Il Flaminio così come il vecchio Comunale di Torino ( ora stadio Olimpico di Torino) sono soggetti a restrizioni dovute ai beni culturali e alle belle arti per motivi diversi.
Queste strutture possono essere leggermente modificate ma non demolite e ricostruite.
Se sei stato all'olimpico di Torino avrai notato che nonostante la copertura e la scomparsa della pista di atletica ( che ha consentito di aumentare la capienza) la struttura dello stadio è rimasta la stessa proprio perchè soggetta a restrizioni, e non ti sara' sfuggito il fatto che i parcheggi gia' inesistenti ai tempi lo sono ancora adesso.
Guarda questo articolo del 2006 di Pierluigi Nervi (il nipote).
Il Tempo di oggi riprende la questione stadio Flaminio pralando con l'architetto Pierluigi Nervi, nipote dei progettisti dello stadio Flaminio. Autore in passato di numerose proposte di restyling dell’impianto sportivo, lo scorso maggio l’architetto Nervi ha ricevuto dall’amministrazione comunale di Roma la richiesta di effettuare una verifica di fattibilità di un’ipotesi di ampliamento del Flaminio. La proposta dovrebbe essere presentata a breve al Campidoglio che valuterà la possibilità di realizzare questo progetto. Architetto, è vero che la sua famiglia è stata sentita lo scorso maggio dal Comune di Roma per parlare della ristrutturazione del Flaminio? «Alcuni componenti della famiglia Nervi sono stati contattati dal Comune di Roma; il seguito delle riunioni mi è stato assicurato che sarà fissato a breve». Chi è la persona incaricata dal Campidoglio per seguire la «questione» Flaminio? «Non c'è ancora un incarico formale, al momento il sottoscritto». Finora non è mai stata approvata nessuna proposta di ammodernamento dello stadio. Negli ultimi venti anni, chi ha manifestato l'interesse a realizzare un progetto di questo tipo? «La salvaguardia dell'impianto può essere effettuata solo con i fatti, non a parole. Ad oggi sono stati eseguiti pochi lavori di manutenzione tralasciando indagini accurate ed approfondite sullo «stato di salute» del Flaminio.
Nel 1987 la A.S. Roma di Dino Viola e la S.S. Lazio dei fratelli Calleri scrissero una lettera congiunta, pubblicata da alcuni giornali, nella quale invitavano il sindaco a considerare un progetto di ampliamento dello stadio proposto dal sottoscritto dal costo massimo di 70 miliardi delle vecchie lire. La sola risposta fu quella di bandire, mesi dopo, la gara di appalto per l'ampliamento dell’Olimpico. Poi ci fu l’interessamento del Comitato promotore di Roma 2004 e recentemente quelli dell'Amministrazione Comunale e della Federazione Italiana Rugby».
In base alla legge sul diritto d'autore, chi ha diritto di veto su eventuali modifiche all'impianto? «Gli eredi di Antonio e Pierluigi Nervi(nonno)».
È vero che lo stadio rischia cedimenti in alcuni punti? «La struttura ha urgente bisogno di indagini approfondite ed interventi di consolidamento e restauro».
C'è la possibilità che il Flaminio venga demolito per essere ricostruito oppure intendete lavorare sull'impianto esistente ampliandolo? «Non c'è alcun motivo alla data odierna per pensare di abbatterlo, non ha senso. Insieme agli architetti Francesco Fedele ed Emilio Guazzone, sulla base dei suggerimenti dell'Amministrazione Comunale (il Sindaco) e della Soprintendenza BB.AA. (dottor Marchetti), ho elaborato una proposta che ritengo molto interessante».
Dal 1981 ad oggi, quanti piani di modifica del Flaminio ha presentato? «Progetto per l'ampliamento dello Stadio Flaminio di Roma (studio di fattibilità e progetto generale su incarico del C.O.N.I.) nel 1981; progetto per l'ampliamento dello stadio Flaminio di Roma (studio di fattibilità e progetto generale su incarico del consorzio CO.SVI.TUR.S. S.p.A. di Roma) nel 1987 e uno studio per la trasformazione dell’impianto in palazzo dello Sport da 15.000/18.000 spettatori per conto del Comitato Olimpico Roma 2004 nel giugno del ’96».
E oggi? «È tempo di decidere, se lasciar vivere o no il Flaminio».
