Un derby in trasferta

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Un derby in trasferta
« il: 09 Nov 2015, 13:38 »
Andare a vedere un incontro in trasferta ha un sapore particolare. Ti muovi in un ambiente estraneo, in una città diversa, sei cauto nel muoverti ma pieno di orgoglio perché anche là la tua squadra non è da sola. Mi ricordo trasferte oceaniche, a Pisa, a Como, ad Arezzo, invasioni belle e colorate, ma anche trasferte mimetizzate (io non mi sono mai aggregato agli ultras, me le sono sempre gustate da solo, come un Ferrero Rocher), a Udine, Foggia, Pescara, Catanzaro (no, non la famosa Catanzaro-Lazio che pare ci siano andati in centomila, un'oscura Catanzaro-Lazio nel 1977, quando la Lazio di Vinicio conquistò la UEFA all'ultima giornata e - di laziali - c'eravamo solo io e mio cugino), Torino, Bergamo, Firenze, Terni e quante me ne dimentico...

Ieri mi sono trovato in trasferta a casa mia. Mi ha fatto pensare al derby di Nanni, quando i laziali erano in uno spicchio all'altezza dei Distinti Ovest in uno stadio interamente giallorosso. Il risultato ahimè non è stato lo stesso, ma la sensazione era quella. E le facce erano quelle. In buona parte, gente di mezza età, comunque non teenager incazzati, ma persone che sono abituate ad andare a vedersi la partita, godere ed incazzarsi, magari partecipare a qualche coro lanciato dalla curva, ma prive della mentalità ultras, come me e la mia compagna. Una trasferta strana, ogni tanto da posizione diverse giovanotti con voce possente (pure quella mi manca) facevano partire cori di incitamento, e il resto del distinto andava loro dietro. Senza organizzazione, però, anche i cori di quei volenterosi andavano a perdersi.

Esistono due possibilità. Che il tifo serva oppure no. Nella fattispecie, credo che anche fossimo stati centomila Tagliavento il suo biscottino l'avrebbe servito. L'incitamento può servire ad altro, però. A caricare una squadra in difficoltà, a creare un clima di entusiasmo ed euforia che contagi quelli che sono in campo. Il famoso dodicesimo uomo (ah, no, nella fattispecie quello era Tagliavento. Per loro). Al di là delle battute, il tifo serve oppure no? Una curva piena e ribollente di entusiasmo ed incazzatura avrebbe potuto contribuire a cambiare il risultato, ad invertire la tendenza?

Se la risposta è no, allora va tutto bene. Il tifo è inutile, e quei quattromila che comunque hanno deciso di essere presenti se la sarebbero comunque potuta vedere a casa, niente sarebbe cambiato. Oppure quei quattromila erano quelli che proprio non gliela facevano, che ci devono comunque essere, che al cinema vacci tu, oggi c'è la Lazio. Comunque, uno stato d'animo individuale. E - come tale - difficilmente trasmissibile alla squadra.

Se la risposta è sì, qualcosa sarebbe potuto andare in modo differente. E allora l'assenza è grave, gravissima, ed è una macchia che non si cancellerà facilmente. Tra i responsabili della sconfitta, oltre alla squadra, all'allenatore, al presidente, si dovrebbero accodare pure gli assenti.

Io non conosco la risposta. Non ho idea se con una curva (e due distinti) piena le cose sarebbero andate in modo differente, non c'è controprova. La trasferta di ieri è stata comunque una sconfitta per chi non c'era. Delle due l'una, infatti: o il tifo è inutile, e allora chissenefrega delle divisioni della curva, dei prefetti idioti, dell'impossibilità di stare a cavalcioni sulla vetrata, degli striscioni. Tanto non servono a nulla se non a loro stessi. O è utile, e allora... l'avete lasciata sola, voi che potevate. E ci metto dentro tutti. Curvaroli, tifosi tiepidi e pavidi, che avete comunque anteposto le vostre pur plausibilissime giustificazioni al bene supremo: la vittoria.

L'avete lasciata sola, e ora pasteggiate sul cadavere con critiche e ricerche di colpevoli, con giudizi taglienti e sommari. Le colpe, comunque, sono sempre e solo degli altri, non sia mai.

