Una, Una canzone sola. E anche il perché.

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Offline white-blu

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16883
Re:Una, Una canzone sola. E anche il perché.
« Risposta #20 il: 11 Lug 2016, 07:56 »
Sono solo stasera senza di te, mi hai lasciato da solo davanti al cielo”
“Mi riconosci ho le tasche piene di sassi, la faccia piena di schiaffi, il cuore pieno di battiti e gli occhi pieni di te”
Tutte le  volte che ascolto questo brano , non può che tornarmi in mente quanto , troppo poco tempo ho passato con Mamma , portata via da una malattita subdola e bastarda e quanto  troppo ancora potevamo fare insieme.

Re:Una, Una canzone sola. E anche il perché.
« Risposta #21 il: 22 Lug 2016, 17:03 »
Faccio una premessa: oltre a essere appassionato di musica ci lavoro anche, in varie forme ( almeno finche' dura )
e quindi ho avuto a che fare con i piu' disparati generi e sottogeneri musicali.
Ho ascoltato veramente tanto e di tutto, e scegliere una sola canzone in base alla sua bellezza o al suo valore artistico sarebbe davvero difficile per me.
Pero' le canzoni sono importanti ( o almeno lo erano nell'era pre-internet ) perche' talvolta si interfacciano in maniera subdola con determinati periodi e/o eventi della vita.
La canzone che ho scelto è stata la colonna sonora di un periodo, l'estate del 2001, che ha rappresentato uno spartiacque molto importante e nel cambiare dei tempi e nella mia vita personale, e quindi, pur non essendo una canzone eccezionale in se ( anche se l'idea di fondo è geniale ) è quella che piu' mi è rimasta impressa a livello emotivo , tanto che da allora a tuttoggi quando l'ascolto per caso ( perche' io non la metto mai ) devo faticare a reprimere un groppo di lacrime senza senso.
Dunque: avevo meno di 30 anni, avevo un lavoro part-time simpatico e ben pagato e il resto del tempo cominciavo a lavorare con la musica.
Quell'estate toccava lavorare ma avevo un biglietto il 25 agosto per l'Indonesia dove sarei andato a fare surf con gli amici e la fidanzata.
Purtroppo ( o per fortuna ) non sarei andato a Genova a manifestare per il g8 e per lavoro, e perche' mi beccai la varicella.
Stare a casa con 41 di febbre e vedere davanti al teleschermo l'orrore di quello che stava succedendo, la proccupazione per tanti amici che erano la e di cui non si riuscivano ad avere notizie.
A distanza di 15 anni è chiaro a tutti che l'intuizione dei movimenti no-global dell'epoca era assolutamente giusta.
La globalizzazione capitalista ci avrebbe portato dove siamo oggi: in un caos di violenza e disuguglianza globale.
D'altra parte se non fosse stata cosi' forte quell'idea non sarebbe neanche stato necessario reprimerla in maniera cosi' brutale e sanguinosa.

"Mi portano a Bolzaneto verso le 16.30 di sabato. Sono già stato pestato a sangue dalla guardia di finanza mentre scatto alcune foto dei black bloc. Arrivo alla caserma in camionetta, assieme a una ventina di fermati. Ho le mani legate, lacci neri di plastica, molto stretti. Il benvenuto: ci lanciano fuori dal pullman e iniziano manganellate e insulti. "Perché non provi a chiamare Bertinotti o il tuo amico Manu Chao?"

Gia', Manu Chao.
MC era diventato un po il simbolo dei movimenti no-global, anzi sarebbe meglio dire pro-global, visto che di fatto era stato quello che aveva inventato la cosiddetta Patchanka, ovvero la fusione meticcia di musiche etniche secondo strutture pop-rock d'impatto gia' coi Mano Negra, e successivamente da solista.
Quell'estate era uscito il secondo disco solita : Proxima estacion: esperanza, che, seppure un po meno bello del primo continuava con forza sulla strada della  contaminazione musicale, ma in piu' giocava in modo assolutamente originale con frammenti sonori presi da film, reclame pubblicitarie, estratti da jingle radiofonici.

