L'unica cosa assoluta è il no con cui ti rispondo.
Le tue affermazioni sono eurocentrismo puro, perché quella che tu hai in mente è una specifica parabola, la nostra, solo che la fai coincidere con la totalità.
Senza renderti conto che:
1) le rimozioni storiche che inconsciamente operi non sono randomiche, ma seguono precise "linee di potere" dettate dall'egemonia del nostro mondo sugli altri.
2) le conseguenze non sono indolori ma finiscono per individuare UNA strada umana (la nostra) dove c'è chi sta avanti e chi sta indietro. Gli sviluppati e i meno sviluppati, perché tanto la strada quella è, si tratta di capire solo a che punto stai.
Ovviamente essendo nostra l'unica strada questo comporta per noi un oggettivo vantaggio.
E' come se prendessi 100 sportivi allenatissimi ma poi dicessi: l'unico vero sport è il calcio, da domani giochiamo tutti a questo. Ovviamente i calciatori saranno avvantaggiati, gli altri inseguono.
3) si rimuove che se questa strada è oggi egemonica (cosa molto diversa dal definirla "unica") è per una questione di potere militare, quindi politico, quindi economico e non perché sia unica e nemmeno la migliore.
Lo storicismo è esattamente questo. E ci sono caduti anche autori che io stimo immensamente come Marx (piuttosto visibile sul presunto "modello asiatico").
L'idea che il passaggio caverne-prime civilità-antichità-feudalesimo-capitalismo sia un dato assoluto, lineare e non solo UNA delle strade percorse.
Per altro, a ben vedere la storia, si vede come questa concezione che va da Paolo di Tarso fino a Hegel e in parte Marx è smentita dalla realtà, fatta di sovrapposizioni, sincronismi, combinazioni.
La Storia per epoche non è realtà, è una nostra invenzione concettuale, così come il tempo storico in termini lineari (che è poi come si studia la storia oggi, almeno quella non specialistica).
La critica allo storicismo vede illustri autori come protagonisti.
In primo luogo Popper, di cui ritengo l'unica fondata critica del marxismo (mentre le altre mi sembrano una sua cattiva interpretazione di quanto Marx sosteneva):
http://www.ilgiardinodeipensieri.eu/storiafil/panaccione-1.htmO anche Nietzsche e la sua "
sull'utilità e il danno della storia nella vita" in cui mette a nudo i limiti del dello storicismo, così come in "
al di là del bene e del male" porta la sua arguta critica al positivismo, visto come il modo con cui, morto Dio, l'essere umano ritrova sicurezza davanti alla paura di vivere.
E guarda un po' il caso, cos'è lo storicismo? Cito da wiki:
Lo storicismo (o "istorismo"[1][2], termini entrambi derivati dal tedesco Historismus[3]) è un indirizzo filosofico che nasce nella cultura romantica tedesca (il primo autore ad aver impiegato il termine è Novalis), per sottolineare la natura storica e progressiva della manifestazione della verità o Ragione, frutto di una lenta maturazione che procede secondo una precisa logica di sviluppo.Mi spiace ma non se ne esce.
Proprio questo io voglio sottolineare. Il culto della ragione, caratterizzato da positivismo, razionalismo, storicismo, finisce per restituire all'essere umano quel che gli era stato tolto dalla secolarizzazione.
Un qualcosa di NECESSARIO all'essere umano.
Ossia un attracco sicuro su cui basare il proprio Io, una visione compiuta e teleologica del mondo, non più guidato dalla "Volontà di Dio" ma dalla Ragione.
A ben vedere però ragazzi la FUNZIONE delle due cose è perfettamente la stessa.
Non sto discutendo quale mi convince di più, la mia è un'analisi antropologica: la FUNZIONE è la stessa.
Se andiamo a vedere la realtà, oltre la percezione specifica, ci sono innumerevoli elementi di contraddizione con quanto tu affermi.
Non c'è alcun percorso assoluto e assodato, ce ne sono milioni e relativi, in rapporto gli uni con gli altri.
I vincitori, per tornare a citare benjamin, stabiliscono EX POST qual'è stato IL percorso. Ma in realtà stanno confondendo la totalità con loro, perché anche questo è il potere. Il potere di narrarsi come totalità, rimuovendo il resto.
Vale per le Chiese come per i poteri secolari.