Noi pochi ci abbiamo provato a non lasciarla sola. Con risultati scadenti, certamente, ma mai mi è capitato, guardando negli occhi chi c'era, di sentire una tale fratellanza da tifoso, quella fratellanza che - in definitiva - è il motivo primario per cui, anche in questo Olimpico brutto e militarizzato, due volte al mese mi sento a casa.

Grazie, pochi che c'eravate. Ho visto le vostre facce, chiamate ad un ruolo che non era il vostro. Ho riconosciuto tanti amici, ho ritrovato vecchi compagni di distinti persi nel tempo, anziani con signora, voci non così stentoree, una spruzzata di grigio tra le sciarpe - comunque - sventolate cono orgoglio in faccia a quelli là.

Certo se invece dei quattromila dei Distinti fossimo stati i trecento delle Termopili magari sarebbe andata meglio...


Offline LuloFr

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Re:Un derby in trasferta
« Risposta #1 il: 09 Nov 2015, 13:45 »
un mix esplosivo. scrivi cose giuste e le scrivi anche in maniera perfetta.
complimenti.

Offline ES

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Re:Un derby in trasferta
« Risposta #2 il: 09 Nov 2015, 13:48 »
Citazione
L'avete lasciata sola, e ora pasteggiate sul cadavere con critiche e ricerche di colpevoli, con giudizi taglienti e sommari. Le colpe, comunque, sono sempre e solo degli altri, non sia mai.

Offline charlie

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Re:Un derby in trasferta
« Risposta #3 il: 09 Nov 2015, 13:58 »
All'inizio eravamo pure belli carichi, incazzati. Si cantava, ci si faceva sentire. La sciarpata durante i loro inni. Bella davvero.
Poi Tagliavento e una Lazio troppo moscia per essere vera non hanno aiutato.

Pochi e magari pure un pò silenti, ma i Laziali c'erano eccome.

Offline Idler

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Re:Un derby in trasferta
« Risposta #4 il: 09 Nov 2015, 14:04 »
Il tifo è utile, non c'è dubbio.
Proprio perchè è utile e spesso indispensabile questa protesta condivisa da ENTRAMBE le Curve ha fatto più rumore di un semplice coretto dentro allo stadio contro il prefetto.

L'abbiamo lasciata sola noi laziali ma anche i romanisti (che in questa stagione si giocano molto più di noi) perchè c'è un diritto che non va mai cancellato in una società civile: la libertà. La libertà di essere tifoso come piace a me e non come vogliono loro.
Questa protesta è e sarà indispensabile, meglio buttare via un derby o una stagione che avere uno stadio impraticabile dove anche cambiare posto è un reato da daspo.
Re:Un derby in trasferta
« Risposta #5 il: 09 Nov 2015, 14:14 »
Il tifo è utile, non c'è dubbio.
Proprio perchè è utile e spesso indispensabile questa protesta condivisa da ENTRAMBE le Curve ha fatto più rumore di un semplice coretto dentro allo stadio contro il prefetto.

L'abbiamo lasciata sola noi laziali ma anche i romanisti (che in questa stagione si giocano molto più di noi) perchè c'è un diritto che non va mai cancellato in una società civile: la libertà. La libertà di essere tifoso come piace a me e non come vogliono loro.
Questa protesta è e sarà indispensabile, meglio buttare via un derby o una stagione che avere uno stadio impraticabile dove anche cambiare posto è un reato da daspo.
A Gabrielli non  gliene frega un cazzo.

Offline gesulio

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Re:Un derby in trasferta
« Risposta #6 il: 09 Nov 2015, 14:16 »
per lunghi momenti sugli spalti ci siamo stati solo noi. di là non volava una mosca.
è stato bello esserci coi soliti di sempre, è stato bello incontrare altri Laziali fieri e splendidi, quelli per cui il risultato conta ma fino a un certo punto, altrimenti viste le ultime partite e Tagliavento se ne sarebbero stati a casa, tanto era scontato l'esito.
è stato bello sentire come i cori partivano spontaneamente ed è stato ancora più eccitante seguirli, dando voce e mani alla nostra comunque splendida "coreografia".

è stato bello abbracciare amici e netter con i quali almeno per questa volta abbiamo condiviso settore, cori e bestemmie finali. tra cui Guy, ovviamente.