La canzone che ho scelto sono in realta' due: o meglio la prima che si chiama La Primavera è una sorta di intro della seconda ( che è la canzone vera e propria ) : ne anticipa il tema armonico ma la melodia vocale è diversa e sopratutto ha la particolarita' di avere come tema l'ora esatta in varie citta' del mondo.
Se scorrete i commenti sulla pagina youtube tuttora i fan lasciano un commento con l'ora esatta e la citta' da dove stanno scrivendo.
L'idea di fondo è un'idea buonista, di sinistra: siamo tutti interconnessi e dobbiamo tutti riconoscerci l'un l'altro e aiutarci e impostare il mondo secondo questi principi e non secondo quelli dominanti del profitto, del conflitto, del dominio, del nazionalismo, del razzismo.
Quanta ingenuita'.

L'estate pero', nonostante lo shock di Genova continuo', a Roma, col caldo, e man mano che subentrava agosto il pensiero andava ai viaggi, alla liberta' , alla gioia di vivere.
Me gustas tu è una filastrocca un po cretina un po infantile che elenca semplicemente le cose che ti fanno felice, anche quelle piu' banali.

Una cosa che mi faceva felice era ( ed è tuttora nonostante tutto ) la Lazio.
E certo quell'estate era cominciata malissimo con lo scudetto ai cani rognosi ( forse non è un caso che alla fine sia stata in assoluto l'estate piu' brutta della mia vita ).
Dunque la Lazio era forte allora, e aveva ottenuto l'accesso ai preliminari di champions.
L'andata l'8 agosto fini' 2-1 per il Copenhagen.
Potevamo rimontarla tranquillamente, ma non sarebbe stato facile.
Io comunque comprai il biglietto in curva sud con un collega di allora e ci andai.


La gioia.
Ci eravamo ancora!
Era come un sollievo, dopo quell'estate di merda pensare a un'altra stagione di Lazio ai vertici, in Champions League, e un viaggio da favola  di un mese all'orizzonte, e magari anche nel viaggio riannodare quel rapporto un po in crisi che pure aveva appesantito non poco.
Quel giorno ce ne stavamo andando tutti dallo stadio col sorriso sulla bocca.
Poi, in mezzo alle bandiere festanti prendo il cellulare per controllare i messaggi.
35 chiamate da mia sorella.
Un messaggio: corri subito mamma sta male siamo al san filippo neri.

Non entrero' nei dettagli della vicenda sanitaria di mia mamma perche' è una faccenda molto intima e ancora dolorosa. Aveva 60 anni, era giovane ancora e piena di vita.
E' stata in ospedale 7 mesi poi è morta.
Per me è stato un trauma ovviamente, anche se tutto sommato un trauma "naturale", nel senso che poi
i traumi brutti sono quelli "innaturali" che riguardano noi stessi o persone veramente giovani ( per non parlare dei figli ).
Poi è la nostra capacita' ad elaborare i traumi e superarli che ci da una mano, e quella non è sempre direttamente proporzionale alla gravita' del trauma subito.
Questo per dire che è "naturale" che um genitore non piu' giovanissimissimo ti possa morire, pero' questo non vuol dire che poi non ci puoi andare sotto un treno.
Mi ricordo ancora quella mattina che come tutte le mattine ero andato allo Spallanzani a trovarla e vidi sul televisore della stanza gli aerei che si schiantavano sulle torri gemelle, senza audio della tv, cosi' al rallentatore.
E pensai che era tutto assolutamente normale, che la catastrofe del mondo coincidesse con la mia catastrofe interiore.
E poi ricordo quel caldo mostruoso di fine agosto/prima meta' di settembre, a mangiare il cocomero dal chioschetto sulla portuense quando parcheggiavo per entrare nell'ospedale.

Me gustan los aviones, me gustas tu

Ma cazzo proprio a me doveva capitare questa cosa?
Ma io dovevo stare su quell'aereo ( insieme ai miei tra l'altro, che sarebbero partiti per la Thailandia ) a prendere il succo buono della vita degli anni belli, a sognare un sogno individuale si , visto che quello collettivo era stato massacrato un mese prima dall'anima fascista dello stato italiano.
E invece passavo le giornate in un'angoscia senza nome nelle scalinate a vetrata di quell'ospedale che ricordavano beffardamente le vetrate dei gate di fiumicino ( o di qualsiasi altro aeroporto intercontinentale ).

"Que hora son mi corazon?"


mi risuonava in testa come un chiodo, e la canticchiavo pure a mia mamma che stava li sul letto in stato di incoscienza.

