L'urlo, il boato, non saprei come descriverlo, era primordiale, incontrollato, un ruggito che si è sentito a chilometri di distanza, che ha invaso televisioni, radio, che ha fatto tremare le finestre e tintinnare i bicchieri dei pub, quando Berisha ha parato il rigore. Liberatorio, violento, più di un gol, molto più di un gol, era la rabbia e la ribellione contro un'ingiustizia, era il potete farcene quante ne volete, ma noi siamo qua, in piedi, noi siamo le manone del portiere albanese, vi abbiamo ributtato in faccia tutto, brutti zozzi che ci volevate morti.
Esco brevemente dal mio anonimato, dal quale vi leggo da più di un decennio ormai, per parlare proprio di questo.
Di quell'urlo.
MAMMA MIA QUELL'URLO.
Un boato, grande, enorme, sovraumano, una cosa da brividi veri. Un fragore continuo, un misto di voci, urla, cori e fischi durato per almeno un quarto d'ora, come a volere spingere quella palla in rete.
Quel momento in cui ti accorgi che la stanno facendo zozza, che più zozza non si potrebbe, eppure tu in campo vedi 9 fenomeni, 9 combattenti con 4 polmoni ciascuno che corrono, pressano e non mollano un centimetro.
Ecco, di questo voglio parlare, perchè appena uscita dallo stadio, il primo pensiero a caldo è stato " mejo se me ne stavo a casa...".
Poi passano i giorni, vedi le cose con maggiore freddezza, ascolti complimenti alla squadra da più parti, leggi qua dentro interventi come questi e ci ripensi.
"per fortuna che non me ne sono rimasta a casa. alcuni dei soldi meglio spesi di sempre."
Si perchè non saranno arrivati i 3 punti, ma una partita così non me la dimentico. Quel momento, quel boato esploso al tocco della palla col guanto di Berisha ha pochi eguali, emotivamente parlando, nella mia mente.
Ero con un mio amico, juventino sfegatato, abbastanza oggettivo anche se non troppo incline alle polemiche. Beh anche lui, in quel momento, ha esultato come fosse stato Buffon a parare quel rigore.
Ripensando ora a quel momento mi rendo sempre più conto di quello che siamo, che non sono solo i miei occhi innamorati a vedere quanto è bella questa Lazio.
Non ho la memoria storica che hanno molti altri Laziali, ma io faccio fatica a ricordare un gruppo così bello, così cazzuto, così unito. E domenica sera, mentre urlavo "...cieli immensi e immenso amore...", mentre mi facevano male le mani per omaggiare meglio che potevo quegli eroi sul rettangolo verde, perchè quell'applauso scrosciante se lo meritavano tutto, ho visto le loro facce, distrutte, incredule e sconfortate per la porcheria appena successa.
E dal mio posto in distinti sarei voluta scendere e abbracciarli uno ad uno e dir loro che, anche se non dovesse arrivare quello che ci spetterebbe, non fa niente. Loro sono già nella memoria dei Laziali.
Questa squdra, questi uomini (uno su tutti, Marco Parolo) sono già loro stessi Laziali.
E per me hanno già vinto.