Di Breaking Bad ho parlato lungamente nel topic apposito, in una delle ultime pagine, su sollecitazione di Charlie.
Se è la miglior serie tv di sempre? Non lo so. Ne ho parlato benissimo, eh, ma sento di non essermene innamorato come voi. Forse è un po' come riconoscere oggettivamente che una donna è una bellissima donna ma sentire in cuor prorio che "non è il tuo tipo". M'è capitato, oltretutto, eh, non so a voi. Ma forse meriterebbe un topic apposito.
Intendiamoci: lo ribadisco. Ha una sceneggiatura superlativa che regge dalla prima all'ultima stagione. Interpreti superlativi, capacità di spaziare in più generi senza ammorbare, gran colonna sonora, grande fotografia. Ah, e tanti momenti "cult" ("say my name", "I'm the one who knocks", ecc.)
Però, però, però. Credo sia un problema di percezione: io l'ho ingurgitata al punto da spararmi 5 stagioni in una ventina di giorni. Probabilmente non me la sono goduta a dovere: mi sono "forzato" a vederla per poter essere libero dal timore di spoiler, poterne commentare il finale, eccetera.
Probabilmente non me la sono gustata a dovere, con i tempi giusti e l'atteggiamento giusto.
Altre serie citate in questo topic:
1) Su Lost mi sento un alieno. Nel senso: a me piaceva moltissimo all'inizio, quando sembrava essere scevra di elementi paranormali. Forse perché, per deformazione professionale, vedevo che riusciva in qualche modo a riprodurre delle dinamiche politiche molto rudimentali, caratteristiche dell'organizzazione umana. Era l'aspetto che più mi piaceva. Un nugolo di persone a caso naufraghe su un'isola che si trovano, giocoforza, per motivi di sopravvivenza, a scegliere un assetto organizzativo. Emergono i leader carismatici (per usare una cavolo di categoria weberiana un po' vetusta ma sempre efficace), i personaggi in grado di portare un contributo tecnico/pratico, quelli ai margini, eccetera. Fino ai reietti, per così dire, come Sawyer, che rifiuta da subito il concetto comunitario dichiarando "ognuno per sé", o dall'altro lato Shannon, che si limita a spaparanzarsi sulla spiaggia, fregandosene altamente di doversi rendere collaborativa.
Ecco, quell'inizio di Lost mi affascinava moltissimo. La deriva sci-fi: meh. Non è il mio genere.
L'ho seguita tutta quanta per affezione, e ne conosco talmente tanto bene i retroscena da apprezzare i salti mortali carpiati che hanno dovuto fare gli sceneggiatori per salvare capra e cavoli di fronte a imprevisti di fronte ai quali non potevano fare nulla (attori licenziati in tronco, cambiamenti repentini da parte della produzione, dipendenza eccessiva dai gusti del pubblico).
Paradossalmente trovo che non abbia mai "sbragato", perché penso sempre che, senza impedimenti esterni, gli autori ci avrebbero regalato un prodotto superlativo.
2) Dexter
Allora. Di Dexter mi innamorai follemente, un amore durato le prime due stagioni. Ecco, forse la sensazione di pienezza e appagamento che molti provano di fronte a Breaking Bad nel suo complesso, io l'ho provata con i primi due anni di Dexter: ogni episodio lo seguivo come si segue una funzione religiosa.
La terza stagione fu deludentissima, salvo poi tornare, ai miei occhi, a grandissimissimi livelli con la quarta.
Dalla morte di Rita in poi, alti e bassi. Con i bassi davvero bassissimissimi, specifico. Momenti quasi imbarazzanti, passaggi a vuoto, personaggi grotteschi e stereotipati, delusioni a profusione. Però sempre, a mio avviso, con qualche spunto interessante qua e là. Vabbè, grazie, ci mancherebbe pure, direte voi: ok, giusto.
In definitiva: doveva essere una serie in tre stagioni: la prima, la seconda e la quarta, poi stop, sipario. Commozione, applausi, posto d'onore Eterno nell'Olimpo delle Serie Tv. Ahimè, così non è andata.
3) Varie ed eventuali.
La miglior serie tv di sempre? Per me, è Six Feet Under.