"le parole sono importanti"(cit): nel giornalismo poi, scritto o parlato fa lo stesso, le parole e le immagini sono l'essenza stessa del messaggio. una riflessione allora sulle parole più usuali con le quali i media raccontano la Lazio è forse indispensabile per meglio comprendere il senso che, solitamente, si intende dare a questo racconto
le squadre di calcio, tutte le le squadre, competono per uno o più obiettivi. per un titolo, per una qualificazione, per la salvezza e così via. la Lazio no, la Lazio non ha obiettivi, la Lazio sogna. la Lazio sogna l'Europa, la Lazio sogna il secondo posto, la Lazio sogna questa o quella coppa, quando centra un risultato la Lazio realizza un sogno, quando fallisce vede il suo sogno svanire. perché si è scelto di dare questa dimensione onirica al percorso biancoceleste? probabilmente perché avere, o darsi, concretamente, degli obiettivi significa rapportarsi alla realtà e attrezzarsi di conseguenza per il confronto, possibilmente vincente, con essa. ridurre tutto alla dimensione del sogno elimina il rapporto con il reale, cancella la dimensione progettuale, vanifica lo sforzo costruttivo, riduce tutto alla casualità, l'impresa eventuale diventa accidente, non c'è prima, non c'è dopo. una parola insomma perfettamente funzionale alla riduzione del cammino della Lazio a un eterno presente senza prospettive, senza punti di arrivo
le squadre di calcio, tutte le le squadre, nel mercato scelgono, selezionano acquisti e cessioni in base agli obiettivi prefissi e alle risorse disponibili. la Lazio no, la Lazio non fa scelte, la Lazio scommette. ogni acquisto della Lazio è una scommessa: giovani, vecchi, stranieri, italiani, non importa, chi arriva a Formello è sempre e comunque un punto interrogativo. la Lazio è la sola squadra italiana, ma probabilmente non solo italiana, a incrinare le certezze, abitualmente indistruttibili, dei cosiddetti esperti di calciomercato (prima o poi bisognerà pur decidersi a dedicare la giusta attenzione a questa neo figura professionale dell'esperto di calciomercato...). biglia è più regista o più trequartista? basta saprà adattarsi alla difesa a quattro? e parolo sarà adeguato per il centrocampo a tre? milinkovic ha rifiutato a fiorentina o è la fiorentina che ha rifiutato lui? in ogni caso, qualunque sia la risposta a queste e a mille altre domande relative al mercato biancoceleste, ciò che è certo, ciò che è costante, è che alla Lazio ci si arriva così, guidati dalla sorte. dai, pigliamolo, hai visto mai!?
le squadre di calcio, tutte le le squadre, hanno tifoserie variegate, composite, plurali, riflesso più o meno fedele di una presenza storicamente radicata nella società e nel territorio. ci sono i tifosi per bene, a volte persino illustri, delle tribune, c'è il popolo delle curve, ci sono le donne, i giovani e così via. poi, a fianco di questa tifoseria che si ama dire sana, ci sono i violenti, ci sono i teppisti, i delinquenti, i criminali, corpi estranei, marginali, sostanzialmente estranei al corpo più generale, estranei persino al corpo sostanzialmente sano degli ultras. c'è una società per la quale tutte queste distinzioni perdono qualsiasi significato? che domande, certo che c'è. il tifo laziale è come la notte hegeliana in cui tutti i gatti sono bigi. tutti a volto coperto, i laziali, tutti armati di coltelli e bastoni, tutti con i fumogeni, tutti a insultare e malmenare forze dell'ordine, giornalisti e tifosi avversari. del resto, il tifo laziale questo è. si sa
le squadre di calcio, tutte le le squadre, chi più, chi meno, chi meglio chi peggio, programmano investimenti, stilano progetti finanziari, delineano i profili del proprio sviluppo industriale e produttivo. la Lazio no, nella Lazio qualsiasi approccio al settore finanziario o a quello strutturale, o al mercato, si riduce essenzialmente a niente altro che a una forma di speculazione. la borsa è una occasione di crescita finanziaria. per le altre. per la Lazio è speculazione. con gli stadi le altre contribuiscono alla crescita civile e sociale della città. per la Lazio è solo speculazione
vorrei chiudere ponendo una questione. ci si lamenta spesso, nel mondo Lazio, della poca attenzione che i media dedicano all'universo biancoceleste. ma visto il come veniamo raccontati e vista la difficoltà, se non addirittura la impossibilità, storica, di modificare le forme (le parole, persino le parole) di tale racconto, non sarà che più sensato invece sarebbe porsi l'obiettivo di una riduzione ulteriore della presenza della Lazio nella rappresentazione (distorta, disgustosa, servile) quotidiana del calcio in Italia? insomma, se il racconto della Lazio, restando ai primi che mi vengono in mente, è affidato a mauro o a varriale, a vocalelli o a criscitello, davvero vale la pena battersi per una Lazio ancora più presente in questo teatrino?