Banditi a Milano l'hanno rifatto qualche tempo fa, mi pare su La7.
L'ho rivisto dopo tantissimi anni e debbo dire non m'ha deluso. Ricordavo perfettamente l'inseguimento pazzesco di quella Fiat 1100 nera per le strade di Milano, piene di gente, di macchine e di autobus, con la gente che moriva colpita dai proiettili vaganti, gli scontri, i testa-coda. Una delle scene di inseguimento metropolitano più valide della storia del cinema, secondo me. La girarono "dal vero", sulle stesse strade, Corso Buenos Aires etc. dove solo pochi anni prima la vicenda era accaduta per davvero.
Film corposo, solido ma che ancora tiene gli anni splendidamente, con un Gianmaria Volonté del suo livello (altissimo), così istrionico, megalomane, volgare e pacchiano, quasi osceno, e un sorprendente Don Backy a fargli da spalla. E con un giovane Ray Lovelock, mi sa al suo primo film.
Il Maestro Lizzani, come ha sempre fatto in quasi ogni suo film, spinse forte sulle implicazioni squisitamente politiche della storia, che nella realtà, anche se ebbero un seguito e una risonanza enormi in quell'Italia estrema, erano per lo meno strumentali (da parte del bandito Cavallero, che una volta catturato, abbracciò la causa "rivoluzionaria" in maniera abbastanza speciosa...).
Ciao Maestro. Uno dei più grandi, anche se nella vita ti hanno spesso sottovalutato. Proprio per questa tua forte classificazione "politica".
Oh be' sì... Monicelli, sì Francesco Rosi... poi Elio Petri, Citto Maselli, Montaldo... ah, e poi c'è Lizzani...
