In quella che è un'estate di transizione per molti top club italiani, la Lazio è rimasta poco appariscente. È stata la grande rivelazione dell'ultima stagione, con una striscia di otto vittorie consecutive tra i mesi di febbraio e di aprile, che l'ha proiettata verso una competizione a tre squadre nel finale per scudetto e Champions League - risultato, quest'ultimo, alla fine raggiunto [grattatevi, N.d.T.] con una spettacolare vittoria in trasferta (4-2) contro il Napoli - che aspirava anch'esso al terzo posto - all'ultima giornata. Era il minimo che la Lazio meritava; insieme alla Juventus, è stata la migliore squadra della Serie A nel 2015 e, senza spendere in maniera sconsiderata, ha costruito una squadra forte e organizzata in grado di competere con chiunque.
Questo atteggiamento di miglioramento progressivo è continuato durante i mesi estivi. Invece di dedicarsi a folli acquisti di grandi nomi, la Lazio ha portato a casa giovani giocatori talentuosi ed economicamente accessibili con un vasto potenziale. Sergej Milinkovic-Savic, il vincitore del Pallone di Bronzo al mondiale under 20 di quest'anno, è stato acquistato dal Genk per 10 milioni di euro, mentre la promettente coppia Wesley Hoedt (acquistato a parametro zero dal Twente) e Ricardo Kishna (4 milioni all'Ajax) arrivava dall'Olanda. Se la Lazio vincesse un altro scudetto in questa stagione, lo farebbe in modo diverso rispetto al suo ultimo titolo del 2000, ottenuto grazie agli investimenti multimilionari di Sergio Cragnotti su esperti giocatori di prima classe.
Gran parte del merito della strategia sostenibile della Lazio va attribuito al Direttore Sportivo del club, Igli Tare. L'albanese ha disputato i suoi ultimi due anni come giocatore nella società prima di accedere alla sua nuova posizione, in cui ha assunto la responsabilità di coordinare l'ingaggio di molti dei giocatori che compongono oggi la rosa, compresi Stefan De Vrij, Lucas Biglia, Marco Parolo e Felipe Anderson, l'acquisto di ciascuno dei quali è costato meno di 10 milioni di euro. Questa politica di ingaggi ha fornito talento individuale ma ha richiesto anche una buona organizzazione, per la quale si è scelto di puntare su Stefano Pioli come allenatore.
Pioli è stato ingaggiato la scorsa estate dopo essere stato esonerato da un Bologna a rischio retrocessione nella prima parte del 2014. Le sue scelte erano generalmente considerate poco ispirate, eppure è riuscito a mettere insieme un gruppo compatto coi giocatori a sua disposizione. Ha dimostrato flessibilità tattica e una gestione dei giocatori positiva, capace di tirar fuori il meglio da coloro che avevano giocato al di sotto del loro livello, come per esempio il summenzionato Anderson.
La sinergia vincente dell'esperienza di Tare nel calciomercato e le doti di Pioli come allenatore hanno consentito alla Lazio, la scorsa stagione, di ritornare ai vertici della Serie A, di raggiungere la finale di Coppa Italia e il turno di qualificazione alla Champions League. Per raggiungere la fase a gruppi, la Lazio dovrà affrontare una dura sfida contro il Bayern Leverkusen, pur avendo il vantaggio di potersela giocare in Germania partendo dalla vittoria 1-0 ottenuta nella partita d'andata allo Stadio Olimpico martedì scorso. Se la Lazio supererà il turno, tornerebbe a partecipare alla principale competizione europea per la prima volta dal 2007.
L'allenatore: Stefano Pioli
Stefano Pioli era per lo più sconosciuto fuori dall'Italia quando venne ingaggiato la scorsa estate. Ha cominciato ad allenare intorno ai 35 anni, assumendo la guida delle giovanili del Bologna prima di forgiare la sua carriera, durante la quale ha migliorato le sorti di squadre di Serie B come la Salernitana, il Grosseto, il Piacenza e il Sassuolo. Nonostante una buona reputazione nella seconda divisione italiana, ha faticato a imprmere il suo sigillo in Serie A col Parma e col Chievo.
Tuttavia, Pioli ha finalmente fatto breccia col Bologna, guidando i rossoblù a due salvezze consecutive, arrivando a metà classifica dopo anni giocati in coda alla Serie A. Successivamente, un calo di forma all'inizio della sua terza stagione in carica ha causato il suo esonero a gennaio del 2014 prima che la Lazio alzasse la cornetta per chiamarlo la scorsa estate.
Il suo salario di 600.000 euro è stato il quinto meno pagato tra quelli degli allenatori di Serie A la scorsa stagione, il che rifletteva il basso livello di aspettative che aleggiava sul suo ingaggio. Eppure, ha rapidamente spazzato via tutti i dubbi sulla sua capacità di essere all'altezza del suo incarico instaurando un livello d'organizzazione che ha permesso alla Lazio di competere ad armi pari con le migliori squadre italiane, raggiungendo la sua posizione in classifica più alta degli ultimi sette anni.
Il giocatore chiave: Antonio Candreva
Antonio Candreva è un giocatore che molti conoscono ma che pochi apprezzano realmente. Sembra che rimanga sempre nel mirino di varie società, anche se non si è mai affermato in nessuno dei tradizionali top club italiani.
