Per quanto riguarda i gol subiti, siamo più o meno in linea con il trend generale. Acerbi ha sicuramente portato più solidità, ma la modalità con cui subiamo i gol (amnesie al 90% dei laterali che non tornano come dovrebbero o dei due esterni della difesa a 3 sui tagli avversari dalle fasce) e la loro quantità sono sempre più o meno le stesse.
La differenza, al netto della freschezza fisica e mentale di alcuni interpreti che è diminuita per età/voglia di cambiare, sta anche nel fatto che re Ciro prima segnava anche quando si chinava ad allacciarsi gli scarpini, mentre Correa, che dovrebbe sopperire a questa mancanza, ha bisogno di 5 occasioni pulite per segnare un gol.
A volte, oltre ogni lecita analisi sulla qualità della rosa e sulla capacità dell'allenatore, le risposte ai dubbi amletici sono nei dettagli: infatti, coppe a parte, l'andamento della Lazio con questa ossatura e questa impostazione oscilla sempre tra il sogno del 4 posto e la delusione dell'8. Entrambi gli estremi sono comunque più casuali rispetto al più preventivabile piazzamento tra 5 e 7 posto, distanza sulla quale ballano di solito pochi punti.
Dopo tanti anni, questi indizi fanno una prova: se capitalizziamo tutte le occasioni da rete probabilmente arriviamo più verso il vertice alto di questi piazzamenti. Se andiamo ben sotto la media delle realizzazioni, invece, finiamo come l'anno scorso.