Rough trade aveva il negozio a Londra, anzi mi sa che lo ha ancora sono anni che non vado a Londra.
I generi ormai sono solo riletture di stilemi vecchi come giustamente dice Kelly e la cauisa credo sia (se ne parlava questo mese o il mese scorso su blow up anche) dovuto ad una serie di ragioni.
Internet che ha reso possibile farsi un disco a casa e pubblicizzarlo on line senza passare per produttori, case discografiche e distributori che invece prima "sceglievano" cosa produrre, stampare e distribuire, c'era quindi una scrematura a monte. Perche diciamocelo chiaro anche i dischi "storici" più fieramente indipendenti erano comunque prodotti commerciali, ovvero fatti per venderli, anchè perchè avevano dei costi, ben diverso oggi dove qualunque nerd si fa 6/7 tracce con dei software free e le mette su bandcamp in download free. Questi fa si che su intenet vengano caricati centinaia e centinaia di album ogni giorno, stargli dietro è impossibile, se non scaricare, acoltare se non ti piace al primo ascolto lo butti. Internet ha generato un folle consumismo musicale, se non passi al primo ascolto sei finito. Nessuno ti da una seconda chanche.
Le grandi label non rischiano più, preferiscono produrre il discone pop da 5 milioni di euro che te ne fa tornare 20 in passaggi radio, streaming legale, spot pubblicitari, copyright, videogiochi e fuffa varia, piuttosto che rischiare su gruppi che ti fanno magari un disco buono e 3 di cacca, doverli pubblicizzare e sostenere, non ci sono più le strutture per fare questa mole di lavoro, dove stanno i produttori ? figura leggendaria che ha benedetto centinaia di carriere di fino ad allora onesti mestieranti.
Le piccole label sono tagliate fuori da questo giro perchè "i piccoli" ormai i dischi se li fanno da soli a loro spese, pagano una agenzia che gli fa promozione, pagata in anticipo cosi che pure l'agenzia non rischia un catzo nel promuovere, i grandi vanno altrove, dove gli si garantiscono soldi veri (radio streaming ecc, vedi sopra)
Gli ascoltatori sono invecchiati. Gli unici che comprano dischi sono la generazione degli over 35 ovvero gente cresciuta con il feticcio del supporto fisico, cd. lp, K7, gli altri la musica la sentono in radio su youtube su spotify, la mettono nella sd dello smartphone, quando è piena la roba vecchia che non senti più la cancelli.
La musica ha perso quella capacità di incamerare la ribellione o di descrivere il mondo, il linguaggio con cui rivolgersi a queste generazioni.
Prima io e quelli della mia generazione andavamo a disfunzioni musicali, compravo che sò Unknown pleasures dei Joy Division poi dritto in cameretta ad ascoltarlo a nastro, finiva e ricominciavi, leggevi ti informavi.
Oggi l'adolescente il tempo libero lo passa in chat o su internet non ad ascoltare musica e quando la ascolta magari ascolta la fuffa che gli propina il mainstream, la tv, i reality, non ha una capacita "critica" di scenta, anche perchè nessuno parla più di musica e lo aiuta a scegliere cosa ascoltare e a distinguere la cioccolata dalla m.erda. Non si fanno programmi tv musicali decenti, le riviste di musica sono pochissime e quasi tutte autoreferenziali.
In questa epoca la teoria di Adorno sulla musica popolare ha avuto completa attuazione. Davvero i gusti popular sono guidati dai mass media che li giudano normalmente verso il basso perchè nel basso sta più massa pronta a "consumare il tuo prodotto".
Chiudo il pippotto con la definizione di Reynolds, si ovvio che se dovessimo accettare queste classificazioni un pò manichee io dovrei togliere vari nomi dal post dove ho indicato dei gruppi da ascoltare, alcuni rientrerebbero in altre "categorie" (dark folk/industrial ecc), ma io credo che la storia della musica non sia un tetris dove pezzi diversi si attaccano ma un fiume pieno di rivoli e rivoletti che si distaccano dal corso principale per poi rientrarci e magari riuscire di nuovo. E' lo spirito che muove la musica a classificarla
scusate la lungaggine