Infatti dobbiamo prendere atto che noi laziali siamo pochi e, soprattutto, refrattari al consumo di Lazio e sport.
Le ragioni sono storiche: la gelata degli anni 80, in primis, che ha bruciato molte radici. Ma anche l'inspiegabile incapacità di Cragnotti di costruirne di nuove, durature, ambiziose, nel settennato d'oro 1995-2002. Io ricordo che, ad esempio, trovare materiale ufficiale per i negozi era impossibile, che nelle TV eravamo inesistenti. Cragnotti fu incapace di fare leva sulla potenza calcistica per creare una nuova generazione di Poi Lotito, con la sua mentalità, forse necessaria per lo stretto rigore di autofinanziamento a cui siamo obbligati, provinciale dal punto di vista del marketing.
Ecco il risultato, oltre allo stadio il dramma è anche nei numeri delle partite in pay tv: siamo pochi pochi, anche sulla poltrona.
A questo punto occorrerebbe una vocazione internazionale, perché il materiale sportivo c'è, il lavoro tecnico e il patrimonio giocatori, le prospettive agonistiche, sono eccellenti. Su quello va costruita, con investimenti, una clientela internazionale.