Offline fish_mark

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Re:Un derby in trasferta
« Risposta #7 il: 09 Nov 2015, 14:16 »
A Gabrielli non  gliene frega un cazzo.

Ai broadcasters un pochetto comincia a fregargliene.
Re:Un derby in trasferta
« Risposta #8 il: 09 Nov 2015, 14:22 »

Ieri dal punto di vista degli Ultras si giocava alla pari, vuota la Nord come vuota la sud. La differenza l'hanno fatta gli altri, i tifosi cosiddetti "normali"

ps: probabilmente senza volerlo hai descritto uno dei principali motivi contro il quale stanno lottando gli Ultras della Nord

Senza organizzazione, però, anche i cori di quei volenterosi andavano a perdersi.

Offline olandese

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Re:Un derby in trasferta
« Risposta #9 il: 09 Nov 2015, 14:48 »
A) Creare un ambiente che faccia decollare i propri giocatori...
B) Mettere pressione sull`aversario....
C) Mettere pressione su chi derige la gara ("la sudditanza a favore della squadra di casa")

Global abc del tifo che fa vincere le squadre che giocano in casa.

Online Achab77

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Re:Un derby in trasferta
« Risposta #10 il: 09 Nov 2015, 16:59 »
Un applauso a tutti voi che c'eravate. Questa sconfitta fa male anche per lo zero assoluto della squadra che non vi ha rispettato; proprio perché eravate pochi e poco organizzati avrebbero dovuto impegnarsi il triplo, e invece. Io non ho potuto esserci causa due bambini piccoli nati da poco ma l'unica vera emozioni di ieri era quel distinto pieno di orgoglio e di coraggio. Grazie.

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Re:Un derby in trasferta
« Risposta #11 il: 09 Nov 2015, 17:12 »
Applausi. Orgoglioso di esserci stato. Se solo avessimo seguito un po' di più i cori da sotto... Cettamente non ci ha aiutato la squadra purtroppo. E lo svantaggio quasi immediato ha tolto un po' di entusiasmo...Peccato. 
Forza Lazio. E battiamo le mani ai veri laziali.


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Re:Un derby in trasferta
« Risposta #12 il: 09 Nov 2015, 17:18 »
Credo che dopo il derby di ieri, in cui si è vista la nuova prima squadra della capitale giocare al gatto e al topo contro degli sperduti cerbiattini che ricordavano il Carpi - tanto è vero che i canidi si sono pure risparmiati e a un certo punto sono partite anche le sostituzioni per non affaticarsi troppo inutilmente -, tanto spazio per il Dolce Stil Nuovo e per le critiche a quanti allo stadio non ci vanno per opporsi a una società che più di così non ci può umiliare, non ci sia.

Offline ian

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Offline ian

Re:Un derby in trasferta
« Risposta #13 il: 09 Nov 2015, 17:28 »

L'avete lasciata sola, e ora pasteggiate sul cadavere con critiche e ricerche di colpevoli, con giudizi taglienti e sommari. Le colpe, comunque, sono sempre e solo degli altri, non sia mai.

Re:Un derby in trasferta
« Risposta #14 il: 09 Nov 2015, 17:29 »
Una sola domanda, senza rientrare in annose diatribe.

Ma nessuno nessuno di quelli che ha deciso di non andare, alla vista di quell'enorme spazio vuoto, ha avuto un minimo ripensamento, un dubbio, un microscopico rimorso, un "certo che in effetti sarei potuto andare..."?

Nulla? Tutti duri e puri?

Questa protesta è e sarà indispensabile, meglio buttare via un derby o una stagione che avere uno stadio impraticabile dove anche cambiare posto è un reato da daspo.

Questa me sa un po' di ragnetto che esce fuori dal tronchetto della felicità e ti uccide. Io ho cambiato posto dodici volte (per scaramanzia) e nessuno ha avuto a che ridire. Se riceverò un daspo ve lo faccio sapere, e mi ricrederò.

... tanto spazio per il Dolce Stil Nuovo e per le critiche a quanti allo stadio non ci vanno per opporsi a una società che più di così non ci può umiliare, non ci sia.

Lo spazio di tutti gli altri topic è dedicato a quanto tu riporti. E non commento (lo si può fare altrove) la tua disamina. Volevo farti solo notare che quanti non sono andati allo stadio lo hanno fatto per altri motivi rispetto a quelli che indichi. Questi erano quelli di una protesta fa.