Forse nei momenti di trauma uno dovrebbe ascoltare solo musica triste davvero, che ti accompagna e ti consola perche' ti ricorda che la vita è in buona percentuale è dolore ed è come se ti fornisse un manuale di istruzioni per imparare a conviverci e gestire.
Sono le idiote canzoni pop, quelle solari ma con quel pizzico di nostalgia malinconica e sognante, a fregarti.

Epilogo: estate dell'anno dopo, finalmente arrivo a Bali, un bellissimo volo.
La mattina mis veglio e abbiamo una stanza da cui si intravede l'oceano: ci sono almeno 2 metri lisci d'onda e la giornata è bellissima.
Prima pero' andiamo a fare una di quelle colazioni internazionali con frittata, yogurt con insalate di frutta, toast al burro e frullati, in uno di quei baretti di Poppies lane coi tavolini di fuori.
Mi sento felice, dopo quell'anno orribile, sono ancora vivo, sto coi miei amici di sempre.
La storia dell'anno prima era finita, ma bene cosi': i tavolini sono occupati per lo piu' da surfiste australiane e turiste francesi bellissime e abbronzatissime e sorridono tutte.

Poi il pischello indonesiano ha la brillante idea, proprio mentre arriva il mango smoothie, di mettere sullo stereo La primavera/me gustas tu.
Scoppio a piangere ininterrottamente diventando subito l'attrazione dle bar, e poi vabbe' scappo in camera a calmarmi.

***

Alla fine della canzone c'e' un frammento di voce femminile adulta che dice:

"non tutto cio' che è oro brilla.
il rimedio cinese è infallibile"




Offline Neal

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2755
Re:Una, Una canzone sola. E anche il perché.
« Risposta #22 il: 22 Lug 2016, 17:21 »
Faccio una premessa: oltre a essere appassionato di musica ci lavoro anche, in varie forme ( almeno finche' dura )
e quindi ho avuto a che fare con i piu' disparati generi e sottogeneri musicali.
Ho ascoltato veramente tanto e di tutto, e scegliere una sola canzone in base alla sua bellezza o al suo valore artistico sarebbe davvero difficile per me.
Pero' le canzoni sono importanti ( o almeno lo erano nell'era pre-internet ) perche' talvolta si interfacciano in maniera subdola con determinati periodi e/o eventi della vita.
La canzone che ho scelto è stata la colonna sonora di un periodo, l'estate del 2001, che ha rappresentato uno spartiacque molto importante e nel cambiare dei tempi e nella mia vita personale, e quindi, pur non essendo una canzone eccezionale in se ( anche se l'idea di fondo è geniale ) è quella che piu' mi è rimasta impressa a livello emotivo , tanto che da allora a tuttoggi quando l'ascolto per caso ( perche' io non la metto mai ) devo faticare a reprimere un groppo di lacrime senza senso.
Dunque: avevo meno di 30 anni, avevo un lavoro part-time simpatico e ben pagato e il resto del tempo cominciavo a lavorare con la musica.
Quell'estate toccava lavorare ma avevo un biglietto il 25 agosto per l'Indonesia dove sarei andato a fare surf con gli amici e la fidanzata.
Purtroppo ( o per fortuna ) non sarei andato a Genova a manifestare per il g8 e per lavoro, e perche' mi beccai la varicella.
Stare a casa con 41 di febbre e vedere davanti al teleschermo l'orrore di quello che stava succedendo, la proccupazione per tanti amici che erano la e di cui non si riuscivano ad avere notizie.
A distanza di 15 anni è chiaro a tutti che l'intuizione dei movimenti no-global dell'epoca era assolutamente giusta.
La globalizzazione capitalista ci avrebbe portato dove siamo oggi: in un caos di violenza e disuguglianza globale.
D'altra parte se non fosse stata cosi' forte quell'idea non sarebbe neanche stato necessario reprimerla in maniera cosi' brutale e sanguinosa.

"Mi portano a Bolzaneto verso le 16.30 di sabato. Sono già stato pestato a sangue dalla guardia di finanza mentre scatto alcune foto dei black bloc. Arrivo alla caserma in camionetta, assieme a una ventina di fermati. Ho le mani legate, lacci neri di plastica, molto stretti. Il benvenuto: ci lanciano fuori dal pullman e iniziano manganellate e insulti. "Perché non provi a chiamare Bertinotti o il tuo amico Manu Chao?"

