Eravamo un decina, fra cui mio fratello, arrivati a Venezia in treno. Ricordo che a un certo punto, mentre cerchiamo di entrare nella piazza, mi rendo conto di essere imprigionato in un maelstrom umano, non c'è possibilità di decidere dove andare, si può solo seguire il flusso e cercare di non farsi travolgere, l'unico pensiero è rivolto a restare a galla e gonfiare il torace per respirare. L’improvviso desiderio di tornare indietro un'opzione impraticabile. Ci siamo persi tutti di vista. Alla fine mi ritrovo nella parte di piazza dove non si vede nulla, sotto il maxi schermo che avevano istallato. Almeno si sta larghi. Ritrovo anche un paio della mia compagnia. Imitando altri lì intorno, ci sdraiamo a terra, gli zaini come cuscini e aspettiamo che inizi il concerto. Me ne sto lì felice e beato quando all'improvviso sento la terra che inizia a tremare, una persona mi scavalca in corsa, mi alzo e c’è un muro umano che mi corre incontro, mi giro e qualche decina di metri più in là c'e un altro muro, questo vero però. Non una bella sensazione. Fortunatamente l'onda si esaurisce prima. Ci guardiamo tutti un po' smarriti non riusciamo a capire che succede. Ci sono zaini e vestiti buttati un po' ovunque, ragazzi che si erano tolti le scarpe con i piedi sanguinanti per aver camminato sui vetri delle bottiglie rotte. Per un po’ sembra tornare tutto tranquillo. Poi c’è un’altra ondata, alla terza saluto i miei amici, 'sti cazzi dei Pink Floyd, che me li devo pure vede’ su un maxischermo poi. Gli do appuntamento alla stazione per la mattina seguente. Passo la notte a camminare per Venezia. Un'esperienza che consiglio a tutti. La mattina alla stazione c’è il caos. I treni presi d’assalto. Io per prendere il mio entro dal finestrino. Ah il biglietto ce l’aveva mio fratello, provo a cercarlo sul treno ma non lo trovo, ho dovuto fare tutto il viaggio evitando il controllore. Col cazzo che ti ripago anche il biglietto.