Vincenzo D'amico, secondo me, ha ricevuto dalla Lazio molto meno di quanto non abbia dato.
E' uno dei pochi. Ci sono moltissime icone, ancora oggi, divinizzate che hanno preso molto alla Lazio.
A volte anche in maniera poco chiara.
Per chi, come me, aveva intorno ai 10 anni, durante il primo calcio scommesso e poi fino intorno ai 16/17 anni il massimo delle partite di cartello sono state le sfide con la Cremonese o il Vicenza, ecco, per quelli come me Vincenzino D'Amico è stata la boa a cui ci siamo aggrappati per non affogare e continuavamo a respirare dopo lo scontro con l'iceberg. Vincenzo D'amico è stata Kate che ha fatto un po' di spazio sul pezzo di legno galleggiante per farci stare tutti di noi in attesa di qualcuno che venisse a salvarci. Si, potevamo anche schierare Nardin o Mastropasqua per giocare contro Gritti, Fattori o De Rosa, ma da qualche parte, su quel campo verde ci stava Vincenzo D'Amico, campione d'Italia.
Poi una nave a raccoglierci e a portarci sulla terra ferma per partire per altri viaggi meravigliosi è arrivata. E abbiamo salutato Vincenzo D'amico. Secondo me mai abbastanza.
https://www.ilnapolista.it/2023/07/vincenzo-damico-custode-della-lazialita-rimasto-immune-al-maledettismo/