Autunno 2008.
Giornalista: Ciao Mauro, quest’anno stai facendo un sacco di goal trascinando la Lazio. Ma dove volete arrivare?
Zarate: ècudeto.
Giornalista: ehm. Come?
Zarate: ècudeto.
Giornalista: s-scudetto? Hai detto s-s-scudetto?
Zarate: ècudeto.
Ok, anche quella volta non ci siamo manco avvicinati allo scudetto, però io (come molti di noi) un po’ vorrò sempre bene a quel giovine coi capelli lunghi che in quei giorni aveva fatto spaventare molto i nostri amici A.s. Anitra WC.
Essi iniziavano a capire che il loro grande gabidano stava imboccando il viale del tramonto e dall’altra parte poteva esserci il nuovo Messi che ci avrebbe trascinato a roboanti vittorie, con conseguente necessità per loro di trovare rapidamente un nascondiglio.
Lo sport è uno show, c’è tutto un contorno di cose intorno alla partita che possono servire ad esaltarti o a deprimerti. E questo lo riscontri subito in concreto, nel numero di abbonamenti, con quello che dicono i giornalisti e i tifosi. Non sono tutti del pupazzi prezzolati, c’è un sacco di gente lì fuori che sarebbe felicissima di vedere una Lazio vincente e vincitrice. E un sacco di gente che schiumerebbe rabbia, risultando altrettanto rilassante da osservare.
Se la tua società, con una campagna acquisti roboante ti comunica “abbiamo una squadra fortissima, rompiamo il culo a tutti”, uno si esalta e va allo stadio e i giornalisti, anche quelli più disonesti, sotto sotto ti rispettano e pregano che tu non vinca, altrimenti saranno guai per loro.
Questo ha fatto la Juve con CR7, questo ha fatto l’Inter (sempre accidenti a loro) comprando tutto quello di cui aveva bisogno, questo faceva Cragnotti quando portava a Roma campioni al top della forma o, anche quando non ci riusciva, provando a fare cose clamorose tipo portare Ronaldo per spaccare il campionato.
Il segnale era: noi ci siamo, puntiamo al top, poi vada come vada ma ce la stiamo mettendo tutta già dall’inizio, non abbiamo ancora mollato un centimetro, squadra, tecnici e società. Tifosi, venite che ci divertiamo, perché qui stiamo facendo il massimo e lo faremo sempre.
E veniamo a noi. Quando Cragnotti mostrava i bilanci in TV sulla lavagna a fogli mobili da Guido la gente lo trovava freddo, ma sapeva che quella curva in salita significava che poi ci si divertiva, perché al prossimo calciomercato sarebbero arrivati grandi campioni. “Il futuro ci arride”. Ma era bello anche Zarate che dice “ècudeto” dopo aver fatto una caterva di goal. Allora il tifoso laziale è felice, si esalta, il romanista è insonne e ha gli attacchi di panico. Che pace.
Se Lotito mi parla di scudetto der bilancio e mi dice che ci sono cinquanta mioni de attivo e poi fa una campagna acquisti a metà tenendo i cinquanta mioni in tasca per farci chissà che cazzo, non c’è niente da divertirsi, perché il messaggio è che abbiamo già mollato, prima di cominciare.
Ecco qui perché i giornalisti non ci rispettano e perché la campagna abbonamenti è insufficiente. Dai alla gente dei sogni e delle aspettative interessanti e il clima cambia. Tutti avranno voglia di difendere la Lazio anziché di attaccarla, perché si sentiranno parte di qualcosa di bello e vorranno salire sul carro del vincitore per dire “io c’ero”, “io lo sapevo”, e “finalmente si fanno le cose come si deve”.
Se non gli offri sogni, la gente si distacca, critica (come sto facendo io ora!) e non ha interesse a sposare la causa. Che mi frega di costruire lo stadio o di mandare in A la salernitana o di comprare la bari. Non sono affari miei, non c’entra niente con Chinaglia, Gascoigne, Signori, Nesta, Immobile ecc.
Poi ok, noi qui siamo tutti illuministi e pensiamo “si però quest’anno se luis felipe esplode e se spostiamo davanti SMS forse potrebbe essere che magari va meglio e forse se quello fallisce quell’altro se rompe e ci dice bene arriviamo quarti”.
Questi però non sono sogni, è tutt’altro. Non è pop, non arriva alle masse. Ci stiamo solo autoconvincendo per dare un senso al nostro interesse per questo campionato. Non fa scattare alcuna molla che faccia venire la voglia di salire sul carro al tifoso/simpatizzante comune.
La gente critica e si disinteressa perché ha già visto lo stesso film tante volte e non ha niente su cui sognare. Non ci vuole un genio del marketing per capirlo.
Saluti a tutti