Gia', Manu Chao.
MC era diventato un po il simbolo dei movimenti no-global, anzi sarebbe meglio dire pro-global, visto che di fatto era stato quello che aveva inventato la cosiddetta Patchanka, ovvero la fusione meticcia di musiche etniche secondo strutture pop-rock d'impatto gia' coi Mano Negra, e successivamente da solista.
Quell'estate era uscito il secondo disco solita : Proxima estacion: esperanza, che, seppure un po meno bello del primo continuava con forza sulla strada della  contaminazione musicale, ma in piu' giocava in modo assolutamente originale con frammenti sonori presi da film, reclame pubblicitarie, estratti da jingle radiofonici.

La canzone che ho scelto sono in realta' due: o meglio la prima che si chiama La Primavera è una sorta di intro della seconda ( che è la canzone vera e propria ) : ne anticipa il tema armonico ma la melodia vocale è diversa e sopratutto ha la particolarita' di avere come tema l'ora esatta in varie citta' del mondo.
Se scorrete i commenti sulla pagina youtube tuttora i fan lasciano un commento con l'ora esatta e la citta' da dove stanno scrivendo.
L'idea di fondo è un'idea buonista, di sinistra: siamo tutti interconnessi e dobbiamo tutti riconoscerci l'un l'altro e aiutarci e impostare il mondo secondo questi principi e non secondo quelli dominanti del profitto, del conflitto, del dominio, del nazionalismo, del razzismo.
Quanta ingenuita'.

L'estate pero', nonostante lo shock di Genova continuo', a Roma, col caldo, e man mano che subentrava agosto il pensiero andava ai viaggi, alla liberta' , alla gioia di vivere.
Me gustas tu è una filastrocca un po cretina un po infantile che elenca semplicemente le cose che ti fanno felice, anche quelle piu' banali.

Una cosa che mi faceva felice era ( ed è tuttora nonostante tutto ) la Lazio.
E certo quell'estate era cominciata malissimo con lo scudetto ai cani rognosi ( forse non è un caso che alla fine sia stata in assoluto l'estate piu' brutta della mia vita ).
Dunque la Lazio era forte allora, e aveva ottenuto l'accesso ai preliminari di champions.
L'andata l'8 agosto fini' 2-1 per il Copenhagen.
Potevamo rimontarla tranquillamente, ma non sarebbe stato facile.
Io comunque comprai il biglietto in curva sud con un collega di allora e ci andai.


La gioia.
Ci eravamo ancora!
Era come un sollievo, dopo quell'estate di merda pensare a un'altra stagione di Lazio ai vertici, in Champions League, e un viaggio da favola  di un mese all'orizzonte, e magari anche nel viaggio riannodare quel rapporto un po in crisi che pure aveva appesantito non poco.
Quel giorno ce ne stavamo andando tutti dallo stadio col sorriso sulla bocca.
Poi, in mezzo alle bandiere festanti prendo il cellulare per controllare i messaggi.
35 chiamate da mia sorella.
Un messaggio: corri subito mamma sta male siamo al san filippo neri.

Non entrero' nei dettagli della vicenda sanitaria di mia mamma perche' è una faccenda molto intima e ancora dolorosa. Aveva 60 anni, era giovane ancora e piena di vita.
E' stata in ospedale 7 mesi poi è morta.
Per me è stato un trauma ovviamente, anche se tutto sommato un trauma "naturale", nel senso che poi
i traumi brutti sono quelli "innaturali" che riguardano noi stessi o persone veramente giovani ( per non parlare dei figli ).
Poi è la nostra capacita' ad elaborare i traumi e superarli che ci da una mano, e quella non è sempre direttamente proporzionale alla gravita' del trauma subito.
Questo per dire che è "naturale" che um genitore non piu' giovanissimissimo ti possa morire, pero' questo non vuol dire che poi non ci puoi andare sotto un treno.
Mi ricordo ancora quella mattina che come tutte le mattine ero andato allo Spallanzani a trovarla e vidi sul televisore della stanza gli aerei che si schiantavano sulle torri gemelle, senza audio della tv, cosi' al rallentatore.
E pensai che era tutto assolutamente normale, che la catastrofe del mondo coincidesse con la mia catastrofe interiore.
E poi ricordo quel caldo mostruoso di fine agosto/prima meta' di settembre, a mangiare il cocomero dal chioschetto sulla portuense quando parcheggiavo per entrare nell'ospedale.

