C'ero, dodicenne.. Il papà del mio migliore amico ci portò in Monte Mario. Arrivammo a cose fatte, in un clima surreale, da guerra, senza capire cosa fosse successo (non c'era Internet...), con tanti tifosi laziali che abbandonavano lo stadio.
La nord con un gruppone di ragazzi che gridava "Nun se deve - gio-ca'!" e bucava tutti i palloni che uscivano (allora succedeva spesso), tirando di tutto contro i celerini.
Wilson che andava a parlarci per calmarli.
Mi sembra un bruttissimo sogno.
Stessa età, stessa situazione, stesso ricordo.
Solo che andammo in Tevere, lato basso, verso la curva Sud.
Mentre ci avvicinavamo a piedi dal Ministero degli Esteri, trovammo un anomalo flusso di persone che ci veniva incontro, alcune con le radioline all'orecchio come si usava a quei tempi.
Qualcuno disse a mio padre e al padre del mio amico "Nun ce li portate li regazzini, lì dentro se stanno ad ammazzà".
Mio padre e il padre del mio amico decisero diversamente.
Appena entrati trovammo un clima surreale.
La sud era un muro di persone silenziose; la nord invece bianca, immacolata: tutti quelli rimasti erano sotto l'imbocco centrale, il passaggio per il parterre, come nei giorni di pioggia.
La sud provò a far partire uno o due cori, zittiti dai tifosi della Lazio che correndo nel parterre verso gli spuntoni di ferro gridavano "Assassini, Assassini", per poi tornare di corsa sotto il passaggio.
Non credo di poterlo mai scordare.