Pare che abbiamo l'abbonamento per ingaggiare i bravi ragazzi.
però Brandt almeno gioca da anni e stabilmente in squadre serie, mentre Felipetto è sparito dal radar e si deprime già appena mette uno scarpino
"Ah, se solo avesse più cattiveria... C'è una data cerchiata sul calendario degli ammiratori di Julian Brandt: 4 aprile 2014. Un gol? Un assist? Un dribbling? Macché, un cartellino giallo. L'unico, contro l'Amburgo, sventolato in faccia al classe 1996 in 8 stagioni di Bundesliga. Il talento non si misura dalle ammonizioni, ma per molti - i suoi estimatori in primis - è la spiegazione della sua fallita ascesa. Gli è mancata un po' di determinazione. Per il resto, di qualità, ne ha da vendere e lo ha sempre dimostrato. Aveva 15 anni, sembrava averne già 40: nella sua testa c'era pianificato tutto il futuro. Lasciò l'Academy del Wolfsburg a gennaio 2014, andò al Bayer Leverkusen per 350 mila euro, pensò fosse l'opzione migliore per esordire il prima possibile. Scelta azzeccata: il debutto neanche un mese dopo contro lo Schalke 04. Entrò al posto di Son, poi volato al Tottenham. Mica uno qualsiasi.
PERCORSO. Brandt ha studiato le tappe della sua carriera. Piaceva a Guardiola, nel 2016 poteva finire al Bayern se il tecnico non avesse firmato per il City. L'escalation c'era stata tra il 20 marzo e il 30 aprile: 6 gol in 6 partite consecutive, tutte vinte. Sgoccioli da teenager, travestito da attaccante fece scalpore rubando il record di precocità a Gerd Müller. Rimase a Leverkusen per prendersi responsabilità maggiori: l'ex romanista Rudi Völler, direttore esecutivo del club, gli consegnò la maglia numero 10 una volta ceduto Calhanoglu al Milan. «Tieni, ora questa è tua»: da quel momento 16 reti e 19 assist, un biennio (con l'amico e compagno Havertz) che lo ha portato nel 2019 al Borussia Dortmund, pronto a sborsare i 25 milioni di euro della clausola rescissoria. Nell'ultimo campionato ha collezionato 31 presenze, però soltanto 17 da titolare.
CONSACRAZIONE. Con le Aspirine faceva venire il mal di testa agli avversari, in giallonero la luce si è affievolita. Timbro al debutto contro l'Augusta, dall'apice è iniziato il calo: è stato ritenuto fragile, non ancora pronto per un ruolo da protagonista assoluto. Sono aumentate le panchine. A 25 anni riflette su un nuovo trasferimento: in Italia potrebbe consacrarsi e riconquistare la Nazionale. Finora ha totalizzato 35 partite (3 gol). Löw l'ha escluso dai convocati di Euro 2020, in passato ci aveva puntato per i Mondiali in Russia del 2018 (venne scelto al posto di Sané, entrò tre volte dalla panchina come esterno sinistro) e precedentemente per la Confederations Cup del 2017.
FAMIGLIA. Nel 2016 aveva fatto parte della spedizione per le Olimpiadi di Rio: finale persa ai rigori con il Brasile di Neymar. Nessuna colpa, trasformò il suo tiro dal dischetto. In carriera ha incrociato la Lazio in quattro occasioni: due col Borussia nella scorsa Champions, le altre nel playoff tra il Leverkusen e la squadra di Pioli, rimontata ed eliminata nel ritorno in Germania. Brandt era considerato un crack, può riesplodere con gli stimoli giusti. Sarebbe un gran colpo. Farebbe felice papà Jürgen, suo allenatore quando era un baby del Borgfeld, squadra di Brema, sua città natale. Nelle giovanili del Werder adesso c'è il fratellino Jascha, terzino classe 2003. Julian è una promessa del calcio che, seppur rimandata, va mantenuta. Se solo avesse più cattiveria..."
Leitner 2 la vendetta?