Intervista a De Nicola, un laziale in CdM di ciclocross

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Intervista a De Nicola, un laziale in CdM di ciclocross
« il: 03 Gen 2014, 19:26 »
http://www.laziopolis.it/lintervista-luca-in-coppa-del-mondo-nato-per-il-ciclocross-.aspx

Luca De Nicola, diciannove anni, laziale di fede e di nascita, sta diventando sempre più il fiore all’occhiello della Lazio ciclismo. Da poco entrato a far parte della categoria under 23 di ciclocross, ha chiuso il 2013 strappando la convocazione in maglia azzurra per la Coppa del Mondo. L’appuntamento è per domenica 5 gennaio all’Ippodromo delle Capannelle, che per l’occasione svestirà i panni dell’ippica e si trasformerà in un circuito di ciclocross.
Un anno chiuso nel migliore dei modi…
«Sono molto contento di come è andato il mio 2013. Per ottenere questa convocazione c’è voluto tanto lavoro. Nei mesi di settembre e ottobre, in particolare, mi sono allenato duramente con il mio preparatore atletico e nelle gare di dicembre sono arrivati i risultati, sono salito due volte sul podio sia in gare internazionali che nazionali di ciclocross. Sono riuscito così ad attirare l’attenzione del ct Fausto Scotti».
Per la gara di domenica che aspettative ha?
«Spero di fare una buona gara. Non mi sono prefissato un piazzamento, È la mia prima gara di Coppa del Mondo under 23, quindi partirò senza punteggio, ovvero dietro a tutti. Cercherò di dare il più possibile fastidio agli altri corridori».
Come vive il pregara e a cosa pensa mentre gareggia?
«Ho imparato, dopo tanti anni, a gestire l’ansia e a trasformarla in energia positiva e rabbia agonistica. Durante la gara sei in uno stato di trance, durante il quale arriva poco sangue al cervello e alle gambe. Nonostante ciò devi avere il controllo di tutto: decidere le strategie, sentire cosa ti dicono dai box, sapere in che posizione stai, capire come stanno le tue gambe e la tua bici…».
Mountain bike o ciclocross. Quale disciplina preferisce?
«Io nasco come mountain biker. Il ciclocross l’ho iniziato quasi per scherzo, come allenamento diverso per prepararmi alle gare di mountain bike. È venuta fuori una passione inaspettata e da lì ho iniziato a gareggiare anche in questa disciplina, era il 2010. Nel 2012 sono arrivate le prime convocazioni in nazionale, con la Coppa del Mondo in Olanda e il Campionato del Mondo in Belgio».
Le differenze tra le due specialità?
«La mountain bike è molto tecnica. Il ciclocross, invece, è più tattico. Vi partecipano, infatti, molti corridori su strada. Richiede grande forza e io ho caratteristiche che si addicono al ciclocross, soprattutto come struttura fisica, molto più che alla mountain bike. Ma mi piacciono entrambi e per questo continuerò a gareggiare in tutte e due le discipline».
Come si allena?
«Faccio tutta la preparazione esclusivamente con la bici, soprattutto quella da strada. Tante ripetute in salita. Una volta a settimana, in base alla gara che sto preparando, esco con la bici da ciclocross o con la mountain bike. Per fare degli esercizi specifici andiamo in zone montuose, altrimenti vanno bene anche la collina e la pianura»
Rinunce, sacrifici: c'è mai stato un momento in cui ha pensato di mollare tutto?
«I sacrifici ci sono. Molto spesso nel week-end sono in trasferta, così passo il sabato sera negli alberghi mentre i miei amici escono. Ma, soprattutto, è difficile tenere il passo studio-allenamenti. Però con la forza di volontà si riesce ad andare avanti e poi i risultati, come ad esempio la convocazione in Nazionale, ti ripagano ampiamente. Ogni tanto viene voglia di staccare la spina, stare con gli amici, anche solo per un po’. Però, dopo, penso agli impegni presi e, grazie anche alle persone che mi stanno vicino, trovo la forza per superare questi momenti».
Quando ha capito che la bici sarebbe stata più di un semplice hobby?
«Prima giocavo a calcio, ma non mi è mai piaciuto. Per qualche anno non ho praticato nessuno sport. Poi ho iniziato ad uscire in bicicletta insieme a mio padre, grande cultore delle due ruote: è grazie a lui che mi sono appassionato. Già da bambino sono arrivati i primi risultati a livello regionale e, dopo poco, ho capito che con l’impegno poteva diventare anche un lavoro».
Come è nato il matrimonio con la Lazio ciclismo?
«Io correvo con una squadra regionale e, circa un anno e mezzo fa, mi è arrivata la richiesta di far parte della Lazio ciclismo e di inserire la disciplina del fuori strada. Il progetto è quello di ridare lustro a questo settore della Polisportiva che negli ultimi anni non stava portando risultati. Io sono tifosissimo della Lazio, quindi non è stato poi così difficile accettare questa sfida. Sono partito dal niente e, pian piano, vorrei continuare a crescere e a vincere».
Lui si definisce un testardo. Ma quello che nella vita di tutti i giorni è considerato un difetto, nel ciclismo diventa un’arma in più. Concentrarsi su un obiettivo, fin quando non lo si è raggiunto, è l’unica maniera per ottenere risultati, nonostante la fatica, bruciando le “tappe”. D’altronde si sa, nel ciclismo il tempo ha la sua importanza.

Michele Robibaro


 

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