Intervista a Diego Latini, l'Almeyda della Lazio pallanuoto

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Intervista a Diego Latini, l'Almeyda della Lazio pallanuoto
« il: 26 Nov 2013, 12:11 »
http://www.laziopolis.it/cuori-biancocelesti-la-lazio-di-latini.aspx

Diego ha l’animo in tumulto. Domani partirà per Zurigo: inizia una nuova avventura sportiva, una nuova vita. Lascia la Lazio Pallanuoto per andare a giocare nel Sc Frosch Ageri, campionato svizzero. Diego Latini, 28 anni, una bandiera biancoceleste sul pennone più alto della polisportiva.
Cos’è la Lazio per lei, Diego?
“Tutto, da quando ho cominciato a nuotare a 5 anni. Sono 23 anni trascorsi insieme”.
Niente nozze d’argento, però?
“Vado via per una sfida nuova. Ma non ci giro attorno: ho motivi personali per trasferirmi in Svizzera. Una fidanzata che mi aspetta, di origini italiane. Un progetto lavorativo. Ne va del mio futuro”.
E’ il primo ad aver fatto questa scelta?
“No, Gianluca Sattolo gioca in Olanda, ad Amsterdam. Lui è stato il precursore”.
Spaventato?
“ Il campionato elvetico è meno quotato del nostro ma vado comunque in una squadra che è arrivata ai playoff scudetto e troverò qualche collega diciamo così italianofilo”.
Scelta, pare di capire, anche economica.
“Il posto di lavoro di questi tempi è fondamentale. Io sono laureando in psicologia, a Zurigo imparerò anche il tedesco. Insomma una serie di prospettive…”
Che in Italia non ci sono?
“In realtà da otto anni a questa parte non peso più economicamente sulla mia famiglia: macchina, viaggi, tempo libero me li pago da solo. Ma di pallanuoto non si vive”.
Lei che carriera ha fatto finora?
“Ho giocato in tutte le nazionali giovanili,  ma non in quella maggiore. Ce n’erano di più bravi. E sono stato capitano della Lazio insieme a Sebastianutti. L’onore più grande. Ruolo: centrovasca”.
Una vita da mediano?
“Sì, è per questo che amo Almeyda”.
Sconfiniamo nel calcio?
“Certo, io vivo di Lazio. Famiglia biancoceleste, passione trasmessa da mio papà, allo stadio anche con la mamma. Vivevamo alla Magliana ed era una festa andarci. Da piccolo stravedevo per Nesta ma soprattutto per Signori. Mi ricordo che mi misi a piangere perché era alla pari con Protti nella classifica cannonieri. Lo volevo solo al comando, pensi che pretese!”
Poi curva?
“Curva Nord. Mi piace viverla nell’anonimato. Senza esagitazioni. Ma sono sempre lì”.
La riconoscono?
“No, sono un atleta come tanti. Un anonimo”.
Calcio giocato?
“Solo d’estate con gli amici e con molta cautela. Non posso permettermi infortuni cretini”.
Amici nel calcio?
“Ho conosciuto Di Canio, Peruzzi in occasione di premiazioni. Una stretta di mano e via”.
Poi ci sono i derby. Anche nella pallanuoto.
“Per me affrontare la Roma è sempre stato il top assoluto. Cominciavo a pensarci dal lunedì, in settimana lavoravo concentratissimo, capitava di non dormirci la notte. Anche se spesso ci si allena insieme, si esce a cena la sera, siamo molto legati, tutti amici. Capita pure che ci siano biancocelesti di calottina con la Roma nel cuore o viceversa. Ma una volta in acqua il derby è derby. Conta solo vincerlo e per me valeva doppio, perché questi colori ce li ho sottopelle. Quest’anno però la Roma non c’è. In A ci siamo solo noi”.
E’ venuta prima la Lazio o prima la pallanuoto?
“Prima la Lazio. Poi giocando in biancoceleste ho coronato un sogno immenso”.
Che Lazio lascia? Sabato contro il Posillipo avete sfiorato l’impresa.
“Io ero in tribuna, sono già un ex. L’obiettivo è restare nella massima serie e prenderci qualche soddisfazione. Come in passato quando arrivammo ai playoff scudetto e perdemmo solo con il Posillipo alla bella”.
Cosa impedisce alla pallanuoto romana di competere con Liguria e Campania?
“Cultura, investimenti. E’ una battaglia perduta in partenza. Prendiamo proprio la Liguria: lì ogni paesino ha la sua squadra, il panettiere, faccio per dire, contribuisce, sponsorizza, come il farmacista. Succede a Bogliasco, Nervi, Savona ma pure in realtà più piccole. E si paga il biglietto, sia pure un euro simbolico. Così magari racimoli quei 30-50.000 euro che ti aiutano a rendere la squadra competitiva”.
Poi c’è Recco, la regina?
“Un paio di anni fa il presidente, che è pure il presidente dello Spezia calcio, fece la squadra con i venti giocatori più forti del mondo. Ne bastano 13, lui ne prese proprio 20, come fossero figurine. Chiaro che non puoi competere. Ora si è un po’ ridimensionato ma è sempre uno squadrone. A Roma se dici andiamo a vedere la pallanuoto, rispondono “Che è? Ci ho da fa er sabato pomeriggio” . E far pagare un biglietto sarebbe una follia. Questione di cultura, dicevo”.
Si dice: la pallanuoto è durissima, per gente di temperamento…
“Ma è anche una splendida palestra di tattica. Il nostro tecnico Pierluigi Formiconi è meticoloso al massimo. Se si sbaglia una cosa salta tutto l’assetto. Tutto quello che provi in settimana te lo ritrovi in partita. E’ uno sport vivo. E non reggi se non ti spacchi l’anima fino alla fine”.
Ecco perché Almeyda…
“Già. Che cosa gli potevi rimproverare a uno così a fine partita, anche se avevi perso? Con dieci Almeyda questa Lazio non ci farebbe soffrire né imprecare”.
Buon viaggio Diego, buona pallanuoto. E buon tifo da lontano: biancocelesti si nasce.
Vincenzo Cerracchio

 


 

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