L'ultima edizione del «Sei Nazioni» ha dimostrato che lo stadio Flaminio è troppo piccolo per soddisfare l’enorme domanda di biglietti per gli incontri casalinghi della Nazionale italiana. Roma è stata confermata sede del torneo anche per il 2008 ma se si vuole trasformare il Flaminio in una vera casa del rugby azzurro, bisognerà ampliarlo. Sembrerebbe che il Comune di Roma stia studiando soluzioni alternative alla proposta di ristrutturazione dello stadio (da 24mila a 37mila posti), pochi mesi fa in conferenza stampa al Campidoglio da Pierluigi Nervi, nipote dei progettisti originari del Flaminio.
Architetto Nervi, come cambierà il volto dello stadio? «Non conosco le intenzioni del Comune, prima di giudicare aspetto di vedere che cosa accadrà. Vorrei evitare che, dopo la realizzazione di una proposta ponderata e calibrata di ampliamento del Flaminio, vista con occhio benevolo dai Beni Culturali, si arrivasse ad attuare soluzioni poco pratiche. Questo stadio è preso a modello per la gradevolezza architettonica e per la visibilità dagli spalti: spero non venga trasformato in un tendone».
Ha parlato con il Campidoglio? «Ufficiosamente. Ho cercato di verificare quali siano i loro piani, a breve dovrei avere una risposta».
Entro 2 anni, in base al Codice Urbani, potrebbe scattare un vincolo su eventuali modifiche all’impianto. «È dal 1982 che si discute di ristrutturare il Flaminio senza passare ai fatti. Se questo stadio deve essere la casa del rugby azzurro va ampliato: se non sarà fatto in tempo, c’è il rischio che rimanga come è oggi. Se il problema sono i costi, si potrebbe rinunciare alla creazione della zona commerciale sotterranea, lavorando solo alle nuove gradinate. In questo modo ci sarebbe una riduzione delle spese e, in 18 mesi, il Flaminio passerebbe a 37mila posti».
Lei è tifoso biancoceleste, il presidente Lotito vorrebbe uno «Stadio delle Aquile», la zona dello stadio Flaminio è storicamente laziale. Perché non aprire un tavolo con il sindaco Veltroni e celebrare il «matrimonio»? «Il tavolo è stato già aperto, come dimostrato dall’ultima conferenza stampa. Ostacoli da parte del Comune non ce ne sono, anzi c’è unitarietà, soddisfazione e consenso totale su quanto proposto. Mi auguro, visto che i tempi per il “fidanzamento” non sono necessari, che si possa arrivare a celebrare ufficialmente questo “matrimonio” e non si debba ricorrere alla “fuitina” di convenienza».
Perché non demolire l’impianto per ricostruirlo più grande e con la copertura? «È una soluzione possibile, anche se mi dispiacerebbe. Senza andare troppo per il sottile, gli inglesi e gli irlandesi hanno demolito Wembley e il Lansdowne Road, templi del calcio e del rugby. Perché, con la morte nel cuore, noi non possiamo farlo?»Se qualcuno la ascoltasse, come potrebbe essere un Flaminio nuovo? «Ipotizzando la demolizione (proposta lacerante e al tempo stesso provocatoria, ma sempre meglio di eventuali superfetazioni che ne snaturerebbero l’aspetto, la grazia e la funzionalità), si dovrebbe realizzare comunque un abbassamento del terreno di giuoco di una quota tale da consentire un numero adeguato di posti (circa 45.000)e costruire un nuovo stadio interamente coperto che risulti della stessa altezza massima dell’attuale. Inoltre, si potrebbe mantenere lo stesso aspetto per la struttura (decrescente sulle curve), adottando una nuova pensilina continua e dello stesso aspetto dell’attuale».
I Beni Culturali cosa potrebbero obiettare? «Non approverebbero mai una struttura più alta dell’attuale neanche di un solo centimetro».Alla città eterna, però, non dispiacerebbe che il Flaminio diventasse finalmente «grande».
Cioè la demolizione sarebbe una scelta dolorosa a livello affettivo (di cuore), ma del tutto attuabile.
E mi sembra anche che faccia esempi concreti come Wembley.
Anche perchè, come giustamente si dice, piuttosto che vedere uno stadio ridotto in questa situazione, abbandonato e degradato, è meglio buttarlo giù e rifarlo.
p.s. Di parcheggi in quella zona ce ne sono più che in tutta Roma (lo so che ho esagerato, ma era giusto per rendere l'idea).