ho appena finito, in metro, questo
e solo il fatto che mi trovassi in metro ha impedito che lasciassi un paio di lacrimoni belli grossi sulla scena del funerale di Saŝa
soprattutto l'ultimo capitolo, quello della lettera-confessione, m'ha riportato indietro alla mia permanenza moscovita e sampietroburghese, quando mi ero imposto di visitare i luoghi principali della repressione staliniana, carceri, sedi della polizia segreta, stazioni ferroviarie dalle quali partivano i convogli per i gulag e leggere molto delle testimonianze e dei saggi di chi ha vissuto o tentato di spiegare quel periodo oscuro dell'umanità, non solo dell'unione sovietica
ci sono due pagine che spiegano tutto in questo libro, e che Saŝa scrive a Michel: la visione di un uomo dell'apparato, un
apparatchik, appunto, messo su per fare della
damnatio perpetua un'arte
per il resto, è un ottimo romanzo di formazione
Michel sarà diventato una splendida persona ed un cittadino innamorato della Verità
grazie a TD ed a IB, per la proposta del libro e per l'invito a leggerlo
molto molto bello
davvero