Ah, ma è un ginepraio mica da ridere, l'etichetta elettronica si può applicare a un'infinità di roba estremamente eterogenea.
Per quanto mi riguarda si passa dall'ambient più isolazionista a certa discomusic fino alla trance dei 90
In più, almeno per me, l'ascolto il giudizio e l'eventuale gradimento sono molto legati allo stato d'animo del momento, molto più del formato tradizionale della canzone.
Ci sono dischi che mi erano sembrati chissà cosa anni fa e riascoltati a distanza sono imbarazzanti. E viceversa.
Cito a memoria alcune cose che non mi hanno mai tradito, partendo dalla scoperta in discoteca del binomio Giorgio Moroder/Donna Summer, pensate un pò.
Poi tutta la parte più "cosmica" del krautrock dei 70, Tangerine Dream, Klaus Schulze, Edgar Froese, Cluster quella roba lì. E se ce n'è uno da cui partire prendo "Phaedra" dei TD, ideale anello di congiunzione tra gli esordi del genere, che per tanti possono risultare davvero ostici, e un'elettronica più fruibile (anche per via dei progressi nella strumentazione).
Poi, dato che citi "Incunabula" degli Autechre, bè quel periodo è ricchissimo di album invecchiati bene. Doveroso citare almeno The Orb's Adventures Beyond The Ultraworld, Lifeforms dei Future Sound of London, Substrata di Biosphere. O i primi Orbital. E un paio di titoli che forse qua in Italia non sono abbastanza conosciuti, 76:14 e Pentamerous Metamorphosis dei Global Communication.
Infine, per non farla troppo lunga, qualche cosa che mi ha davvero preso nel secolo in corso
"The rhythm of snow" di Yagya, "Sadly, the future is no longer what it was" (magnifico titolo) di Leyland Kirby, e "The Tired Sounds of the Stars Of The Lid"