Offline Maxilotte

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Re:Un derby in trasferta
« Risposta #15 il: 09 Nov 2015, 17:34 »
Personalmente non provo alcun tipo di orgoglio nell'esserci stato. Giocava la Lazio all'olimpico e sono andato. Né più né meno di quello che faccio da 35 anni a questa parte. Nè più né meno di ciò che dovrebbe fare una persona che si definisce tifoso della Lazio. Ed ovviamente non mi rivolgo a chi c'è sempre stato ma che ieri ha preferito abbandonare lo stadio per una protesta che personalmente non condivido.

Offline Bambino

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Re:Un derby in trasferta
« Risposta #16 il: 09 Nov 2015, 17:40 »


posto anche qui questa foto che ho fatto a 15 minuti dalla fine della partita, si vede dai volti che il risultato non era a nostro favore, però io ieri sono rimasto piacevolmente sorpreso da tutti i presenti, almeno nel primo tempo gli abbiamo letteralmente tifato in faccia, non solo con i cori ma anche nel "ruggire" quando ci fischiavano falli contro e non fischiavano quelli a favore, avevamo gli occhi di fuori, vicino a me c'erano due ragazzi con i quali ho lanciato molti cori, strillavamo a squarciagola ed alla fine ci siamo salutati a gesti perché avevamo finito la voce, ho sentito i difettosi solo dopo i gol e al fischio finale per il resto non pervenuti, 30 mila contro 4 mila nemmeno.. che peccato, quando tifavamo tutti uniti , negli anni passati, li abbiamo sempre seppelliti..

da veri laziali battiamo le mani..

Offline pentiux

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Re:Un derby in trasferta
« Risposta #17 il: 09 Nov 2015, 17:41 »
Eravamo pochi, quattro gatti. Un derby assurdo, i parcheggi vuoti, il piazzale della Farnesina vuoto, un solo distinto con ampi spazi vuoti.

Una sola cosa mi ha confortato: praticamente tutti i miei amici più cari, tutti quelli che da quarant'anni conosco allo stadio, tutti quelli con cui andavo in curva oltre trent'anni fa, tutti quelli con cui vado allo stadio oggi, tutti i compagni di mille trasferte, anche facce conosciute di cui non conosco neanche il nome, anche qualcuno che non è sempre presente ma non ha voluto lasciarla solo questa volta... erano li.
Eravamo tutti li, tranne pochissime eccezioni.
Re:Un derby in trasferta
« Risposta #18 il: 09 Nov 2015, 17:44 »


Se il tifo è  allegro è d aiuto al contrario diventa un peso. Mi sembra ovvio.
Ieri sembrava veramente fuori casa la partita . Il mio personalissimo applauso a chi ha deciso comunque di esserci.





Ps. Ma poi le scarpe ve le hanno fatte leva'?



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Re:Un derby in trasferta
« Risposta #19 il: 09 Nov 2015, 17:47 »
Andare a vedere un incontro in trasferta ha un sapore particolare. Ti muovi in un ambiente estraneo, in una città diversa, sei cauto nel muoverti ma pieno di orgoglio perché anche là la tua squadra non è da sola. Mi ricordo trasferte oceaniche, a Pisa, a Como, ad Arezzo, invasioni belle e colorate, ma anche trasferte mimetizzate (io non mi sono mai aggregato agli ultras, me le sono sempre gustate da solo, come un Ferrero Rocher), a Udine, Foggia, Pescara, Catanzaro (no, non la famosa Catanzaro-Lazio che pare ci siano andati in centomila, un'oscura Catanzaro-Lazio nel 1977, quando la Lazio di Vinicio conquistò la UEFA all'ultima giornata e - di laziali - c'eravamo solo io e mio cugino), Torino, Bergamo, Firenze, Terni e quante me ne dimentico...

