Io non l'ho mai capito sto disco, e non me lo riesco a far piacere.
Eppure adoro gli Stones, anche se non tantissimo quelli dei 70'.
E la storia di questo disco è affascinantissima per come la racconta Keith Richards nella sua autobiografia.
La Villa in costa d'azzurra trasformata in studio di registrazione, eroina a fiumi e sessions che iniziano alle 23, Gram Parsons e i fiati, i figli di kiff che rollano canne e le gite in motoscafo.
Tutto fichissimo, ma la musica?
I brani non hanno la forza di quelli di Let it bleed o Beggars Banquet, non hanno la definizione e il suono di Sticky Fingers, non hanno lo stile di Aftermath nè la sperimentazione di Majesties Request.
Per me è il primo disco stonesiano ad essere reazionario, compiaciuto, seduto.
Mixato male, suono confuso e arrangiamenti pasticciati.
Prendo atto, però, che la critica classica lo considera un capolavoro.
Ancora mi chiedo perchè.