Me gustan los aviones, me gustas tu

Ma cazzo proprio a me doveva capitare questa cosa?
Ma io dovevo stare su quell'aereo ( insieme ai miei tra l'altro, che sarebbero partiti per la Thailandia ) a prendere il succo buono della vita degli anni belli, a sognare un sogno individuale si , visto che quello collettivo era stato massacrato un mese prima dall'anima fascista dello stato italiano.
E invece passavo le giornate in un'angoscia senza nome nelle scalinate a vetrata di quell'ospedale che ricordavano beffardamente le vetrate dei gate di fiumicino ( o di qualsiasi altro aeroporto intercontinentale ).

"Que hora son mi corazon?"


mi risuonava in testa come un chiodo, e la canticchiavo pure a mia mamma che stava li sul letto in stato di incoscienza.

Forse nei momenti di trauma uno dovrebbe ascoltare solo musica triste davvero, che ti accompagna e ti consola perche' ti ricorda che la vita è in buona percentuale è dolore ed è come se ti fornisse un manuale di istruzioni per imparare a conviverci e gestire.
Sono le idiote canzoni pop, quelle solari ma con quel pizzico di nostalgia malinconica e sognante, a fregarti.

Epilogo: estate dell'anno dopo, finalmente arrivo a Bali, un bellissimo volo.
La mattina mis veglio e abbiamo una stanza da cui si intravede l'oceano: ci sono almeno 2 metri lisci d'onda e la giornata è bellissima.
Prima pero' andiamo a fare una di quelle colazioni internazionali con frittata, yogurt con insalate di frutta, toast al burro e frullati, in uno di quei baretti di Poppies lane coi tavolini di fuori.
Mi sento felice, dopo quell'anno orribile, sono ancora vivo, sto coi miei amici di sempre.
La storia dell'anno prima era finita, ma bene cosi': i tavolini sono occupati per lo piu' da surfiste australiane e turiste francesi bellissime e abbronzatissime e sorridono tutte.

Poi il pischello indonesiano ha la brillante idea, proprio mentre arriva il mango smoothie, di mettere sullo stereo La primavera/me gustas tu.
Scoppio a piangere ininterrottamente diventando subito l'attrazione dle bar, e poi vabbe' scappo in camera a calmarmi.

***

Alla fine della canzone c'e' un frammento di voce femminile adulta che dice:

"non tutto cio' che è oro brilla.
il rimedio cinese è infallibile"




Complimenti.

Offline Tarallo

*****
111509
Re:Una, Una canzone sola. E anche il perché.
« Risposta #23 il: 22 Lug 2016, 17:22 »
Mamma che storia.

Offline charlie

*
9669
Re:Una, Una canzone sola. E anche il perché.
« Risposta #24 il: 03 Ago 2016, 14:05 »
Estate 2000.
Dopo la maturità parto con un amico per 22 giorni di interrail per i paesi dell'est Europa.
Un'esperieza fantastica, prima vera uscita 'seria' da casa.
Dopo aver vagabondato in lungo e in largo, decidiamo di spendere gli ultimi 4 giorni al mare, in Croazia.
Raggiungiamo un paesino vicino Spalato e montiamo la tenda dentro una pineta, a pochi metri dalla spiaggia.
Ero esausto e pieno di pensieri. Avevo 18 anni, ero pieno di sogni, di speranze e di paure. Ma quei 20 giorni mi avevano messo davanti il mio essere uomo. Avevamo da poco vinto scudetto e coppa Italia. Il mondo era ai miei piedi. La notte non dormivo, un po per quanto detto prima, un po perché la tenda era vicinissima ad un chiosco che sparava musica fino alle 4 del mattino. Una canzone, piu di ogni altra, proveniente da questo chiosco, accompagnava questi pensieri: Maria Maria, di Santana.
Così da allora, ogni volta che mi capita di sentirla, penso a quei giorni, a quelle speranze, a quella sensazione di onnipotenza schiantatasi poi con la realtà della vita che avanza.

