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carib, ti fermi troppo in superficie nell'analizzare la questione.
Non ho mai affermato che le singole teorie scientifiche non abbiano un grado di incertezza. Ma questo vale per qualsiasi affermazione che non sia un dogma (o un... postulato)
Ho affermato che:
1) la scienza normale non procede per falsificazione, ma per conferma dei paradigmi dominanti.
gli scienziati si formano su manuali che affermano un modello scientifico compiuto, il quale è descritto come una traiettoria progressiva e così viene assimilato. I paradigmi vengono applicati e cercano nelle prove svolte (esperimenti) conferme, non falsificazioni.
Ma è anche facilmente dimostrabile: se il falsificazionismo fosse effettivamente il criterio fondante del metodo le anomalie riscontrate (che falsificano le ipotesi) dovrebbero portare all'abbandono delle teorie attuali e allo sviluppo di alternative. Ma non accade questo.
Le anomalie nel 90% dei casi non comportano l'abbandono della teoria, ma il tentativo costante di risolvere il rompicapo in modo da confermarla. Gran parte della scienza si svolge secondo questo criterio.
E come dice Kuhn MENO MALE, altrimenti avresti comunità scientifiche completamente allo sbando, incapaci di orientarsi tra le anomalie e pronte a cambiare paradigma ognui 10 minuti, alla prima difficoltà.
Il metodo scientifico invece "regge" esattamente perchè prima di far abbandonare ad una comunità un paradigma in cui CREDE fermamente, NONOSTANTE le anomalie, ci vuole un motivo più che valido.
E' la FEDE nel paradigma che ci consente di progredire attraverso di esso. E' la FEDE che tale paradigma resti valido nonostante tutto, nonostante le anomalie, le imperfezioni, l'incapacità di spiegare alcuni fenomeni e le contraddizioni che vengono riscontrate rispetto ad altri.
E' questa ostinata credenza a permetterci di consolidare una lettura del mondo e farne conseguire una Tecnica di utilizzo.
Invece solo un bisogno sociale pressante può portare, laddove il rompicapo resti insoluto, ad abbandonare il paradigma per qualcosa di diverso. Ma deve essere talmente pressante il bisogno sociale o la convinzione metafisica da essere più importante risolvere quella specifica anomalia che mantenere il paradigma in questione.
Solo a quel punto si sacrifica il paradigma.
E' quindi solo la metafisica (intesa come politica, bisogno sociale percepito, necessità umane contemporanee) a permettere questo. La scienza può trasformarsi solo grazie a questo, non al suo metodo.
Il suo metodo è poi il MODO, estremamente efficace, con cui riesce a farlo, ma non è affatto la sua spinta propulsiva.
fino a che non si impone un bisogno metafisico non esiste fisico formato in un dipartimento odierno che provi a falsificare il proprio paradigma! Così come 100 anni fa non avrebbe provato a falsificare la meccanica classica.
Sarebbe trattato come un pazzo o, meglio, come uno
pseudoscienziato.
Il metodo scientifico tende dunque a essere conservatore e confermativo, non rivoluzionario e trasformativo.
Tanto che le rivoluzioni scientifiche sono una combinazione di bisogno sociale + casualità (molte soluzioni rivoluzionarie alle anomalie sono state trovate grazie al caso, proprio perché l' "impostazione standard" della comunità scientifica rendeva impossibile trovare tali soluzioni)
2) come più o meno tutti gli epistemologi confermano (Popper incluso) il metodo scientifico si basa su certezze metafisiche. Su convenzioni non dimostrabili. Insomma su credenze sociali necessarie, da cui dipendono in modo stringente tanto le ipotesi che il metodo di verifica. Cambiando tali credenze cambia la stessa scienza, la quale quindi da esse è fortemente dipendente.
Come ho già detto prima: non c'è Galileo senza Scolastica. Non c'è pendolo senza
impetus.
Il motivo per cui la nostra rappresentazione sociale della scienza è al rovescio dipende dal fatto che siamo portati a semplificarne le affermazioni. A riportarne i risultati alla nostra realtà concreta.
Faccio il tuo esempio: "il bosone di Higgs è stato ipotizzato e scoperto".
Che significa "è stato scoperto"? Perché già su questa piccola e all'apparenza innocua frase potremmo dilungarci per molto.
Se estendiamo la parola al concetto dovremmo in realtà dire che "l'
attuale raffigurazione scientifica della realtà fisica è riuscita ad introdurre nel suo modello un ulteriore fenomeno denominato
Bosone di Higgs".
c'è un lungo esempio da parte di Kuhn sulla scoperta dell'Ossigeno che mostra esattamente come il concetto stesso di scoperta sia fuorviante.
perchè l'ossigeno era stato osservato da molto prima che venisse "scoperto". Tuttavia non era stato riconosciuto per come lo intendiamo oggi.
Quando va dunque attribuita la scoperta? Alla prima osservazione? No. A quando l'abbiamo definito come lo conosciamo oggi? Verrebbe da dire di si.
E laddove dovesse cambiare ulteriormente paradigma chimico-fisico cosa diremo?
Che l'ossigeno in realtà non era stato ancora scoperto? Può funzionare sul piano retorico, ma non credo sarebbe esatto perché l'ossigeno è stato scoperto eccome.
La scoperta quindi non è altro che la definizione all'interno di un quadro coerente. Ma il quadro coerente è assolutamente contingente. E allora?
e allora la scoperta non è un evento puntuale, ma un processo di definizione, in cui i pezzi vengono costantemente ricollocati all'interno della comprensione umana. Ma questo ha molto poco a che vedere con la realtà e molto con noi e le nostre... credenze.