Candreva ha giocato sei mesi nella Juventus nel 2010 ma non è riuscito a lasciare un'impressione sufficientemente buona per rimanervi. A partire da allora ebbe difficoltà ad affermarsi a Parma e una corta esperienza a Cesena prima di arrivare a Roma l'ultimo giorno del mercato di gennaio del 2012. Da quando è divenuto un giocatore della Lazio, Candreva si è raramente guardato alle spalle.
Con i suoi rapidi cambi di tempo e direzione accoppiati alla determinazione di superare l'uomo, Candreva è diventato uno degli idoli della Lazio e un titolare nella nazionale italiana. Fu il suo cross per Mario Balotelli che permise all'Italia di infliggere una sconfitta all'Inghilterra nell'ultimo mondiale. È un costante ispiratore del gioco d'attacco per il suo club ed è fondamentale per la tattica di Pioli.
Un giocatore da tenere sott'occhio: Filip Djordjevic
Quando Miroslav Klose ha festeggiato il suo trentasettesimo compleanno la scorsa estate, la Lazio ha dovuto prendere in considerazione l'idea di sostituire il longevo attaccante con un giocatore più giovane. Questo problema è divenuto più pressante quando il tedesco ha dovuto essere sostituito per un sospetto stiramento muscolare dopo il primo tempo durante la vittoria di martedì scorso contro il Bayern Leverkusen.
Filip Djordjevic è arrivato alla Lazio dal Nantes a parametro zero ed ha segnato 9 goal in 26 partite alla sua prima stagione nel calcio italiano. Ha sfiorato la gloria nella finale di Coppa Italia persa con la Juventus. Quando la partita era ferma sull'1-1 nei primi minuti del primo tempo supplementare, Djordjevic ha ricevuto la palla fuori dall'area di rigore, si è girato e ha lasciato partire una sciabolata [mi si consenta il piccininismo, N.d.T.] di sinistro che ha colpito entrambi i pali ma non è entrata in rete. Alla fine, la Lazio ha perso la partita, ma Djordjevic farà sicuramente di tutto per assicurare che quell'episodio sfortunato non lo definisce come giocatore.
L'attaccante serbo salterà l'inizio di questa stagione per rimettersi da un infortunio, ma quando sarà abile ed arruolato avrà la missione di arruffare le penne degli attaccanti avversari in assenza di Klose. Adesso che è terminato il suo periodo di adattamento, Djordjevic si troverà sotto pressione per raggiungere la doppia cifra alla sua seconda stagione con la Lazio. Qualora fallisse questo obiettivo, la sua squadra ne sarebbe pesantemente pregiudicata a causa delle poche reali alternative come prima punta.
Tattica
Durante la scorsa stagione, Pioli ha fornito sufficienti prove di adattabilità per dimostrare che la sua Lazio sarà pronta ad affrontare l'arduo cómpito di competere con le avversarie nazionali e internazionali. È passato al 3-4-2-1 nella finale di Coppa Italia contro la Juventus senza previo avviso. Questo schieramento è stato piuttosto convincente, dato che ha permesso alla Lazio di pressare alta e di limitare le opzioni della Juventus a giocare col lancio lungo.
Pioli potrebbe adottare di nuovo quello schema in qualche fase di questa stagione, ma in genere utilizzerà una variante del 4-5-1. I cinque di centrocampo saranno costituiti da un centrocampista difensivo, due centrali e due ali, o da due pivot con un centrocampista avanzato e due ali. Contro il Leverkusen, la Lazio si è schierata in quest'ultimo modo, con Lucas Biglia come centrocampista basso e Ogenyi Onazi e Marco Parolo più avanzati.
È un po' difficile stabilire con certezza come si disporrà in campo la Lazio, per via della natura intercambiabile di questi schemi; tuttavia, una costante è l'impiego di Felipe Anderson e Candreva alle spalle di una punta da parte di Pioli. A questa coppia viene concessa una certa licenza creativa, che permette ai due giocatori di trasformarsi spesso in ali e a volte di inserirsi al centro.
In difesa, i terzini - di solito Dusan Basta e Stefan Radu - hanno il cómpito di chiudere gli spazi retrocedendo quando la Lazio non ha il possesso di palla, rendendo la linea difensiva più compatta orizzontalmente, per poi lanciarsi in avanti sulle fasce quando la Lazio recupera il possesso. Basta è particolarmente abile in questo, ed è una fonte d'attacco regolare sul lato destro.
La formazione iniziale sarà probabilmente la stessa della scorsa stagione, con i nuovi acquisti probabilmente destinati a spendere la maggior parte dei loro primi mesi nel club in panchina, mentre imparano a inserirsi negli schemi. Il risultato è che la Lazio sembra essere rodata e avere meno lavoro da fare rispetto ai suoi rivali per integrare i nuovi giocatori, anche se deve decidere il futuro di Biglia il più presto possibile. Sono girate voci sulla partenza dell'argentino: se queste ultime dovessero essere vere, nel cuore del centrocampo laziale si formerebbe una breccia che dovrebbe essere colmata se si vuole che il gioco dei biancocelesti si mantenga efficace come nell'ultima stagione.
(c) Marcantonio per la traduzione
