuna volontà di rendere competitivo il Grifone.
Ferrero, presidente dell’altra sponda di Genova, la Sampdoria, viene contestato perché anch’egli non permette alla “Doria” di spiccare il volo, e di non essere rappresentativo dello stile blucerchiato.
A Bologna Joe Saputo, ricco uomo d’affari ed imprenditore (italo)canadese viene contestato per i cattivi risultati ed i mancati investimenti di qualità a favore della squadra.
In Italia, al momento, solo le 3 grandi classiche del Nord-Italia, Juventus Milan ed Inter, sono al riparo da contestazioni costanti, visti i risultati vincenti continui, i bianconeri, e le prospettive di crescita potenziale per le due milanesi.
Una certa dose di buonsenso e visione più ampia della realtà socio-economica dell’Italia, ci dovrebbe suggerire che in questo periodo storico l’imprenditoria ed il mondo economico Italiano non è in grado di esprimere un livello di mecenatismo superiore a quanto oggi stiano esprimendo i Presidenti sopracitati, e ciò non riguarda, per l’appunto, solo il calcio ma l’intero complesso industriale italiano.
Il mecenatismo degli anni ’80 è molto lontano, e giova ricordare che all’epoca vi era un apparato politico ed industriale (la cosiddetta prima repubblica) che, senza voler assolutamente emettere un giudizio, viaggiava a braccetto, garantendosi entrambi un equilibrio di crescita e ricchezza economica, anche a favore della popolazione stessa….la politica partitocratica dava all’industria la possibilità di investire ed arricchirsi, attraverso opere pubbliche ed appalti, la stessa classe imprenditoriale ed industriale provvedeva a finanziare la costosa macchina partitica attraverso una parte dei proventi, ed il tutto garantiva anche un costante tasso di benessere alla società, enti locali che assumevano in abbondanza, industrie private sovvenzionate che assumevano a tempo indeterminato, e per finire, ma cosa non meno importante, anche il benessere ludico della popolazione, come nell’antica Roma, era garantito, attraverso questi industriali/imprenditori/proprietari che, ognuno in base alle sue possibilità, nella grande città come nella piccola provincia, provvedevano a finanziare ed investire parte della loro ricchezza in società sportive e calcistiche, raggiungendo popolarità, consensi e successi in ambito locale, nazionale ed internazionale, alimentando la cosiddetta “fabbrica di sogni” calcistica italiana, per più di un ventennio, da primi anni ’80 alla meta degli anni 2000.
Man mano questi grandi mecenati sono caduti in disgrazia, a livello economico, uno alla volta, costantemente, portando con sé, nel baratro, sogni, entusiasmi e consenso del mondo dorato del pallone, e con essi la gioia di molte piazze calcistiche….si parte da Rozzi, Anconetani, grandi mecenati di provincia, passando da Viola, Ferlaino, artefice del grande periodo del Napoli di Maradona…cadono altri ancora….giù Cragnotti, poi Tanzi, Cecchi Gori e poi subito dopo Sensi….rimangono per qualche anno ancora Moratti, Berlusconi e gli Agnelli…dopo un po’ anche i due colossi economici milanesi devono ridimensionarsi.
Chi invoca investitori stranieri modello petrolieri e magnati russi, sceicchi o principi del Quatar deve quantomeno prendere atto che l’Italia è un Paese in cui questi grandi ricchi del pianeta non vengono ad investire, per svariati motivi.
Innanzitutto non investono in Italia a causa del regime fiscale e burocratico, ma soprattutto perché il nostro paese ha una legislazione antimafia ed antiriciclaggio molto meticolosa, che ostacola l’immissione sospetta di capitali stranieri, obbligando a passaggi e certificazioni che mal si addicono alla spregiudicatezza di certi magnati.….una qualsiasi azione legale potrebbe bloccare, o congelare, investimenti per miliardi di euro/dollari….inconcepibile per una parte di uomini d’affari esteri.
Arabi, Russi ed altri mecenati hanno investito nel PSG ed in alcuni club inglesi perché la parte di soldi che hanno immesso nei rispettivi Club è solo una piccola parte dei loro investimenti in quei Paesi….a Parigi hanno avuto in concessione i lavori negli aeroporti e la costruzione di interi quartieri, stessi investimenti nell’alta finanza e nel campo immobiliare per quel che riguarda l’Inghilterra….sarebbe impossibile in Italia, con le nostre leggi anti-riciclaggio, il nostro regime fiscale, i nostri infiniti passaggi burocratici….la vicenda stadio di Pallotta, della Roma, è sotto gli occhi di tutti….
Senza capitale straniero, e senza una reale ripresa economica, al momento, non esiste realtà imprenditoriale nazionale che possa fare di più rispetto a quanto attualmente fanno i vari De Laurentiis, Lotito, Della Valle, Cairo…ecc. ecc…..se non essere bravi a livello di scelte sportive e dirigenziali.
Le uniche 3 realtà societarie che presentano prospettive attuali e future di crescita economiche sportive sono le proprietà di Juventus Milan ed Inter: quest’ultimo è di proprietà del colosso industriale cinese Suning, che per quanto facoltoso è cmq obbligato ad investire in maniera logica e graduale, sotto la direzione dello Stato cinese, che controlla gli investimenti verso l’estero dei propri gruppi industriali; la società rossonera è di proprietà di un fondo d’investimento americano, che per sua ragion d’essere e “mission” economica ha l’obbligo di valorizzare il Club per tentare di venderlo rivalutato, e la Juventus ha una proprietà che è italiana solo per la nazionalità dei proprietari, la Famiglia Agnelli, ma la multinazionale controllante ha sede all’estero, e quindi sotto regime legislativo e fiscale estero.
Questa è la realtà, per cui invocare la cacciata del presidente spilorcio, invocando l’approdo sul cavallo bianco del mecenate sceicco di turno serve, al momento più alla pancia emotiva che alla logica.
Ben più costruttivo sarebbe pretendere, da parte dei tifosi, l’ottimizzazione delle scelte e delle risorse tecnico-sportive, e godersi quanto di buono, comunque, riescono ad esprimere.