E no Danie'! Non è il pensiero umano che "crea" le onde gravitazionali. Il pensiero umano le ipotizza, crea una serie di strumenti per verificare l'ipotesi e se l'ipotesi è esatta, le trova. Ma le trova perché esistono.
Qui ti volevo.
E invece è proprio il pensiero umano a creare le onde gravitazionali, così come la forza di gravità.
Cioè che esiste è l'attrazione fisica tra i corpi, è l'interazione, non la "forza di gravità" che è invece un concetto umano, così come le onde gravitazionali.
Io sto parlando del concetto e del modo in cui viene pensato, non dell'interazione in sè che non è assolutamente astraibile dal suo contesto, dai rapporti con le altre forze, dal mondo fisico nella sua interezza, se non attraverso un'operazione tutta umana.
L'opera di astrazione di una singola forza dal resto del mondo fisico è DI PER SE' e necessariamente umana.
Dunque la "forza di gravità" non è umana solo a livello di ipotesi, è umana a livello di concetto compiuto.
Perchè la "forza di gravità", a se stante, non esiste. Oggettivamente non esiste.
E' chiaro che il concetto di "forza di gravità" e la sua definizione ci sono utili, mica li voglio rifiutare.
Tanto per la conoscenza del mondo quanto per utilizzare tali conoscenze a nostro vantaggio in campo tecnico e tecnologico.
Ma dobbiamo essere consapevoli che:
- sia il concetto che la sua definizione sono dovute a paradigmi scientifici, ossia a "concezioni teorico-generali" che non rispondono a verifica. Ipotesi pure su cui si regge l'intero castello (ricordo qualcos'altro che funziona così...).
- il paradigma specifico non è necessario, poteva tranquillamente esserci un paradigma alternativo al suo posto.
Cause storiche portano all'affermazione di un paradigma piuttosto che di un altro.
Cosa ne risulta?
Se si segue la tua rappresentazione di come si arriva al sapere attraverso scientifico forse appare più chiaro ciò che intendo dire:
faccio una o più ipotesi, le verifico, alcune di queste vengono trovate, dunque esistono nella realtà oggettivaIl processo di apprendimento, seppur costellato di ostacoli e smentite, è strutturalmente lineare (ossia osserva una struttura lineare a livello epistemologico).
La realtà è costituita da una serie di concetti oggettivamente reali, perché dimostrabili e dimostrati.
Questa Realtà Vera per me equivale per funzione alla religione. Ossia consegna all'uomo quelle certezze di cui sembra avere bisogno in forma trascendente o immanente.
Perché in forma trascendente o immanente ciò che gli suggeriscono è la presenza di una realtà data, l'immutabilità strutturale delle sue condizioni STRUTTURALI(per ragioni trascendenti o immanenti) e dunque la trasformabilità solo di quelle particolari (come è possibile la trasformabilità delle teorie particolari).
Il problema sta proprio nella concezione di trovare un qualcosa di oggettivo.
Perché ciò che accade è che si confonde l'interazione, il rapporto, col concetto e si finisce per oggettivare i concetti, con tutto quel che ne consegue.
Ed è questo il problema che pongo da svariate pagine.
Ciò che intendo io è invece quanto segue:
-
faccio una o più ipotesi la cui semplificazione è determinata dal mio contesto da cui non posso astrarmi, le verifico secondo strumenti coerenti con esso, alcune di queste ipotesi vengono confermate e dunque possono costituire un concetto coerente con la semplificazione di partenza.Il processo di apprendimento è relativo ad una realtà che è sempre dislocata, situata, soggettivata. Non è neutra insomma.
Questa realtà è chiaro che tenderà a differire poco se parliamo della "forza di gravità", molto se parliamo di altri concetti. La Realtà, in termini generali, non è un qualcosa da conoscere, ma qualcosa da determinare e che prevede sempre alternative, a seconda dei soggetti in campo.
Ovviamente il grado di determinazione è diverso.
Se parliamo di Storia si determinano le possibilità stesse del suo corso, se parliamo di "forza di gravità" ad essere determinata è la sua semplice concettualizzazione.
Io uno che mi oggettiva una percezione giusta, o onestamente giusta fino a prova contraria, lo preferisco a uno che me ne oggettiva una completamente immaginaria, seppur piu' confortante. E questa, ripeto, non e' affatto una gabbia. Le gabbie ci sono, le abbiamo tutti, ne abbiamo a migliaia. E' un falso problema.
"Giusta" mi sembra un termine che rimanda più alla religione che alla scienza, più alla metafisica che alla fisica.
Ma io continuo a non capire perchè si debba ribadire la preferenza per una cosa piuttosto che per un'altra.
Qualcuno l'ha messo in discussione?
Non ti viene da domandarti da cosa nasce questa esigenza di ribadirlo?