disappearingfs

disappearingfs

Re:Una, Una canzone sola. E anche il perché.
« Risposta #25 il: 13 Apr 2018, 03:00 »
Faccio una premessa: oltre a essere appassionato di musica ci lavoro anche, in varie forme ( almeno finche' dura )
e quindi ho avuto a che fare con i piu' disparati generi e sottogeneri musicali.
Ho ascoltato veramente tanto e di tutto, e scegliere una sola canzone in base alla sua bellezza o al suo valore artistico sarebbe davvero difficile per me.
Pero' le canzoni sono importanti ( o almeno lo erano nell'era pre-internet ) perche' talvolta si interfacciano in maniera subdola con determinati periodi e/o eventi della vita.
La canzone che ho scelto è stata la colonna sonora di un periodo, l'estate del 2001, che ha rappresentato uno spartiacque molto importante e nel cambiare dei tempi e nella mia vita personale, e quindi, pur non essendo una canzone eccezionale in se ( anche se l'idea di fondo è geniale ) è quella che piu' mi è rimasta impressa a livello emotivo , tanto che da allora a tuttoggi quando l'ascolto per caso ( perche' io non la metto mai ) devo faticare a reprimere un groppo di lacrime senza senso.
Dunque: avevo meno di 30 anni, avevo un lavoro part-time simpatico e ben pagato e il resto del tempo cominciavo a lavorare con la musica.
Quell'estate toccava lavorare ma avevo un biglietto il 25 agosto per l'Indonesia dove sarei andato a fare surf con gli amici e la fidanzata.
Purtroppo ( o per fortuna ) non sarei andato a Genova a manifestare per il g8 e per lavoro, e perche' mi beccai la varicella.
Stare a casa con 41 di febbre e vedere davanti al teleschermo l'orrore di quello che stava succedendo, la proccupazione per tanti amici che erano la e di cui non si riuscivano ad avere notizie.
A distanza di 15 anni è chiaro a tutti che l'intuizione dei movimenti no-global dell'epoca era assolutamente giusta.
La globalizzazione capitalista ci avrebbe portato dove siamo oggi: in un caos di violenza e disuguglianza globale.
D'altra parte se non fosse stata cosi' forte quell'idea non sarebbe neanche stato necessario reprimerla in maniera cosi' brutale e sanguinosa.

"Mi portano a Bolzaneto verso le 16.30 di sabato. Sono già stato pestato a sangue dalla guardia di finanza mentre scatto alcune foto dei black bloc. Arrivo alla caserma in camionetta, assieme a una ventina di fermati. Ho le mani legate, lacci neri di plastica, molto stretti. Il benvenuto: ci lanciano fuori dal pullman e iniziano manganellate e insulti. "Perché non provi a chiamare Bertinotti o il tuo amico Manu Chao?"

Gia', Manu Chao.
MC era diventato un po il simbolo dei movimenti no-global, anzi sarebbe meglio dire pro-global, visto che di fatto era stato quello che aveva inventato la cosiddetta Patchanka, ovvero la fusione meticcia di musiche etniche secondo strutture pop-rock d'impatto gia' coi Mano Negra, e successivamente da solista.
Quell'estate era uscito il secondo disco solita : Proxima estacion: esperanza, che, seppure un po meno bello del primo continuava con forza sulla strada della  contaminazione musicale, ma in piu' giocava in modo assolutamente originale con frammenti sonori presi da film, reclame pubblicitarie, estratti da jingle radiofonici.

La canzone che ho scelto sono in realta' due: o meglio la prima che si chiama La Primavera è una sorta di intro della seconda ( che è la canzone vera e propria ) : ne anticipa il tema armonico ma la melodia vocale è diversa e sopratutto ha la particolarita' di avere come tema l'ora esatta in varie citta' del mondo.
Se scorrete i commenti sulla pagina youtube tuttora i fan lasciano un commento con l'ora esatta e la citta' da dove stanno scrivendo.
L'idea di fondo è un'idea buonista, di sinistra: siamo tutti interconnessi e dobbiamo tutti riconoscerci l'un l'altro e aiutarci e impostare il mondo secondo questi principi e non secondo quelli dominanti del profitto, del conflitto, del dominio, del nazionalismo, del razzismo.
Quanta ingenuita'.

L'estate pero', nonostante lo shock di Genova continuo', a Roma, col caldo, e man mano che subentrava agosto il pensiero andava ai viaggi, alla liberta' , alla gioia di vivere.
Me gustas tu è una filastrocca un po cretina un po infantile che elenca semplicemente le cose che ti fanno felice, anche quelle piu' banali.

