#forzaforzaforza
Se dovesse mai nascere un movimento del genere sarebbe bello venisse in qualche modo rappresentato da un calciatore di qualche anno fa.
C'è una storia da raccontare.
Una storia di una Lazio che aveva passato la fase più buia della sua fantastica vita.
Probabilmente quello che aveva attraversato all'epoca aveva lasciato anche tanta paura, ed era presente anche allora il solito pessimismo di fondo, il solito buttarsi giù dopo un paio di sconfitte.
Ma c'era tanta gioia per essere tornati in serie A. C'era Ruben Sosa e una squadra con molte meno aspettative di quella di oggi.
Poi arrivò Cragnotti.
Iniziarono ad arrivare i campioni veri: Signori, Gazza, Fuser, Boskic, Nedved e tutti gli altri.
Eppure in quei primi anni di Cragnotti, le cose non erano molto diverse da come sono oggi.
C'era la sensazione che la Lazio fosse bella ma che non fosse pronta ancora a vincere qualcosa.
Ricordo benissimo partite perse in malo modo in provincia e critiche a tutti i giocatori, come oggi facciamo con Milinkovic lo facevamo con Boksic e Nedved.
Non vincevamo niente da 25 anni e bastava poco a far riemergere antiche paure.
Due cose cambiarono quel destino per me, più dell'arrivo di Cragnotti.
Primo Alessandro Nesta al centro della difesa, laziale fino al midollo, innamorato di questi colori e probabilmente uno dei migliori difensori di SEMPRE.
Ma cosa molto molto più importante, che si ricollega ai fluidi ed è talmente bello e evidente da non lasciare quasi dubbi.
E' vero che anche in quella Lazio criticavamo un pò tutti, inutile dire oggi "non paragonate questo a Veron" perché ci sono state strisce di partite in cui l'argentino non si vedeva mai in campo.
Tutti li abbiamo massacrati.
Tutti.
Tranne uno. Per lui c'era solo Amore, qualsiasi cosa accadesse e con qualsiasi risultato.
Anche l'impegno che metteva in campo contribuiva a questo ma è stato sempre uno scambio reciproco e l'impegno a volte seguiva semplicemente l'Amore ricevuto.
E c'è una notte da favola di fine Aprile nel 1998.
Una notte in cui avevamo tanta paura tutti.
Avevamo paura perché sembrava ci stesse sfuggendo tutto.
La Lazio aveva perso veramente in malo modo una finale di coppa Uefa contro l'Inter e in campionato, una serie di sconfitte l'avevano staccata dalle zone alte della classifica. Sembrava stesse mollando.
Finimmo 7, poco meglio dello scorso anno
La finale di coppa Italia all'epoca si giocava ancora andata e ritorno, e quella notte veniva dopo una partita a san siro terminata con una beffa clamorosa.
Un goal all'ultimo minuto di Weah per una dormita difensiva generale di quelle da calcio dilettantesco.
Insomma lo scenario non era dei migliori.
Nonostante questo lo stadio era stracolmo in ogni angolo.
Primo tempo abbastanza anonimo in cui si percepiva questo senso di poter perdere tutto dopo essere stati così vicini a 2 coppe, tanto nervosismo e diversi momenti di silenzio anche sugli spalti.
Arriva la seconda beffa proprio allo scadere che sembra portare con se il messaggio "Voi non vincerete mai".
Albertini prima dell'intervallo segna su calcio di punizione e il mondo cade completamente a pezzi.
Si ritorna in campo, si prova a incitare la squadra e dopo 5 minuti Eriksson (che per me non vale più di Inzaghi) si gioca la carta magica.
GUERINO GOTTARDI.
Si aprono i cuori dei laziali che iniziano a cantare il suo famoso coro.
E dopo 5 minuti accade il primo miracolo.
Goal di Guerino.
Quello che è successo da lì in avanti è qualcosa di pazzesco, che solo chi era lì può percepire.
Lo stadio si infiamma completamente.
Tutti cantano e dopo soli TRE MINUTI Gottardi cade in area e ci regala un calcio di rigore che viene trasformato da Jugovic.
Ci mancava solo un goal al traguardo e parlare dell'atmosfera di quello stadio è quasi inutile.
Era come se tutti sapevamo che qualcosa sarebbe accaduto.
Tutti spingevano in modo pazzesco i giocatori in campo.
E il goal della vittoria NON A CASO arriva proprio da chi in campo percepiva più di tutti questo, da chi era sintonizzato pienamente con i tifosi intorno, con le loro emozioni, perché tifoso anche lui.
Alessandro Nesta.
Uno che poi non è che abbia fatto tanti altri goal, ma quella sera ha deciso il nostro destino.
Lui e quell'altro ragazzo verso cui arrivava sempre e solo AMORE INCONDIZIONATO.
Grazie a Gottardi quindi l'anno successivo abbiamo partecipato all'ultima coppa delle coppe della storia, di cui siamo campioni in carica per sempre.
Grazie a quella parte del tifoso che abbandona le paure e le critiche e sostiene in modo totale chi è in campo.
Per questo non ho mai capito i fischi ai giocatori durante una partita, che vantaggi può avere la squadra da questo?
Dovremmo sempre ricordarci questa connessione magica che abbiamo avuto con Gottardi perché in larga parte è grazie a quella che siamo andati oltre le paure.
Poi sul discorso fluidi ci sarebbe tanto da dire sul nostro scudetto e su quello dei dirimpettai l'anno successivo ma quello può essere un capitolo a parte.
#forzaforzaforza