Ho visto l'altra sera "Piccole bugie fra amici" di Guillaume Canet (non ricordo se ne abbiamo già parlato, se sì... mi scuso), che all'epoca quando uscì mi aveva interessato parecchio ma che per mille motivi non ero riuscito ad andare a vedere.
Tutto sommato gradevole (come tanti film francesi appunto, sopratutto se si ama il cinema francese), una commedia che scorre via facile ma insomma. Un filmettino. Pretenzioso quanto basta, forse troppo (it's a long way to Lawrence Kasdan... ma anche vs. Carlo Verdone di Compagni di Scuola, aggiungo io) ma pieno, pieno di incongruenze, di roba appiccicaticcia, di legami che non reggono. E che non ho retto.
Io non conoscevo il regista, e l'impressione che mi ha lasciato è quella di un giovane che guarda al passato (i protagonisti sono tutti quaranta/cinquantenni) fermamente convinto di conoscere a menadito la verità, l'essenza intima delle generazioni precedenti alla sua. Ma così facendo, mischia con superficialità eventi e decenni che non possono collimare, mai: per dirne una, la musica di John Fogerty non me la puoi far suonare in mezzo a un gruppo di gente nata a fine anni '60 primi anni '70, perchè quelli erano gli anni in cui John Fogerty (e i Creedence C.R.) suonavano!
I Creedence potevano stare BENISSIMO ( e mi sa pure che si stavano) come colonna sonora del Grande Freddo, accanto ai Temptation o ai Rolling Stones che facevano ballare nostalgicamente Jeff Goldblum, Glenn Close e Kevin Kline nella cucina della casa di QUEL film. E già allora era musica del ricordo e della nostalgia. Non può echeggiare la stessa musica e avere lo stesso effetto emozionante venticinque anni dopo. Non può.
E poi, le storie dei personaggi, ognuno con la sua dose massiccia di egocentrismo sfrenato, di isteria e poi di strabordanti e non so quanto giustificati sensi di colpa. Troppo, troppo davvero.
Questo, come tanti altri film che ho visto recentemente (un titolo per tutti: "La Meglio Gioventù" di Giordana), mi dà l'impressione di essere il frutto di uno studio a tavolino, pianificato e vagliato. Di un "elenco di fatti" buttato giù a priori, magari da una riunione di gruppo (allora, vediamo: ci deve essere la lesbica, il separato, quello con figli, il femminaro, l'invalido, l'ebreo, il negro...) e poi la storia e la sceneggiatura che viene "costruita" intorno a questi fatti, per racchiuderli e coniugarli l'uno con l'altro. Come se fosse una storia vera. O quanto meno verosimile.
Ecco, il film di Canet manco verosimile, devo dire. Alla fine il personaggio più "reale" che mi ha colpito di più è proprio l'amico pescatore Jean-Louis (direte: non a caso è quello più vecchio...

) che mostra alla fine di avere meno tarli nel cervello e di farsi mooooolte meno pippe mentali di tutti gli altri messi insieme. Bravo François Cluzet (che abbiamo ammirato in Quasi Amici) e bellissima la Cotillard (Cuchillo, ne avete parlato???

)