Una cosa che mi faceva felice era ( ed è tuttora nonostante tutto ) la Lazio.
E certo quell'estate era cominciata malissimo con lo scudetto ai cani rognosi ( forse non è un caso che alla fine sia stata in assoluto l'estate piu' brutta della mia vita ).
Dunque la Lazio era forte allora, e aveva ottenuto l'accesso ai preliminari di champions.
L'andata l'8 agosto fini' 2-1 per il Copenhagen.
Potevamo rimontarla tranquillamente, ma non sarebbe stato facile.
Io comunque comprai il biglietto in curva sud con un collega di allora e ci andai.


La gioia.
Ci eravamo ancora!
Era come un sollievo, dopo quell'estate di merda pensare a un'altra stagione di Lazio ai vertici, in Champions League, e un viaggio da favola  di un mese all'orizzonte, e magari anche nel viaggio riannodare quel rapporto un po in crisi che pure aveva appesantito non poco.
Quel giorno ce ne stavamo andando tutti dallo stadio col sorriso sulla bocca.
Poi, in mezzo alle bandiere festanti prendo il cellulare per controllare i messaggi.
35 chiamate da mia sorella.
Un messaggio: corri subito mamma sta male siamo al san filippo neri.

Non entrero' nei dettagli della vicenda sanitaria di mia mamma perche' è una faccenda molto intima e ancora dolorosa. Aveva 60 anni, era giovane ancora e piena di vita.
E' stata in ospedale 7 mesi poi è morta.
Per me è stato un trauma ovviamente, anche se tutto sommato un trauma "naturale", nel senso che poi
i traumi brutti sono quelli "innaturali" che riguardano noi stessi o persone veramente giovani ( per non parlare dei figli ).
Poi è la nostra capacita' ad elaborare i traumi e superarli che ci da una mano, e quella non è sempre direttamente proporzionale alla gravita' del trauma subito.
Questo per dire che è "naturale" che um genitore non piu' giovanissimissimo ti possa morire, pero' questo non vuol dire che poi non ci puoi andare sotto un treno.
Mi ricordo ancora quella mattina che come tutte le mattine ero andato allo Spallanzani a trovarla e vidi sul televisore della stanza gli aerei che si schiantavano sulle torri gemelle, senza audio della tv, cosi' al rallentatore.
E pensai che era tutto assolutamente normale, che la catastrofe del mondo coincidesse con la mia catastrofe interiore.
E poi ricordo quel caldo mostruoso di fine agosto/prima meta' di settembre, a mangiare il cocomero dal chioschetto sulla portuense quando parcheggiavo per entrare nell'ospedale.

Me gustan los aviones, me gustas tu

Ma cazzo proprio a me doveva capitare questa cosa?
Ma io dovevo stare su quell'aereo ( insieme ai miei tra l'altro, che sarebbero partiti per la Thailandia ) a prendere il succo buono della vita degli anni belli, a sognare un sogno individuale si , visto che quello collettivo era stato massacrato un mese prima dall'anima fascista dello stato italiano.
E invece passavo le giornate in un'angoscia senza nome nelle scalinate a vetrata di quell'ospedale che ricordavano beffardamente le vetrate dei gate di fiumicino ( o di qualsiasi altro aeroporto intercontinentale ).

"Que hora son mi corazon?"


mi risuonava in testa come un chiodo, e la canticchiavo pure a mia mamma che stava li sul letto in stato di incoscienza.

Forse nei momenti di trauma uno dovrebbe ascoltare solo musica triste davvero, che ti accompagna e ti consola perche' ti ricorda che la vita è in buona percentuale è dolore ed è come se ti fornisse un manuale di istruzioni per imparare a conviverci e gestire.
Sono le idiote canzoni pop, quelle solari ma con quel pizzico di nostalgia malinconica e sognante, a fregarti.

Epilogo: estate dell'anno dopo, finalmente arrivo a Bali, un bellissimo volo.
La mattina mis veglio e abbiamo una stanza da cui si intravede l'oceano: ci sono almeno 2 metri lisci d'onda e la giornata è bellissima.
Prima pero' andiamo a fare una di quelle colazioni internazionali con frittata, yogurt con insalate di frutta, toast al burro e frullati, in uno di quei baretti di Poppies lane coi tavolini di fuori.
Mi sento felice, dopo quell'anno orribile, sono ancora vivo, sto coi miei amici di sempre.
La storia dell'anno prima era finita, ma bene cosi': i tavolini sono occupati per lo piu' da surfiste australiane e turiste francesi bellissime e abbronzatissime e sorridono tutte.