Ieri mi sono trovato in trasferta a casa mia. Mi ha fatto pensare al derby di Nanni, quando i laziali erano in uno spicchio all'altezza dei Distinti Ovest in uno stadio interamente giallorosso. Il risultato ahimè non è stato lo stesso, ma la sensazione era quella. E le facce erano quelle. In buona parte, gente di mezza età, comunque non teenager incazzati, ma persone che sono abituate ad andare a vedersi la partita, godere ed incazzarsi, magari partecipare a qualche coro lanciato dalla curva, ma prive della mentalità ultras, come me e la mia compagna. Una trasferta strana, ogni tanto da posizione diverse giovanotti con voce possente (pure quella mi manca) facevano partire cori di incitamento, e il resto del distinto andava loro dietro. Senza organizzazione, però, anche i cori di quei volenterosi andavano a perdersi.

Esistono due possibilità. Che il tifo serva oppure no. Nella fattispecie, credo che anche fossimo stati centomila Tagliavento il suo biscottino l'avrebbe servito. L'incitamento può servire ad altro, però. A caricare una squadra in difficoltà, a creare un clima di entusiasmo ed euforia che contagi quelli che sono in campo. Il famoso dodicesimo uomo (ah, no, nella fattispecie quello era Tagliavento. Per loro). Al di là delle battute, il tifo serve oppure no? Una curva piena e ribollente di entusiasmo ed incazzatura avrebbe potuto contribuire a cambiare il risultato, ad invertire la tendenza?

Se la risposta è no, allora va tutto bene. Il tifo è inutile, e quei quattromila che comunque hanno deciso di essere presenti se la sarebbero comunque potuta vedere a casa, niente sarebbe cambiato. Oppure quei quattromila erano quelli che proprio non gliela facevano, che ci devono comunque essere, che al cinema vacci tu, oggi c'è la Lazio. Comunque, uno stato d'animo individuale. E - come tale - difficilmente trasmissibile alla squadra.

Se la risposta è sì, qualcosa sarebbe potuto andare in modo differente. E allora l'assenza è grave, gravissima, ed è una macchia che non si cancellerà facilmente. Tra i responsabili della sconfitta, oltre alla squadra, all'allenatore, al presidente, si dovrebbero accodare pure gli assenti.

Io non conosco la risposta. Non ho idea se con una curva (e due distinti) piena le cose sarebbero andate in modo differente, non c'è controprova. La trasferta di ieri è stata comunque una sconfitta per chi non c'era. Delle due l'una, infatti: o il tifo è inutile, e allora chissenefrega delle divisioni della curva, dei prefetti idioti, dell'impossibilità di stare a cavalcioni sulla vetrata, degli striscioni. Tanto non servono a nulla se non a loro stessi. O è utile, e allora... l'avete lasciata sola, voi che potevate. E ci metto dentro tutti. Curvaroli, tifosi tiepidi e pavidi, che avete comunque anteposto le vostre pur plausibilissime giustificazioni al bene supremo: la vittoria.

L'avete lasciata sola, e ora pasteggiate sul cadavere con critiche e ricerche di colpevoli, con giudizi taglienti e sommari. Le colpe, comunque, sono sempre e solo degli altri, non sia mai.

Noi pochi ci abbiamo provato a non lasciarla sola. Con risultati scadenti, certamente, ma mai mi è capitato, guardando negli occhi chi c'era, di sentire una tale fratellanza da tifoso, quella fratellanza che - in definitiva - è il motivo primario per cui, anche in questo Olimpico brutto e militarizzato, due volte al mese mi sento a casa.

Grazie, pochi che c'eravate. Ho visto le vostre facce, chiamate ad un ruolo che non era il vostro. Ho riconosciuto tanti amici, ho ritrovato vecchi compagni di distinti persi nel tempo, anziani con signora, voci non così stentoree, una spruzzata di grigio tra le sciarpe - comunque - sventolate cono orgoglio in faccia a quelli là.

Certo se invece dei quattromila dei Distinti fossimo stati i trecento delle Termopili magari sarebbe andata meglio...
Quel distinto e' stata, per me la cosa, più bella di ieri, mi è piaciuto anche il tentativo commovente di seguire ogni inizio di coro, da qualsiasi parte nascesse... E devo dire che funzionava pure, mi è piaciuto il tentativo di restare aggrappati a un vessillo, il dovere di non abbandonare quei ragazzi.... Finché c'e' stato animo, in pochi, abbiamo retto botta al resto dello stadio.... Durante il loro inno me stava a veni da piagne per quanto eravamo belli

E' che i laziali so belli
Se solo lo sapessero
 

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