Ho letto "Macelli" (stigrancaxxi.com), quindi rispetto al precedente post posso dire:
- scusate, ma dalla descrizione di "Aquila" che emergeva da alcuni post letti, avevo completamente frainteso. Abbiate pazienza, ho perso la mano del forumista.
Non so assolutamente chi sia, quindi la Casa Santa di Loreto può rimanere dov'è e Rebibbia si dovrá accontentare ancora del Mammut;
- "Aquila" nella narrazione di ZC emerge come una figura molto positiva.
Lo è anche per me, certo, ma qui parliamo della struttura del racconto di ZC e non c'è un solo passaggio in cui non ne esca come una persona ammirata e rispettata dallo stesso ZC;
- e veniamo alla presunta battuta da difettoso. In quel passaggio i "laziali" vengono inseriti nella "struttura" del Rojava, come "popolo", al pari di chi in Rojava vive e combatte. Questo semplicemente perché un tifoso della Lazio è andato lì a vivere e combattere. Uno che è la fonte diretta del racconto. Uno che è un caxxo di partigiano. Uno che lavora in cantiere, al nero.
Già me sento un po' stronxo a fare l'esegesi di un testo che, letto fuori dal raccordo anulare che ci cinge la capoccia, contribuirà a incrinare qualche sudicio stereotipo sui nostri colori e ci porterà più simpatie ed empatie, che tutti gli ultimi quindici anni di comunicazione ufficiale SS Lazio messi insieme (vabbè, ci vuole poco), ma vedere che sia stata considerata una presa per il culo, con tutto il bene che vi voglio, mi pare una leggerissima forzatura.
Invece direi questo: dove si mette la firma perché una qualsivoglia cosa (e in questo caso è un qualcuno, di fronte a cui dovremmo solo abbassare la testa, grati), qualsiasi cosa che riguarda la Lazio, finisca almeno una volta l'anno, in maniera positiva, dentro il lavoro di uno degli intellettuali (stacce ZC, sei un caxxo di intellettuale, di matrice colta e popolare insieme, quindi merce rara), più letti degli ultimi cinque anni in Italia e in Europa?
Per me, pertanto, è "Grazie".
Prima di tutto ad Aquila e Orso e a tutti quelli come loro, a seguire "Grazie" a ZC che li racconta e li ha fatti conoscere a centinaia di migliaia di esseri umani.
E infine, il fatto che in questa imprescindibile epica del Rojava uno dei protagonisti positivi abbia le fattezze di un laziale fracico, mi pare un regalo inaspettato e sincero, che mi terrei bello stretto.
Fronte fumettari, metto Il Peter Pan di Loisel.