Ancora su Get Back ( film dell'anno serie dell'anno tutto dell'anno ).
Alla seconda visione mi sono concentrato sull'aspetto strettamente musicale.
La cosa che piú ho notato è stata la fatica che fanno per buttare giú le canzoni ( che pure partono da idee validissime ).
Un gruppo che fino a quel momento aveva tirato fuori in 7 anni un pantheon monumentale di boh un centinaio di brani di cui il piú brutto era comunque bello.
La verità è che Lennon e Mccartney la benzina la stavano finendo.
Non a caso nessun loro disco post-beatles puó stare neanche lontanamente vicino a quelli realizzati nei beatles.
E invece All things must pass è un capolavoro ( anche se su un doppio 3/4 episodi l'avrei sfrangiati ) che vale quanto un disco del gruppo.
Non a caso nel successivo Abbey Road, registrato con lo stesso modus operandi del white album, ovvero ognuno separatamente le proprie canzoni e le proprie parti, è nettamente superiore a Let it be, e le due vette sono entrambe firmate Harrison.
Forse se non fosse entrato in scena Billy Preston non si sarebbe arrivati alla fine.
Incredibile come aggiunge groove e spinta ai brani, come li fa quadrare.
Poi nel film manca la parte in cui, dopo aver realizzato Abbey Road e subito prima di sciogliersi i ragazzi licenziano Glyn Johns e mettono tutto in mano a Phil Spector che ci va con mano pesante sugli arrangiamenti di archi e in fase di missaggio, col suo stile ruvido (quanto spingono i fusti di Ringo, al limite del ridicolo) per il disgusto di Macca che decenni dopo pubblicherà la versione Naked, depurata appunto dal tocco spectoriano.
Personalmente la versione ufficiale, cioè spectoriana, è mille volte piú bella e incisiva.
Get Back è il.diario di una crisi, una crisi anche creativa, ed è bello vedere questi geni a volte suonare male, stonare, storpiare, tirare fuori il negativo anche in maniera sgraziata.
Per poi ricomporre il tutto nella magia pura di un concerto memorabile.