Poi il pischello indonesiano ha la brillante idea, proprio mentre arriva il mango smoothie, di mettere sullo stereo La primavera/me gustas tu.
Scoppio a piangere ininterrottamente diventando subito l'attrazione dle bar, e poi vabbe' scappo in camera a calmarmi.

***

Alla fine della canzone c'e' un frammento di voce femminile adulta che dice:

"non tutto cio' che è oro brilla.
il rimedio cinese è infallibile"




Ma guarda un po' tu. Qualche mese fa mi sono letto tutto i discorsi musicali su questo forum. Molto, molto prima di iscrivermi. E questa tua storia mi ha fatto stare molto male, tante nottate fa. Non so perché ma si è azzeccata addosso pure a me, pensando alle giornate in cui mi chiesero di andare in ospedale che papà era in coma e forse (seh) sentendo la mia voce poteva risvegliarsi (seh). La settimana scorsa ho pianto per una notte intera pensando a ''Che ore sono amore mio?'', ''Che ore sono amore mio?'', ''Che ore sono amore mio?''. Mi vedo bimbo nella camera della vecchia casa, che mi sveglio e chiedo l'ora, come fosse tutto normale, come se attorno avessi la mamma ed il papà. E' strano che proprio tu hai commentato le mie canzoni quando io mesi prima avevo letto questo tua memoria. Tutte le strofe della canzone di Manu Chao mi spezzano il cuore, le canto facendo finta di crederci, come per far felici loro, lui che non c'è più, lei che c'è ma non c'è mai stata. Come a dir loro, ''A me piace la vita, sono come gli altri, viaggio, vado in moto'', quando in realtà loro hanno sempre sofferto il mio nascondermi dalle persone chiudendomi in camera spaventato chissà da cosa. E ancora oggi ho paura, a 24 anni, chissà di che. Forse della vita, quasi durasse per sempre... Però quando sento quella canzone faccio finta di amarle davvero tutte quelle cose, mi invento pure un ricordo che non c'è, quello di me che chiedo l'ora, che dobbiamo andare assieme al supermercato e io aspetto al reparto dei giocattoli e loro mi vengono a chiamare che, ''Francè è tardi, jamm' bell tu e sti pazziell''. Che poi piango, si fa mattina e se chiedo ''Che ora sono?'' omettendo ''amore mio'' per vergogna, mi sento dire cose brutte, anche se il mio amore è vero, più o meno, credo.

Qué voy a hacer, je ne sais pas
qué voy a hacer, je ne sais plus,
qué voy a hacer, je suis perdu

Ahh... povero me, povero il mì corazon... :-)

PS: Oh è notte, tanto chi legge..
Re:Una, Una canzone sola. E anche il perché.
« Risposta #26 il: 12 Set 2018, 07:10 »
Ah, Dio... non dovevo capitare qui ... beh ormai sto in ballo, in fondo mi fa bene sfogarmi qui, tanto non mi conoscete.
Ho perso il mio migliore amico un anno fa... brucia come fosse successo oggi. Ero cotta di lui da sempre, dalle elementari se non dall’asilo... lui scherzando diceva che un giorno forse ci saremmo innamorati, e quante volte avrei voluto chiedergli se non lo fosse già, perché io lo ero da un pezzo, innamorata persa. Tante volte penso al tempo che forse abbiamo sprecato, poi penso che se fosse stato il mio ragazzo sarebbe stato pure peggio se possibile.

Vabbè... questa. Un pugno nello stomaco quando la sento. Non c’è niente di magico, cerco di tirarmi su e di vivere anche per lui, sembro sempre allegra e sfrontata e invece certi giorni sono un vero incubo e conto le ore perché finiscano. E quando sembra andare meglio sbuca sempre questa canzone dal nulla a ricordarmi che cammino sulle macerie, che un pezzo di me è morto con lui. E mi scendono le lacrime contro la mia volontà. Ma gli ho promesso di non crollare, e non lo farò.   

 

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